Oh Bedelia, Bedelia, Bedelia… tu che sei la donna più bella del mondo, come potrò mai dimenticarti?
Adoro le opere di Leo Ortolani, sono un suo lettore sin dai tempi dei primi numeri di Ratman e ho continuato a seguirlo leggendo le sue opere più recenti e più mature, come il bellissimo lavoro intitolato Cinzia, oppure l’opera più personale e coinvolgente Due Figlie e Altri Animali Feroci. Se ci sono stati numerosi successi nella carriera di Leo, è anche vero che qualche passo falso lo ha commesso, come la raccolta uscita di recente che racchiude le vignette pubblicate online durante la pandemia: Andrà Tutto Bene. Leo si riscatta immensamente con il suo ultimo lavoro: Bedelia.
Questa opera indubbiamente sancisce un passo in avanti nella personale ascesa di Ortolani a grande autore di successo. Una storia che va molto al di là delle mie aspettative e che mi ha totalmente preso in contropiede. Leo è conosciuto principalmente come autore ironico e divertente, ma la sua evoluzione lo sta portando verso qualcosa di nuovo che immagino si possa paragonare al sapore agrodolce di molti piatti orientali. Perché agrodolce? Perché nelle sue opere trasudano sempre più sensazioni contrastanti: al divertente ed ironico stile di Leo si affianca una vena più acida e triste. In Cinzia era stato capace di trattare, con una certa profondità, temi molto scomodi pur mantenendo il suo stile intatto. In Due Figlie e Altri Animali Feroci Leo si era messo a nudo descrivendo a modo suo un momento personalissimo della sua vita. Con Bedelia le cose cambiano in modo inaspettato: l’autore usa battute divertenti con un retrogusto diverso dal solito, adoperando un certo tono critico, quasi acido e neanche troppo velatamente triste. Leggere le pagine di quest’opera mi ha dapprima confuso, poi infastidito e infine sorpreso e conquistato.
La mia iniziale confusione era dovuta al diverso approccio delle battute, che non mi hanno subito conquistato, anzi mi hanno quasi disorientato. Procedendo con la lettura mi sono ritrovato infastidito: mi aspettavo di leggere un certo genere di racconto impostato come più o meno Leo fa sempre, ed invece la storia fluisce in maniera diversa, sostenuta dall’acidità e dal cinico distacco della protagonista. Alla fine la storia piega e prende una svolta emotivamente coinvolgente che grida tutta la sua accusa ad un certo mondo e ad un certo modo di fare pieno di apparenza e privo di sostanza. Incredibilmente la storia vira ancora verso un finale che è smaccatamente messo sotto il naso sin dall’inizio, ma che Leo è stato bravissimo a nasconderti fino alla fine. Riesaminando il racconto con la consapevolezza di questo finale, l’opera cambia totalmente prospettiva e torna ad essere perfettamente bilanciata.
La storia che il buon Ortolani ci propone è piuttosto semplice: la top model Bedelia racconta la sua vita di successo, descrivendo come è arrivata al vertice e come vede il mondo dalle vertiginose altezze dal suo ruolo di divinità della moda. Le prime pagine sono dedicate interamente a farci conoscere meglio il personaggio e sono costellate di fredde battute che fanno ridere, ma che lasciano anche l’amaro in bocca. La storia cresce con l’imprevista consapevolezza che la sua irraggiungibile posizione nell’alto dell’Olimpo è stata compromessa dall’arrivo di una giovane e bella rivale; lottare per non cedere la propria posizione nel patinato mondo della moda è il primo pensiero di Bedelia. Anche se tutti l’abbandonano per la novità, lei non perderà di vista il suo obiettivo, anche rischiando di rimanere sola; a questi pensieri appare il suo angelo custode Gaudio (solo il nome è tutto un programma) che si rivela una spalla comica perfetta per la fredda e spietata top model che si accinge a riconquistare il suo trono. Questo percorso condurrà la nostra protagonista nel viale del passato, portandola ad incontrare alcune persone che hanno segnato la sua vita prima che diventasse il freddo cubetto di ghiaccio in cui è stata trasformata dal mondo della moda. Non che prima fosse uno stinco di santo sia chiaro, ma sicuramente aveva almeno un’anima con cui fare i conti. Il finale è un crescendo emotivo sferzato da una conclusione che spiazza.
Una storia che si rivela più triste che divertente, ma che non stento a definire: “UNA BELLISSIMA STORIA!”. Non tanto perché la trama è una novità – di racconti di questo tipo ne sono pieni libri, film e serie tv – ma perché principalmente non te l’aspetti da Leo. In aggiunta a questo, l’opera è confezionata davvero molto bene per trama e caratterizzazione dei personaggi. Lo stile grafico è quello che tutti conosciamo, ma l’uso di grandi pagine bianche e nere, che delimitano i vari momenti della storia, e l’uso di tavole disegnate a piene pagine, che sorprendono per l’efficacia che riescono a dare in momenti cruciali della narrazione, sono decisamente una bellissima sorpresa. A me Bedelia è piaciuto moltissimo, non solo per l’opera in sé per sé ma anche perché Leo presenta una critica feroce ad un mondo e ad un modo di vivere folle, vuoto e superficiale.