Gli amanti dei wargames e dei boardgames non possono non conoscere la Avalon Hill, casa editrice di tanti ottimi giochi. Negli anni ’70 e ’80 le sue produzioni affollavano gli scaffali di negozi specializzati e non, con titoli che resteranno per sempre nella memoria degli appassionati.
Sebbene fosse specializzata nei giochi di guerra veri e propri, la Avalon Hill raggiunse il pubblico piu’ vasto con Diplomacy; si trattava di un gioco incentrato, come dice il nome, sui rapporti fra le potenze europee di inizio secolo.
Ogni turno di gioco si divide in due fasi. La prima, della durata media di 10 minuti, vede i giocatori (da 2 a 7, ma vi consiglio di essere almeno in 5) dialogare privatamente per raggiungere scopi comuni, elaborare strategie e tranelli. Questo e’ il cuore del gioco: all’inizio non ci sono alleanze, solo vicini pericolosi, e fino alla fine della partita ognuno gioca per sè. Si tramano quindi complotti, finte alleanze ed attacchi a sorpresa per fregare i rivali.
Allo scadere del tempo, ogni giocatore scrive le mosse che compieranno le proprie unita’ e gli spostamenti sono effettuati simultaneamente.
I combattimenti sono quanto di piu’ semplice e diretto si possa concepire: chi e’ in superiorita’ numerica, anche di una sola unita’, vince. I nemici non vengono distrutti mai, salvo quando persa una battaglia non hanno spazio per ritirarsi.
In effetti, lo scopo del gioco non e’ quello di eliminare le armate nemiche, ma di occupare i centri di produzione e sostentamento (i territori col pallino nero).
La cartina riproduce la mappa del gioco; sul retro del foglio vanno segnate in segreto le mosse delle nostre unita’.
Sono questi il fulcro dell’intero gioco: ogni due turni (un anno) si effettua il conteggio dei centri produzione nelle proprie mani. Ogni centro puo’ supportare una sola armata (di terra o di mare), e quindi e’ vitale sottrarli al nemico.
Se il concetto di base e’ fin troppo semplice, non lo e’ lo svolgimento della partita; come fare a fidarsi dei propri alleati, sapendo che il tradimento (loro o nostro) e’ sempre in agguato? Mi e’ capitato fin troppe volte di vedere (e di subire) attacchi improvvisi di alleati che in segreto cambiavano la propria “politica estera”. L’imprevedibilita’ e’ l’arma in piu’ di Diplomacy – anche se va detto che dopo i primi 3-4 turni le alleanze si solidificano e difficilmente si cambia lato.
E’ un ottimo gioco per passare una serata fra amici (almeno prima della partita) all’insegna del tradimento. Un consiglio? Cercate di creare un gruppo di gioco vario e di gente che si conosca poco, per permettere la maggiore instabilita’ possibile…. e nascondete i coltelli !!!