Bagliori Nel Buio: la recensione

Pur non impressionando stilisticamente, Bagliori Nel Buio ha la capacità di raccontare senza fronzoli un controverso possibile incontro ravvicinato con extraterrestri.

 

 

Il fenomeno ufologico è uno dei temi più dibattuti in campo parascientifico. Se da un lato una fetta di persone sminuisce o deride aprioristicamente le testimonianze di chi afferma di aver avvistato un oggetto volante non identificato o di aver avuto un contatto diretto con entità aliene, dall’altro ci sono numerosi mitomani che inventano storie di sana pianta pur di ottenere notorietà. In mezzo ci sono ricercatori, persone comuni, testimoni altamente attendibili e addirittura Forze Aeree di diverse nazioni che, video e foto alla mano ci raccontano una realtà meritevole di attenzione.

Bagliori Nel Buio è un film del 1993 che racconta la vicenda di un gruppo di tagliaboschi statunitensi, uno dei quali (Travis Walton) sarebbe stato catturato dagli alieni e delle difficoltà degli altri ad essere creduti e soprattutto non incriminati per la scomparsa del collega.

 

 

Bagliori Nel Buio è uno dei pochissimi film di questo genere che non si appoggi ad una retorica hollywoodiana trita e fastidiosamente di parte, e punta a raccontare la storia in modo asettico e senza voler ricamare sulla stessa. Contrariamente a pellicole come Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo o Contact, entrambe produzioni ad alto budget che fanno uso del complotto e di importanti sequenze d’azione come elementi cardine, Bagliori Nel Buio è un film quasi investigativo dove l’attenzione è posta sul tentativo dei tagliaboschi di scagionarsi dall’accusa di aver ucciso e fatto sparire nel nulla il loro collega e amico.

È evidente come Bagliori Nel Buio sposi la tesi raccontata dal gruppo, ma lo fa raccontando la vicenda in modo lineare, senza schiamazzi; piuttosto che utilizzare tecniche discutibili, forzate e controproducenti, il film utilizza il metodo del racconto, portando al cospetto dello spettatore pressoché unicamente gli eventi confermati da tutte le parti in causa. Da questo punto di vista, il film compie un lavoro eccellente: non offre il fianco agli scettici e non supporta gli esaltati. Un bilanciamento difficile da raggiungere, ma che Bagliori Nel Buio ottiene senza riserve.

 

 

Se il regista Robert Lieberman ha sicuramente il suo merito nell’ottenere questo risultato, è pur vero che certe scene sembrano tagliate con l’accetta e determinati comportamenti dei tagliaboschi, incalzati dalle indagini, sembrano fuori luogo e poco spiegabili. Spendere maggior tempo sulle loro figure e sulle loro motivazioni e paure avrebbe sicuramente reso il film più godibile e meno, per certi versi, amatoriale.

Manca anche una componente che permetta allo spettatore di farsi coinvolgere completamente; se da un lato si è voluto meritoriamente tenere un approccio quasi didascalico, dall’altro si sente che il risultato finale poteva essere diverso. Un buon paragone può esser fatto con Mississippi Burning, film anch’esso investigativo ma sicuramente più emozionante, anche se le sequenze di azione aiutano molto di più il film del 1998 a sviluppare tensione.

Molto buona invece la fotografia, curata non a caso da quel Bill Pope dietro importanti pellicole come L’Armata Delle Tenebre , la trilogia di Matrix, The World’s End e Alita – Angelo Della Battaglia.

 

 

Il cast si dimostra adeguato pur senza impressionare in particolar modo. D.B. Sweeney (Memphis Belle, Megalopolis) si muove decentemente nella parte di Travis Walton, specialmente nelle sequenze successive alla scomparsa. Il vero protagonista è però il personaggio interpretato da Robert Patrick, il capo del gruppo. L’attore (Terminator 2, Fusi Di Testa, Last Action Hero, The Faculty, We Are Marshall, L’Uomo Che Fissa Le Capre), volto noto della cinematografia statunitense ma irriconoscibile per via della lunga barba che porta in Bagliori Nel Buio, non riesce sempre a dare il meglio di sé: in alcuni frangenti le sue azioni sembrano forzate e poco logiche, e il suo linguaggio del corpo non è dei migliori.

Meglio vanno Peter Berg (Collateral, Smokin’ Aces, Leoni Per Agnelli) e James Garner, comprimario di lusso (Quota Periscopio!, Venere In Pigiama, La Grande Fuga, Quel Certo Non So Che, Grand Prix, Victor Victoria, Maverick, Space Cowboys).

Complessivamente, Bagliori Nel Buio è un discreto film consigliabile soprattutto a chi volesse approfondire la vicenda di Travis Walton; la sua pacatezza e asetticità evitano alla pellicola di debordare in strabordii da esaltati, ma il rischio è di non riuscire a coinvolgere pienamente lo spettatore.
Per chi apprezzi il genere, un’altro film interessante è poco conosciuto Dark Skies – Oscure Presenze.

 

Bagliori Nel Buio, 1993
Voto: 6.5
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