Black Silence: la recensione

Il fumetto fantascientifico di Mary Cagnin si fa notare più per le polemiche riferite ad una serie TV che per la validità della storia.

 

 

Quando qualche anno fa pubblicammo la recensione di 1899, serie TV piuttosto criptica e che tentava di replicare i fasti di Dark senza riuscirci, menzionammo il fatto che Mary Cagnin, disegnatrice brasiliana sconosciuta ai più, lamentasse il fatto che la produzione di 1899 avesse copiato alcune scene del fumetto inserendole nella serie alla stregua di un plagio.
All’epoca ci riproponemmo di verificare la cosa in prima persona; oggi, dopo aver recuperato Black Silence, l’opera dalla quale gli sceneggiatori di 1899 avrebbero saccheggiato determinate inquadrature, siamo finalmente in grado di darvi la nostra opinione sul fattaccio.

 

 

Come detto in apertura, Black Silence è un fumetto fantascientifico ambientato in un futuro nemmeno troppo remoto. Una piccola squadra viene inviata nello spazio ad effettuare analisi e ad esplorare pianeti che possano ospitare la vita dopo una necessaria terraformazione; un pianeta in particolare sembra molto promettente, ma qualcosa si cela nell’ombra.
Della trama è meglio non dire oltre; Black Silence è infatti un breve volumetto autoconclusivo di un centinaio di pagine che si legge in modo molto veloce e senza difficoltà. È sicuramente una storia che scorre liscia, forse troppo; ma di questo magari ne parliamo più avanti.

Il tratto utilizzato per realizzare le tavole riesce solo discretamente a rappresentare la scena immaginata dall’autrice. Il risultato finale è sicuramente accettabile, ma la scelta di usare volutamente uno stile sbrigativo e quasi rozzo non paga: l’effetto finale è quello di avere disegni più approssimativi che intriganti e sfondi non troppo dettagliati. Si sente una mancanza di dettaglio e di precisione, anche se lo stile di Mary Cagnin non è fastidioso; solo troppo grezzo.
Si salvano però i primi piani e determinate tavole, lavorate con maggiore attenzione e che mostrano che, con maggior lavoro, l’intera opera avrebbe potuto avvalersi di una qualità complessiva superiore.

 

 

I dialoghi alternano un livello qualitativo fra il passabile, lo stereotipo ed il superficiale; in ogni caso non si ha mai la sensazione di assistere a conversazioni piene di significato o in grado di generare trasporto nel lettore. E i dialoghi dovrebbero essere funzionali anche alla trama (ecco che ci torniamo); invece non aiutano a chiarire un granchè dei presunti retroscena di Black Silence.

La storia, nel suo insieme, è assolutamente poco chiara: ci sono dei salti, dei buchi che il lettore riesce a comprendere ed a collegare solo immaginando nella propria testa i pezzi mancanti del puzzle immaginato da Mary Cagnin; si tratta di evidenti mancanze che spiazzano chi legge, di cambi di scena (e di atteggiamento) repentini e che non hanno a loro supporto alcun preavviso, alcuna spiegazione e alcun tipo di nesso pratico. Da questo punto di vista l’errore è grave: si mette il lettore in difficoltà non per una scelta stilistica (siamo pieni di opere cinematografiche e letterarie di spessore che volutamente non spiegano passo passo come si arrivi all’evoluzione della storia) ma proprio di vuoti narrativi che sarebbe stato più che necessario colmare, e che probabilmente non solo avrebbero generato il raddoppio (più o meno) del numero di tavole di Black Silence, ma ne avrebbero alzato notevolmente la qualità finale.

 

 

Il fumetto della disegnatrice brasiliana infatti, anche se non certo originalissimo nella storia e rivedibile in certi dialoghi e spunti, ha un suo perchè; se fosse stato completo avrebbe potuto probabilmente rivaleggiare con o per lo meno compararsi a fumetti come 2001 Nights o film come Event Horizon (conosciuto anche come Punto Di Non Ritorno). Così, invece, nella sua situazione finale, ci troviamo di fronte ad una storia monca, spesso priva dei necessari collegamenti narrativi e fondamentalmente incompleta.

E per quanto riguarda il plagio? Beh, c’è qualche similitudine in merito ad una struttura ed a certe “cose” negli occhi dei protagonisti (mi tengo volutamente sul vago), ma si tratta di elementi talmente generici che non si può certo parlare di plagio. La storia stessa di Black Silence è completamente diversa da quella di 1899, e non si può nemmeno negare che la forma triangolare sia nuova nel mondo della cinematografia (ad esempio è uno dei tratti distintivi di The Void). Addirittura, il già citato Event Horizon del 1997 potrebbe essere stata una ispirazione per Black Silence.
No, non si può assolutamente parlare di plagio. Di pubblicità a Black Silence invece si, assolutamente; peccato che il fumetto non passi l’esame. In questo, similmente a 1899.

 

Black Silence, 2017
Voto: 5
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