Hezbollah si riorganizza: nuovi scenari per la guerra in Libano

Venuto meno il leader storico Nasrallah, il Partito di Dio si è riorganizzato e continua ad attaccare Israele sul fornte interno ed esterno.

 

 

Il 27 settembre scorso le Forze Armate israeliane hanno eliminato Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, durante un’operazione mirata nel suo rifugio alla periferia di Beirut. Questo evento rappresenta un momento significativo nella guerra tra i cosiddetto “Asse della Resistenza”, sostenuto dall’Iran, e Israele; la morte di Nasrallah si colloca in una strategia di eliminazione mirata delle figure di vertice nei movimenti anti-israeliani, sollevando interrogativi sulla capacità di questi gruppi di ristabilire una capacità operativa, soprattutto in aree come Libano, Siria e Gaza.

La linea di confine tra Israele e Libano è attualmente il principale fronte di tensione nel conflitto mediorientale; venuta meno una figura chiave come Nasrallah, le truppe israeliane sono prossime ad un’invasione di tutto il sud del Libano. Proprio in questa zona si è riorganizzata la milizia libanese, con l’obiettivo di impedire un’avanzata che faciliterebbe l’espansione delle operazioni di Tel Aviv verso il nord e verso la Siria.

Hezbollah, così come le altre forze filo-iraniane nel continente, è consapevole che la disparità di risorse con il proprio nemico è insormontabile e che c’è bisogno di prepararsi ad un lungo conflitto di terra. Le perdite di figure centrali come Nasrallah, che ha guidato il “Partito di Dio” per oltre trent’anni, e di leader di Hamas come Yahya Sinwar, hanno avviato una transizione di potere che, pur non alterando le linee strategiche, ha portato al vertice personalità strettamente legate ai capi storici.

La morte di Nasrallah ha stimolato Hezbollah a intensificare le operazioni contro Israele, cercando di riaffermare la propria forza. Negli ultimi giorni, miliziani libanesi hanno lanciato attacchi mirati con missili anti-carro contro i sistemi difensivi israeliani, colpendo obiettivi nella zona di Ramot Naftali, nel nord di Israele. Inoltre, Hezbollah ha incrementato l’uso di droni per colpire installazioni militari vicino a Haifa, adottando modalità operative già impiegate da altri gruppi filo-iraniani, come gli Houthi in Yemen e le milizie attive in Iraq.

 

 

L’eliminazione del leader libanese sembra dunque aver scatenato una nuova ondata di rappresaglie da parte di Hezbollah, che pur non riuscendo a difendere efficacemente Beirut dagli attacchi israeliani, è riuscito a respingere le truppe nemiche e a colpire il territorio israeliano.

La capacità di Hezbollah di resistere dopo la perdita del suo principale leader potrebbe rappresentare un modello per altre milizie e rafforzare ulteriormente l’influenza iraniana nelle decisioni strategiche. Prolungare il conflitto, infliggere perdite a Israele e logorare le sue forze armate sono gli obiettivi primari condivisi dalle fazioni ostili a Tel Aviv; i mezzi per raggiungere tali obiettivi sono i droni e i razzi di fabbricazione iraniana.

Senza una figura di riferimento come Nasrallah da proteggere, Hezbollah sembra orientato a una strategia di difesa mobile, meno incentrata sulla protezione territoriale e più mirata a colpire obiettivi strategici, sia in Libano che in Israele. Sebbene i leader possano cadere, l’Asse della Resistenza a propulsione iraniana dimostra di essere pronto per una guerra di logoramento dalla cui conclusione il Medio Oriente sembra ancora lontano.

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