Il declino della cultura italiana: i deturpatori della lingua

È in atto un imbarbarimento della lingua italiana: il sintomo principale è la sostituzione di vocaboli di uso comune con termini inglesi.

 

 

Magari non ci avete fatto troppo caso, ma qualsiasi cosa facciate siete circondati da termini inglesi utilizzati inutilmente ed impropriamente al posto degli equivalenti italiani. Forse, come molti, non date peso alla cosa e già questo è un problema, perché vuol dire che siete assuefatti a questo imperante malcostume, che peraltro non è necessariamente in buona fede.

Se è vero che un saltuario utilizzo di termini esotici non è né una novità né un male, dall’altro è innegabile che oggi vediamo un sistematico ed improprio uso di temini inglesi impiegati in ogni campo al posto dei nostri perfetti equivalenti italiani: “welfare” invece di “assistenza sociale”, “pet” invece di “animale domestico”, “double” invece di “doppietta”, “plot” invece di “trama”, “fake news” invece di “bufale” o “falsità”; o ancora “stalker” invece di “molestatore”, il coattissimo “top” invece di “massimo” o l’ancor più brutto “bullizzare”, trasposto direttamente dal verbo “to bully”, che ha come corrispondente “perseguitare”.

La diluizione di una lingua è uno dei passi fondamentali per azzerare la coesione e l’identità di un popolo, e non si può non pensare che questa “moda” sia in realtà parte di un progetto ben specifico, analogo a quello utilizzato negli scorsi anni, atto ad addolcire determinati concetti, modificando le parole usate, per indirizzare l’opinione pubblica. Se vi viene in mente l’abbandono di “immigrati clandestini” in favore di un maggiormente indolore ma meno corretto “migranti”, o l’utilizzo pervasivo di termini come “inclusione” per giustificare una certa dittatura delle minoranze avete compreso esattamente il problema.

 

 

Al di là dei possibili mandanti, gli esecutori sono giornalisti, intrattenitori e pubblicitari. La televisione e la radio sono terreno fertile per questo scempio: alzi la mano chi riesce a trovare una singola pubblicità o un telegiornale dove l’utilizzo dell’italiano è consistente lungo tutta la durata della trasmissione. Gli intrattenitori radio-televisivi ed i pubblicitari sono coloro che veicolano l’utilizzo di questi termini in modo aggressivo e pervasivo; e grazie alla loro presa sul pubblico, i media nel loro insieme sono il principale veicolo di condizionamento di una popolazione. Utilizzare a spron battuto termini inglesi al posto di quelli della nostra lingua non fa che addestrare un popolo ad abbandonare la propria lingua natia; un popolo peraltro sempre meno preparato culturalmente principalmente per colpa di un sistema di scuole pubbliche che non punta più alla qualità nell’istruzione ma alla quantità di alunni e di promossi, unici parametri per ottenere budget più elevati dal Ministero in base alle direttive dell’Unione Europea.

 

 

Ma non si può imputare la responsabilità solo al mondo dello spettacolo e del giornalismo. Se le persone comuni avessero più amor proprio, maggior cura della propria storia nazionale e delle proprie radici, questo scempio non avrebbe modo di trovare terreno fertile.
Invece il panorama culturale italiano è desolante, e nell’indifferenza dei più, e grazie alla malafede di altri, ci stiamo avviando sempre più rapidamente ad un futuro ancora più tetro, oscurantista e povero di cultura di quanto si sia visto nel medioevo. Questo a meno che l’uomo della strada, stimolato dai pochi che ancora non fanno della superficialità un mantra, non apra finalmente gli occhi e capisca quanto male faccia a se stesso e ai propri figli nel distruggere le tradizioni e la cultura arrivataci dai nostri avi attraverso migliaia di anni di storia.

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