Demon Slayer – Stagione 2: la recensione

La seconda stagione ci consegna due archi narrativi da analizzare, ma anche l’occasione di ragionare sulla sessualizzazione delle figure femminili.

 

 

La seconda stagione di Demon Slayer è letteralmente divisa in due archi narrativi distinti e sequenziali di sette e undici episodi: quello del treno Mugen e quello del distretto a luci rosse. Il primo arco narrativo è però già stato ampiamente trattato nel film Demon Slayer The Movie: Il Treno Mugen e quindi sorge spontanea la domanda: perché riproporlo? Ci saranno dettagli succulenti che nel film non sono stati mostrati?

Effettivamente l’arco narrativo del treno Mugen di questa seconda stagione ha qualcosa in più, un prequel di una puntata che però non aggiunge molto alle trame già presentate nel film. Due possono essere i motivi che hanno spinto la produzione a scegliere di percorre questa strada: un grave errore di gestione delle risorse o una mera operazione commerciale.

Punterei forte sulla mera operazione commerciale, soprattutto dopo aver saputo che, per presentare la terza stagione, è uscito al cinema un film composto dai due episodi finali della seconda stagione e solo il primo della terza. A mio modesto parere, la scelta fatta dai produttori di Demon Slayer è stata fastidiosamente ripetitiva ed ha rovinato, in parte, le aspettative di molti fan. Detto questo, passerò direttamente a parlare del secondo arco narrativo, visto che il primo ha già ricevuto un’attenta analisi con la recensione del film.

Tanjirō, Zenitsu e Inosuke vengono ingaggiati dal Pilastro del Suono, Uzui Tengen, per una missione nel quartiere a luci rosse. La missione è semplice: trovare le tre mogli di Tengen che sono scomparse dopo essersi infiltrate nelle case di piacere per investigare, a loro volta, su alcune misteriose sparizioni. Tutti e tre i protagonisti vengono ingaggiati da case di piacere diverse ed ognuno, con le proprie peculiari caratteristiche, si troverà ad indagare su un possibile demone.

 

 

L’apparizione della Sesta Luna Crescente porterà ad un immediato scontro con Tanjirō. Il combattimento impazza, ma la situazione non sembra poi così disperata; che l’ultima delle Lune Crescenti sia effettivamente alla portata del nostro protagonista? Non vi preoccupate, i colpi di scena sono dietro ogni angolo e, quando tutto sembra ormai finito, le ceneri dello scontro riprendono improvvisamente vita con nuova e vigorosa forza.

La caccia ai demoni, presentata quindi come un’indagine sotto copertura, è un interessante spunto che si distacca dalle solite proposte. La trama ha risvolti emotivamente interessanti specialmente verso il finale di stagione, quando Tanjirō si ritrova a paragonare la storia della Sesta Luna Crescente alla propria.

Ambientare una serie in un quartiere a luci rosse potrebbe essere uno spunto interessante per parlare della condizione e dello sfruttamento della prostituzione, o per lo meno della mercificazione del corpo femminile, ma questo non avviene. Ci sono state diverse critiche sul fatto che neanche Tanjirō, la personalità più sensibile del gruppo, si sia scomposto al solo pensiero di una donna che vende il proprio corpo; eppure c’è una motivazione storica ben radicata per il comportamento dimostrato dai protagonisti nel quartiere a luci rosse.

Le oiran, ovvero sia le prostitute di alto borgo giapponesi che lavoravano nei quartieri di piacere, erano particolarmente colte ed erudite; riuscire ad ottenere una serata con loro non era poi così facile. Un visitatore casuale non sarebbe mai stato accettato nei locali a luci rosse perché ci si poteva accedere solo tramite invito e solo a determinate condizioni. Quindi capite bene che solo i più facoltosi potevano ambire ad una notte di piacere con una oiran.

Non era insolito che queste donne bellissime avessero un solo amante, ma venivano comunque ingaggiate per le serate importanti dove l’etichetta richiedeva un comportamento appropriato; oltretutto erano decisamente più colte delle mogli ed erano capaci di sostenere conversazioni di alto livello. Le più famose oiran erano quindi viste come delle donne irraggiungibili dalla maggior parte degli uomini e rispettate per la loro bellezza e, per assurdo, per la loro posizione sociale. Quindi è corretto che Tanjirō e compagni non si siano posti nessun problema morale in una situazione del genere.

 

 

Un’altra importante critica che non ha ragione di esistere è legata a all’uso stereotipato dei corpi femminili, in particolare di Nezuko, delle mogli di Tengen e della Sesta Luna Crescente. Demon Slayer è pensato per conquistare una determinata fetta di pubblico che ama i combattimenti e le storie non troppo complicate. L’anime però nasce dal manga di Koyoharu Gotōge che ha giustamente provato a conquistare altre fette di mercato giapponese. Non c’è nulla di male, soprattutto se si riesce a inserire il tutto in un sistema collaudato senza stravolgerlo.

Sempre più spesso noto un’atteggiamento feroce nei confronti della sessualizzazione nei prodotti giapponesi, ma questo deriva da un analisi sbagliata di chi esamina. Indubbiamente la nostra società e quella giapponese si sono avvicinate molto dal dopoguerra, ma la nostra morale e la nostra cultura di base rimangono comunque diverse dalla loro. Tutti coloro che si scandalizzano per due curve femminili, usate per attrarre attenzione, dovrebbero fermarsi e riflettere sulle differenze fra i popoli prima di proseguire puntando il dito su cose che non capiscono.

Detto questo Demon Slayer rimane un prodotto dalle trame semplici, fatte di combattimenti e risvolti emotivi che conquistano lo spettatore; le spettacolari sequenze di combattimento sono ovviamente la parte più appariscente del prodotto e questo è indubbiamente merito dello studio Ufotable che ha lavorato ottimamente per realizzare disegni ed animazione. La serie è stata interamente rilasciata doppiata in italiano ed è possibile trovarla sulle più importanti piattaforme di streaming.

La scelta di unire un arco narrativo già visto con uno inedito ha purtroppo pagato dazio e non posso che abbassare di mezzo punto il voto complessivo della stagione che comunque rimane molto buono.

 

Demon Slayer – Stagione 2, 2021-2022
Voto: 7
Per condividere questo articolo: