Masamune Shirow e’ uno degli autori di manga piu’ famosi. Al suo attivo ha numerose opere, e fra queste sicuramente conoscerete Ghost In The Shell e Appleseed.
Nei suoi lavori vi e’ una costante presenza della tecnologia che al contempo migliora e sporca la vita dell’uomo e il suo ambiente. Ghost In The Shell e’ un sofisticato giallo con implicazioni fanta-politiche; Appleseed propone un futuro asettico e terribilmente freddo (umanamente parlando) conseguente alle guerre che gli uomini combatteranno. Sono temi spinosi che Shirow ha elaborato con intelligenza e profondita’ tanto da creare due capolavori, due drammi futuristici (e futuribili) complessi ed estremamente cervellotici.
Come spesso succede, il troppo lavoro stanca, e immagino che il nostro Masamune ad un certo punto della sua vita si sara’ stufato di realizzare storie cosi’ impegnative. Probabilmente avra’ avuto voglia di divertirsi, di scrivere qualcosa per non prendersi troppo sul serio…. Ecco forse come e’ nato Dominion.
In un futuro prossimo, il nostro ecosistema e’ decisamente fottuto. Nubi batteriche avvolgono le citta’ impendendo ai cittadini di circolare se sprovvisti di una maschera antigas. Politicamente la situazione e’ instabile: manifestazioni e piccole rivolte sono all’ordine del giorno, e la Polizia ha finalmente la possibilita’ di usare il pugno di ferro. Per contrastare una banda di farabutti guidata dal fantomatico Buaku viene creata la Tank Police: una squadra di carristi-poliziotti che inseguono la banda di Buaku per la citta’, senza andare troppo per il sottile. Cosa vuol dire questo? Che i continui fallimenti della Tank Police, conditi da distruzioni di palazzi, panico e confusione per le strade, unito al modo “leggermente esuberante” di affrontare le situazioni da parte dei membri di spicco, crea ancora piu’ atttriti fra i poliziotti e i cittadini.
Questa e’ la base di partenza: ora immaginate di trattare il tutto con personaggi ancora piu’ surreali, che riempiono ogni secondo di lettura con azioni e gesti al limite del ridicolo senza pero’ sembrare forzati; aggiungete situazioni buffissime e un paio di ragazze della band con le quali vorreste fare sesso anche se siete molto, molto gay (e lo siete, vi vedo attraverso il monitor!). Il risultato? Un fumetto molto leggero e divertentissimo.
Come in ogni manga di Shirow, la tecnologia la fa da padrona, ma stavolta viene usata in modo diverso dal solito. Se siamo abituati a vedere strumenti avanzatissimi ed estremamente funzionali, qui tutto e’ rozzo e approssimativo, dai cingoli dei carri alle maschere antigas; inoltre sono i personaggi ad essere messi in primo piano, con le loro azioni, i loro modus vivendi, le loro paure e manie. Insomma, per una volta Shirow abbandona l’esasperazione delle macchine e inscena una commedia estremamente leggera e ilare. Numerose sono le gag e le battute, sempre messe al punto giusto; al tempo stesso Shirow riesce a mantenere alta la tensione introducendo sempre nuovi elementi alla trama, che, partendo da un semplice poliziesco, si tramuta pian piano in qualcosa di molto piu’ complesso, fino a svelare i reali piani di Buaku.
Masamune Shirow usa il contesto della storia di Dominion per affrontare indirettamente prima, ed in modo piu’ esplicito alla fine, il tema dell’inquinamento che sta avvelenando il pianeta; alla fine arriva la condanna alla tecnologia, che al tempo stesso sara’ compagna, traditrice, assassina e salvatrice della vita sul pianeta Terra.
Il tratto e’ molto, molto “mangoso”, con espressioni facciali veramente buffe, a partire dal Capo Sezione allo scienziato di turno, al bandito gay del gruppo di Buaku. Le manie, alle quali accennavo prima, dei vari protagonisti, rendono colorito e vario l’ambiente; ogni personaggio e’ ben caratterizzato e viene immediatamente riconosciuto senza dover usare stereotipi (tranne uno-due, ma ci possiamo stare).
Insomma, Dominion e’ un manga ben riuscito, che anche se non vuole rientrare nella categoria delle storie impegnate rimane intrigante per tutto il tempo della lettura. Certo, non e’ un capolavoro, cosi’ come in fondo dura molto poco (appena due volumetti), ma non leggerlo sarebbe un peccato.