Europa, sveglia!

L’elezione di Trump ha suscitato un’ondata mediatica da parte di diversi esponenti politici che invitano l’Europa ad attivarsi sulle politiche commerciali e di sicurezza.

 

 

Nelle ultime settimane vari esponenti politici europei e non hanno commentato l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump invitando l’Europa a svegliarsi; in realtà tale monito circola già da un paio di anni, da quando l’ipotesi che il tycoon tornasse a Washington D.C. si è fatta concreta. Secondo diversi interlocutori l’elezione del nuovo Presidente USA metterebbe il Vecchio Continente davanti ad una scelta determinante: dare una sterzata alla propria strategia competitiva oppure soccombere del proprio immobilismo.

L’elezione di The Donald rappresenta infatti un importante bivio per le istituzioni europee, che ora guardano alle sfide attuali e future con maggior timore. La prima incognita è di certo quella commerciale: cosa farà il Dipartimento del Tesoro statunitense? L’Amministrazione trumpiana e la strategia dei dazi sembrano ad oggi una coppia inscindibile; in campagna elettorale il Presidente eletto ha addirittura dichiarato di voler imporre una tassa fino al 20% sulle importazioni dall’UE e del 60% dalla Cina, cifre che sembrano inverosimili ma che lasciano intuire la determinazione di Trump nel voler far pagare a caro prezzo ogni bene che non sia “Made in USA”.

La politica commerciale comunitaria è gestita direttamente dall’Unione Europea, un’assicurazione in questo caso per evitare lotte commerciali interne al continente. Davanti ad una politica commerciale aggressiva da parte di Washington D.C., l’UE avrebbe due strade: prostrarsi senza condizioni all’alleato americano o rispondere con la stessa moneta. Nel primo caso, a fare la differenza potrebbe essere il settore energetico per via delle importazioni europee di GNL (gas naturale liquefatto) USA, diventate indispensabili a seguito dei tagli al commercio con la Russia; anche la spinta di alcuni Paesi, come Italia, Francia e Germania, che esportano molti beni negli States, sarà determinante.
Una politica commerciale altrettanto aggressiva da parte europea dovrebbe invece essere sostenuta da una grande volontà politica degli Stati Membri; sarebbe necessario un forte investimento verso le energie rinnovabili e nuovi accordi commerciali che guardano all’Oriente, in particolare alla Cina, diventerebbero determinanti per l’economia UE.

 

 

Al pari del commercio, la sveglia europea deve suonare anche per il comparto difesa. Donald Trump si siederà presto con Putin per cercare un accordo sull’Ucraina, con conseguenze per tutto il continente europeo; dal punto di vista politico, il Cremlino sa di essere più forte che mai in questo momento e potrebbe decidere di calcare la mano fin da subito su ulteriori territori oppure di accontentarsi di ciò che ha conquistato e riorganizzarsi militarmente. Entrambi gli scenari delineati sono attualmente i più plausibili ed entrambi prevedono un conflitto allargato nel breve o medio periodo; qualsiasi sia la strategia trumpiana, l’Europa dovrà fare serie riflessioni sulla Difesa Europea, per la quale non basterà più stanziare il solito fondo una tantum ma sarà necessario prendere decisioni pragmatiche e programmatiche.

Una sveglia ha effetto solamente se c’è qualcuno che ha la volontà di programmarla e che non la posticipi quando suona. La volontà politica europea in tal senso è un rebus difficile da sciogliere per la mancanza di leader che a livello internazionale possano spingere verso un movimento europeo organizzato. Ursula Von der Leyen, capo dell’Esecutivo europeo, è sicuramente l’accentratrice dei bisogni comunitari, ma è circondata da esecutivi fortemente delegittimati a livello nazionale; Scholz è agli ultimi atti del proprio Governo, Macron sarà un re senza corona fino al 2027 e Meloni ad oggi non sembra interessata a sfruttare questo vuoto creato dall’asse franco-tedesco.

 

 

Già durante il suo primo mandato, il Presidente Trump ha dimostrato di sopportare controvoglia la burocrazia europea e la rigidità su alcuni argomenti considerati vitali per gli USA, soprattutto gli impegni di spesa militare dei singoli Stati. Se nel quadriennio 2016-2020 l’apparato governativo statunitense presentava molti controbilanciamenti alla visione trumpiana, il nuovo Governo di Washington si sta delineando come un monolite ad immagine e somiglianza del proprio leader, il quale avrà pochi ostacoli davanti a sè; nel bene o nel male l’Europa deve iniziare a fronteggiare delle sfide ambiziose e necessarie, cercando di trasformare i propri timori in opporunità.

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