Spero sinceramente che il regista Lukas Moodysson ci regali altre perle simili, che quando sono uscito dal cinema mi sono sentito più buono!
“Fottuta Amal” (che si legge Omol, misteri della Scandinavia) è un film svedese uscito nelle sale italiane nel ’99. Purtroppo non ha goduto dei favori del grande pubblico, poco informato e probabilmente poco incline a temi che sconfinano dalle solite storie americanoidi o Vanziniane o simil-impegnate. Invece, secondo me, ci troviamo di fronte ad un piccolo capolavoro. Vediamo di approfondirlo un po’.
È la storia della quindicenne Agnes e della diciassettenne Elin, studentesse entrambe, e che frequentano gli stessi corsi (il sistema scolastico svedese è diverso dal nostro, è più simile alle nostre università). Agnes si è appena trasferita ad Amal, e non conosce praticamente nessuno; Elin invece è la ragazza più nota e desiderata della scuola.
Agnes è già pienamente cosciente della sua omosessualità, ma non per questo riesce ad affrontare l’esterno con spavalderia e sicurezza; anzi, è spaventata, quasi terrorizzata dalle altre ragazze del liceo. I ragazzi non le interessano, e di conseguenza la sua unica amica è una handicappata in carrozzina (si, lo so, è “politically uncorrect”, ma sti cazzi). Elin invece è al centro degli ormoni mascolini dei ragazzi della zona, e sebbene abbia una fama da gran mangiatrice di cazzi seduttrice, scopriamo che è ancora vergine.
L’inizio della bufera si avrà con la festa di compleanno di Agnes, organizzata dalla madre nonostante il parere contrario della figlia (memorabile la battuta conclusiva della serata: “a ‘ma, te facessi mai li cazzi tua”).
Alla festa parteciperanno, in tempi diversi, l’handicappata, cacciata poi da Agnes in malo modo, Elin e la sorella maggiore, andate solo per curiosità: si è sparsa infatti la voce che Agnes sia lesbica. Sarà vero? Per scoprirlo, le due fanno una scommessa: Elin bacerà l’ignara e timida giovinetta. Colpo di scena: Agnes, colta di sorpresa, non reagisce, ed Elin e la sorella si danno alla macchia.
Da qui la storia si dipana in un susseguirsi di eventi, durante i quali prima le due si avvicinano, poi si allontanano, per poi arrivare ad un finale tiratissimo e carico di tensione. L’intera vicenda è trattata con delicatezza e maturità, e mai si scade nel volgare o nel banale. Il classico cliché dell’amore adolescenziale è qui sviscerato e trattato con maestria, nonostante la difficoltà del tema in questione. I fatti che si susseguono sono sempre plausibili, e in larga parte inaspettati.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, dai protagonisti principali fino ai minori. Tutti hanno senso nel piccolo universo di Amal: troviamo così la sorella di Elin, bruttarella e scorbutica, la mamma di Agnes, pedante e disciplinatissima come ogni donna in carriera, le amiche pettegole di Elin, pronte a rivoltarsi contro le due al minimo sospetto, i ragazzi più o meno stupidi della fredda terra svedese (e poi si chiedono perché noi italiani facciamo faville…).
Una notazione va sicuramente al taglio delle inquadrature. Come tutti i film nordici “alternativi”, non possono mancare le inquadrature con zoomate improvvise, aperture di campo, movimenti della camera piuttosto repentini e tali da causare scompensi gastroenterici nello spettatore (munitevi di sacchettino anti-vomito). Io stesso all’inizio del film sono rimasto scioccato da questa scelta, e ho faticato a seguire il film nei primi minuti. Ma poi fatta l’abitudine, ci si rende conto che questo taglio conferisce allo spettatore uno stato di “presente sul posto” tale da farci realmente immedesimare nella situazione. E bravo o’ regista!!
Non voglio dirvi altro, non voglio rovinarvi il gusto di vedere un’ottima pellicola come questa e di apprezzarla appieno. Complimenti al regista Lukas Moodysson, che al debutto fa centro, e che centro!!