Guerra d’Inverno: Finlandia e Unione Sovietica verso il conflitto armato

La Finlandia, vera spina nel fianco dell’Unione Sovietica, sul finire degli anni ’30 rifiuta qualsiasi richiesta territoriale da parte di Mosca. La guerra si avvicina.

 

 

Le sorti di Russia e Finlandia si intrecciano nei lunghi e tortuosi eventi che portano all’assetto politico e militare che possiamo osservare oggi. I finnici hanno infatti sempre vissuto nell’ombra del gigante slavo, dal quale vengono conquistati nel 1809 mentre il mondo intero si stupisce delle imprese napoleoniche in Europa. Il Granducato di Finlandia, parte integrante dell’impero zarista fino al 1917, ne segue il tragico destino con le rivoluzioni bolsceviche. L’indipendentismo finlandese, mai sedato in centodieci anni di occupazione, trova in questi anni di instabilità politica, di lotte tra “bianchi” e “rossi” anche sul proprio territorio, e anche di un’importante influenza tedesca, la sua opportunità per rialzare la voce e dichiarare la Finlandia una nazione sovrana. Nasce dapprima il Regno di Finlandia e poco tempo dopo si vira verso la Repubblica.

Gli anni che ci separano dal fatidico 1939 sono anni duri per la Finlandia che cerca garanzie e alleanze certamente non facili. L’ascesa di Hitler in Germania, e con essa la crescente preoccupazione sovietica, aumenta anche le difficoltà per i finlandesi stessi. I sovietici, temendo un futuro conflitto con i tedeschi che rapidamente inglobano territori dell’Europa Centrale (Austria e Cecoslovacchia), guardano alla Finlandia e a quel confine così vicino a Leningrado (Istmo Careliano) con grande preoccupazione. Stalin è contrariato per gli accordi del 1920 che hanno concesso alla Finlandia di avvicinarsi tanto alla città che porta il nome di Lenin e teme che la Finlandia stessa possa fungere da base per una fulminea invasione tedesca da nord.

A partire dal 1938 l’apparato sovietico si mette in moto e propone alcuni accordi territoriali, in base ai quali la Finlandia si troverebbe costretta a cedere l’Istmo Careliano, retrocedendo di almeno sessanta chilometri a nord ovest di Leningrado, a concedere alcune basi navali ed a sottostare ad un patto di mutua assistenza in caso di aggressione tedesca. In cambio, i sovietici offrono generose porzioni di territorio in altri settori del confine sovietico-finnico. I finlandesi rifiutano e, molto intelligentemente, avviano una prima mobilizzazione del proprio esercito: sanno di ritrovarsi in mezzo a due giganti che prima o poi busseranno alla porta, e non c’è tempo da perdere; inoltre, grazie al periodo di sottomissione all’impero zarista, conoscono molto bene quanto la diplomazia russa sia spesso un segnale d’allarme mai da sottovalutare.

 

 

Il rifiuto Finlandese anche per le minime concessioni esaspera i sovietici, i quali però in segreto si accordano con gli stessi nemici ideologici – i tedeschi – per spartirsi le zone di influenza dell’Europa Orientale, con i baltici e la Finlandia inseriti nel blocco sovietico. Una parte del governo e del popolo finlandese, nonostante l’avversità per i nazisti di Berlino e orgogliosi della propria indipendenza, nutre la convinzione che la Germania si opporrebbe strenuamente ad un eventuale uso della forza sovietica contro la Finlandia stessa e prosegue in una campagna di totale rifiuto alle richieste di Mosca. Nel mese di Novembre 1939 la diplomazia sovietica si ferma, mentre nel distretto militare di Leningrado affluiscono molte divisioni, mezzi corazzati e velivoli.

 

Il casus belli artificiosamente costruito dai sovietici, come verrà a sapersi molto tempo dopo, ma già di ampio sospetto già allora, si presenta il 26 Novembre, quando in un villaggio sovietico al confine cadono alcuni colpi di artiglieria che uccidono e feriscono più di dieci guardie rosse. All’indomani da Mosca vengono richieste scuse ufficiali e l’arretramento delle forze finlandesi di almeno una ventina di chilometri dal confine (una strategia, come si intuisce, che avrebbe agevolato la penetrazione delle divisioni sovietiche attraverso le prime linee difensive finlandesi). Il quasi ormai ovvio rifiuto questa volta si traduce in una massiccia azione militare sovietica.

Il 30 Novembre, un totale di circa 450.000 soldati divisi in ventuno divisioni si apprestano a dare inizio alla Guerra d’Inverno.

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