Borat: la recensione

Sasha Baron Cohen riesce in un’altra delle sue imprese: il suo secondo film e’ un coacervo di divertentissima stupidita’ e distruzione del politicamente corretto.

 

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Sasha Baron Cohen ha realizzato il meglio della sua produzione intorno ai primi anni 2000, quando con Da ALi G Show e poi con i film Ali G e Borat si e’ imposto all’attenzione del pubblico internazionale. Man mano la sua ispirazione e’ scemata, ma altri titoli come Bruno e Il Dittatore sono sicuramente degni di nota.

In Borat, Cohen impersona un giornalista Kazako che va negli Stati Uniti a girare un documentario e per portare in patria il meglio della vita a stelle e strisce; ma Borat e’ un mezzo troglodita, ha atteggiamenti che fanno sobbalzare sulla sedia i paladini del politically correct ed e’ sempre eccessivo in ogni cosa che fa. I suoi modi di fare sono surreali al limite dell’irritante, ma e’ proprio questo quello che vuole Cohen; ad ogni modo il risultato e’ clamoroso: Borat e’ un film geniale in cui si ride a crepapelle dall’inizio alla fine.

 

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La cosa assurda, e’ che quasi tutto il girato e’ fatto con persone che non sanno assolutamente di partecipare a questo film ma pensano di essere in un vero documentario: e vedere le loro reazioni, che spesso partono da posizioni snob o settarie, e’ divertentissimo. Borat, come il suo predecessore Ali G, e’ di uno sconveniente clamoroso, ma tutti i suoi comportamenti provocano gag oltremodo esilaranti.

 

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Cohen e’ bravissimo a improvvisare durante le interviste, ed e’ anche bravissimo a gestire le interviste stesse che in diverse occasioni potevano davvero degenerare in qualcosa di pericoloso. La produzione del film ha provocato non pochi scompigli, con numerose querelle, azionli legali ed addirittura una protesta ufficiale del governo Kazako, che ha percepito la pellicola come una ridicolizzazione del paese euro-asiatico.

Borat – Studio Culturale Sull’America A Beneficio Della Gloriosa Nazione Del Kazakistan (questo il titolo completo del film) e’ l’esempio perfetto di come la genialita’ artistica ed intellettuale raggiunga il suo meglio quando i paletti del politically correct vengono annientati. La sua demenzialita’ e follia comica lo rendono un film pazzesco e da vedere assolutamente, alla faccia dei benpensanti.

 

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Un suggerimento: vedetelo in lingua originale (coi sottotitoli in italiano, se volete). Il doppiatore italiano, Pino Insegno, fa uno scempio della comicita’ di Cohen rovinando tutto il divertimento (e inventando di sana pianta termini che Cohen non usa assolutamente).

 

Borat, 2006
Voto: 9
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