Chi è il nuovo leader della Siria?

L’identikit di Al-Jolani ci presenta un combattente che intende superare il proprio passato da leader terroristico per assicurarsi un’ascesa pacifica alla guida della Siria.

 

 

Una rapida ascesa militare ha rovesciato da pochi giorni il regime di Bashar al-Assad in Siria dopo più di vent’anni di presidenza; il protagonista indiscusso di questo capovolgimento è Abu Muhammad al-Jawlani (o al-Jolani), capo del gruppo militare salafita Hayat Tahrir al-Sham. Il quarantaduenne combattente siriano ha orchestrato una vittoriosa campagna contro le forze dell’Esercito siriano, conquistando la capitale Aleppo agli inizi di dicembre e proponendosi come nuovo leader del Paese.

Al-Jolani vanta una lunga permanenza all’interno dell’organizzazione terroristica al-Qaeda, con cui combatte per la prima volta nel 2003 contro le forze statunitensi in Iraq diventando un fedelissimo del famigerato Abū Mus‘ab al-Zarqāwī, comandante di al-Qaeda in Iraq. Dopo aver passato alcuni anni di prigionia nella base operativa USA di Camp Bucca, viene rilasciato nel 2008 per far ritorno in Siria.

La fama di al-Jolani si alimenta proprio in patria allo scoppio della guerra civile del 2011 quando fonda il Fronte al-Nusra, costola siriana di al-Qaeda. Durante il conflitto interno che ha devastato la Siria, il Fronte diventa uno dei gruppi più influenti del frastagliato contesto politico interno, portando il proprio leader a raggiungere il proprio picco di popolarità. Negli ultimi anni al-Jolani ha rinnovato più volte il proprio gruppo distaccandosi dalle radici jihadiste e prendendo una strada autonoma rispetto ad al-Qaeda.

 

 

La strategia del gruppo salafita è opposta a quella di molti suoi simili: al-Jolani ha cercato infatti di guadagnarsi il sostegno internazionale attraverso un’attività meno violenta, con il chiaro intento di intraprendere un’ascesa al potere che potesse essere tollerata anche in Occidente.
I frutti di questo piano hanno iniziato a concretizzarsi proprio in queste settimane in cui la presa di potere da parte di al-Jolani è stata accolta con cauto ottimismo in ambito internazionale; se da un lato abbiamo assistito alle comprensibili richieste occidentali di evitare inutili spargimenti di sangue, dall’altro la stessa stampa europea sta parlando di Hayat Tahrir al-Sham non più come di un gruppo terroristico, bensì di “ribelli” che hanno rovesciato il regime di Assad.

Le amicizie dell’ormai ex Presidente siriano hanno di sicuro aiutato al-Jolani a guadagnare l’indifferenza occidentale nei confronti della sua ascesa; Iran e Russia hanno giocato un ruolo importante nella scelta dei Paesi NATO di non intervenire contro le azioni del nuovo leader di Aleppo. I recenti raid aerei USA in Siria, dichiarati strategici nell’ottica di prevenire una possibile recrudescenza dei gruppi legati all’ISIS, consentono inoltre ad al-Jolani di organizzare una transizione più morbida e con meno vittime.

Al-Jolani ha già rilasciato un’intervista alla TV statunitense in cui ha dimostrato di voler tagliare i ponti con alcuni simboli dell’estremismo jihadista. Il combattente siriano si è presentato infatti con una barba corta e con una comunissima camicia lontana dal tipico vestirio qaedista; il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha dichiarato inoltre che le sue milizie non attaccheranno le comunità cristiane e i gruppi sunniti in Siria e che proteggeranno la coesistenza pacifica di questi gruppi.

 

 

Il regime di Assad è tramontato e ha lasciato spazio ad un gruppo terroristico che per il momento si pone come un esercito di salvezza partigiano. L’auspicio dell’Occidente è quello che alle parole coincidano i fatti e che dalla Siria si allontanino le mire di Mosca e Teheran per la costruzione di uno Stato più solido. Al-Jolani sembrerebbe aver stretto una forte alleanza con la Turchia di Erdogan e proprio l’evoluzione di questa amicizia ci dirà molto sul futuro della Siria, sia per la questione curda che per l’antagonismo esterno. Russia e Iran da parte loro cercheranno di creare nuove destabilizzazioni che potrebbero costringere Al-Jolani a vestire nuovamente i panni terroristici che l’hanno contraddistinto nell’ultimo ventennio, gettando nuovamente il Paese nel caos.

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