Dirt 3 è il classico gioco AAA da evitare: graficamente incontestabile, c’è in realtà poca carne al fuoco. Molto poca.
Codemasters è sicuramente uno dei publisher più importanti quando si parla di giochi di guida. Numerose serie di richiamo sono figlie dell’azienda britannica: GRID, Dirt, Dirt Rally e Project Cars solo per nominarne qualcuna. Nella maggior parte dei casi l’approccio a questi giochi è fin troppo arcade, e non necessariamente questo approccio paga, tanto che di recente Codemasters è stata acquisita da Take Two.
Dirt 3 è uscito sul mercato di quasi dieci anni fa e oggi non è più disponibile sul mercato (come spesso capita ai titoli Codemasters per la scadenza delle licenze), ma presentando quasi tutti gli aspetti negativi dei giochi Codemasters vale la pena parlarne.
Cominciamo dall’aspetto grafico; il gioco si presenta splendidamente, con un aspetto visivo gratificante e fluido. Ho notato ogni tanto degli piccoli artefatti crearsi nella parte centrale dello schermo, immagino a causa del refresh rate e del vSynch che non è perfettamente ottimizzato. Ad ogni modo il gioco gira bene ed è bello a vedersi.
Il modello di guida richiede un pò di allenamento; non possiamo semplicemente premere sull’acceleratore e sterzare, ma dobbiamo dosare il gas, frenare o usare il freno a mano al momento giusto. E’ giusto così, per quanto un gioco del genere possa essere arcade è necessario che un minimo di abilità da parte del giocatore ci debba essere, e da questo punto di vista sono rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere come anche i parametri di configurazione (sospensioni, altezza da terra eccetera) incidano sulla guida. Alla fine, usando un volante l’auto si controlla bene.
E i punti positivi finiscono qui.
Cominciamo proprio dal volante: il gioco è previsto per essere giocato principalmente con un joypad, ed in diversi casi i volanti non vengono riconosciuti. Nel mio caso ho dovuto sbattere la testa un pò prima di vedere il mio iniziare a funzionare nel gioco… senza cambiare assolutamente nulla nella configurazione.
Oltre agli artefatti già menzionati, non ho però notato altri problemi tecnici.
Per imparare a giocare ho iniziato con una corsetta contro il tempo, ed è stato immediatamente chiaro che il gioco è massacrato dai cheaters: la prima traccia che viene proposta ai giocatori per iniziare a conoscere il gioco riporta tempi intorno ai 15 secondi dai primi dieci della leaderboard, quando è chiaro che serve un paio di minuti per completarla. Com’è possibile che questo comportamento non sia sanzionato e i loro tempi cancellati? Una gravissima mancanza per un gioco che in tutto quello che fa punta sull’aspetto social!
Parliamo proprio di questo: il gioco sembra costruito per l’ambito social, ma in un modo fastidioso ed eccessivo. Che motivo c’è di continuare a menzionare che il video della nostra gara dovrebbe andare su Youtube? E tutte le schermate di intermezzo (non skippabili) che si ripetono e ripetono, a far vedere quanto è bella la grafica, a cosa servono se non a far perdere tempo?
Il fastidio causato da queste continui caricamenti di schermate è accentuato dal fatto che le gare non durano MAI più di due minuti e con un massimo di 3-4 tappe (intervallate ovviamente da altre schermate). Insomma, la metà del tempo la passerete a navigare lentamente fra i menu prima di poter arrivare a schiacciare l’acceleratore per un lasso di tempo fin troppo breve.
Ci sono diverse categorie, e se le tappe dei rally sono ben realizzate ma estremamente troppo corte e incapaci di catturare il senso e la tensione della specialità, l’unica altro tipo di corsa interessante è il rally cross, in cui si sbatte e ci si sorpassa freneticamente. Proseguendo nel gioco sempre maggior peso ricopriranno le evoluzioni acrobatiche, che con le gare fuori strada non c’entrano nulla, e sono pura fuffa nel mondo motoristico. Ma se questo è tutto sommato un parere personale, è ridicolo il fatto che non si possa proseguire nel gioco se non si impara (forzatamente) a fare le derapate sotto i camion, a girare su se stessi o intorno a dei pali e superare prove davvero indigeste; non tutti sono fan di Ken Block, l’eccezionale pilota acrobatico che però nelle competizioni che contano non ha mai combinato nulla.
Questo è evidentemente un problema, tanto che in seguito si avrà lo sdoppiamento tra la serie Dirt e quella Dirt Rally, più simulativa, ed in GRID Autosport non si è legati ad una specialità per poter andare avanti nel gioco.
La stessa struttura dei dei campionati è poi semplicemente ridicola. Non ci troviamo a competere contro altri piloti (se non nelle singole gare) ma conterà esclusivamente il nostro piazzamento finale nelle varie tappe; si accumuleranno punti che ci faranno sbloccare altre gare ed eventualmente “campionati”, se così vogliamo chiamarli. La tensione è zero, non c’è alcuna spinta ad andar oltre se non a vedere cosa c’è dopo ed in linea generale non rivedremo più il tracciato su cui abbiamo appena gareggiato, se abbiamo fatto abbastanza punti (a prescindere dal fatto che le piste sono poche, sempre le stesse, e cambia semplicemente la configurazione usata per correre). Come detto sopra, se non eccellete in una particolare specialità siete fregati: non potrete proseguire.
Dirt 3 è un gioco che mi ha profondamente deluso; se la parte guidata è buona e divertente, tutto il resto è un disastro. Le potenziali c’erano tutte, ma le continue schermate di caricamento, le gare troppo brevi ed il continuo richiamo ad una spettacolarizzazione inutile uccidono il pathos e l’interesse del giocatore. All’epoca il gioco raggiunse popolarità per mancanza di alternative, ma oggi per fortuna si può giocare a ben altro, a partire dal cugino Dirt Rally e soprattutto al magnifico Dakar 18, tutt’ora un titolo clamorosamente bello e che non ha ricevuto la gloria che merita.