“Quell’antico fumetto andava portato in salvo…”. Un vecchio lavoro fantasy restaurato e riportato alle luci della ribalta dalla sapiente mando dello stesso autore.
Sono un grande appassionato di Leo Ortolani sin dai primi periodi; si può tranquillamente dire che sono cresciuto a pane, Ratman e battute demenziali. Per me esistono due tipi di Leo Ortolani: quello geniale e scanzonato che ha creato Ratman e quello di Cinzia e di Bedelia, che affronta tempi più complicati unendo battute ironiche ad osservazioni più profonde.
Ho letto Il Cercatore, un lavoro antico che è tornato a risplendere di luce nuova. Negli anni ‘80 Leo ha fatto la conoscenza de Il Signore Degli Anelli e ha creato una storia fantasy, in stile Tolkien, dal titolo: Polvero Il Cercatore. Quel lavoro acerbo conteneva già il tratto caratteristico delle opere di Ortolani.
Lascio andare la mia fantasia e immagino un Ortolani autore fantasy… Forse poteva davvero sorprenderci con grandi opere! Comunque il destino ha voluto diversamente e, come credo tutti sappiamo, è arrivato Batman di Tim Burton; da quell’incontro è nato Ratman il personaggio che ha reso celebre il nostro artista.
Quindi, senza girarci troppo in torno, la trama de Il Cercatore è un mix tra il già citato Il Signore Degli Anelli ed Indiana Jones, altro mito cinematografico di Leo ed in generale della nostra generazione. La storia scritta tanto tempo fa nel Polvero Il Cercatore ha subito una leggera manipolazione per renderla più attuale e godibile. I disegni sono stati totalmente rifatti ed ora appaiono con quel tratto esperto e smaliziato che appartiene all’Ortolani maturo.
Corvus, la guida del nostro Cercatore, si è impossessato di uno dei manufatti e si è diretto alla volta dell’unico luogo conosciuto in cui è possibile aprire le porte degli inferi. Il Cercatore è costretto ad inseguire il suo ex collaboratore per evitare la catastrofe. In questo mondo fantastico ci sono leggi non scritte che devono essere rispettate e così il Cercatore è obbligato a chiedere il permesso al proprietario del castello, e dei terreni circostanti, per poter accedere alla foresta in cui Corvus si è addentrato.
Così nasce la tipica formazione, ormai super collaudata, dei personaggi di Leo Ortolani. Il protagonista serio e concreto, identificato nel Cercatore, questa volta viene affiancato dal Signor Fruttini e dal suo aiutante, due figure goffe ed irritanti che fungono da spalle comiche. Questo impasto di personalità così eterogenee tra loro permette all’autore di generare una serie di gag da pisciarsi sotto dalle risate e che ogni tanto sorprendono anche un vecchio lettore come me. Ovviamente la comicità di Leo è sempre la stessa, basata su battute ridicole e dialoghi che possono sfiorare il surreale.
La storia è molto lineare e forse quasi banale, però, come per tutte le storie di questo tipo, la parte fondamentale è il viaggio stesso e non l’arrivo. Leo si sbizzarrisce inventandosi gag divertentissime una dietro l’altra. Ancora ridacchio al solo pensiero degli eventi accaduti nella locanda de La Vecia. Quello che scricchiola un po’ sotto il peso della storia, è la spiegazione del perché Corvus abbia deciso di aprire le porte degli inferi, ma sono dettagli che non cambiano molto il gusto divertente di questo lavoro.
Alla fine dei conti Il Cercatore ha un sapore nostalgico; durante la lettura mi ha davvero riportato alla mente le scene di quei film della nostra infanzia/adolescenza tanto amati. Sicuramente le molte citazioni e i disegni volutamente volti a rappresentare personaggi fin troppo conosciuti aiutano tantissimo in questo naufragare in quei vecchi ricordi.
Leo rispolvera un antico lavoro, che per giustizia d’informazione è anche uscito diviso in puntate sulle pagine del Rat-Man Gigante, lo rielabora e lo rende un prodotto che fa la sua porca figura. Ovviamente non possiamo paragonare Il Cercatore alle opere più recenti e più mature di Ortolani, ma comunque è un lavoro interessante che vale la pena di leggere.