Incredibile ma vero. Finalmente, dopo 33 anni, una corte di giustizia italiana dice ufficialmente quello che successe la sera del 27 Giugno del 1980: il DC-9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo fu abbattuto da un missile. Curiosamente, la notizia che si aspettava da anni è passata quasi sotto silenzio, sia sui canali tradizionali (come era possibile immaginare) sia, incredibilmente, su internet e sui social media.
Diciamolo: alla storia della bomba o del cedimento strutturale non ci ha mai creduto nessuno. Io all’epoca avevo 6 anni e ricordo già allora lo scetticismo, i documenti spariti, le registrazioni radar cancellate, tutte quelle piccole cose che sembravano tanto l’ennesimo depistaggio dell’ennesima strage italiana.
Nel corso degli anni sono tante le persone che hanno continuato senza tregua a seguire la vicenda, pressando le nostre autorità affinche si facesse luce, una volta per tutte, sul motivo di questa strage. Per decenni i segreti hanno tenuto botta, tanto che fu coniato il termine muro di gomma ad indicare come ogni tentativo di ottenere delle risposte rimbalzava puntualmente via (esiste un film, proprio con questo titolo, che sebbene non sia un capolavoro merita di esser visto); poi, grazie a piccoli miracoli, a crisi di coscienza, a importanti inchieste giornalistiche, pian piano questa barriera impenetrabile ha mostrato qualche crepa, fino a consentire di farsi vedere attraverso. Una telefonata a Telefono Giallo, la bellissima trasmissione d’inchiesta di Corrado Augias, e poi le rivelazioni di Francesco Cossiga nel 2007 sono solo i piu’ famosi colpi di scena di questa vicenda, ma non certo gli unici.
Come teorizzato in un bellissimo libro del 1995, A un Passo dalla Guerra, quella sera sui cieli italiani c’è stata una vera battaglia aerea. Rapida, con pochi aerei coinvolti, ma non per questo meno cruenta. Se è vero, come dovrebbe essere, che Gheddafi stava tentando di raggiungere Varsavia per un meeting di alto livello con i leader vicini all’Unione Sovietica, l’unica possibilità è che l’Italia abbia svolto – come spesso accadeva in quegli anni – un ruolo di doppiogiochista, permettendo a Francesi, Inglesi e Statunitensi di approntare un’imboscata al leader libico, che si salvò solo grazie al sacrificio dei suoi piloti di scorta e all’abilità del pilota del suo aereo che riuscì ad usare il DC-9 come scudo.
A Ustica non sono morte solo le 81 persone a bordo di quell’aereo; sono morti, dentro, anche i loro familiari, che fino ad oggi non hanno ancora visto, e non vedranno probabilmente mai, i responsabili venire identificati. E poi, fisicamente ed in modo misterioso, persone direttamente coinvolte con l’avvenimento o con l’inchiesta, come i piloti Ivo Nutarelli e Mario Naldini, protagonisti dell’incidente di Ramstein nell’88, e in volo coi loro F104 proprio nell’area in cui il DC-9 fu abbattuto; come Michele Landi, perito informatico venuto a conoscenza di importanti rivelazioni sull’abbattimento, trovato morto impiccato al proprio appendi-asciugamani; e come molti ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica e uomini dei Servizi Segreti, alcuni dei quali trovati impiccati ad altezze che non consentivano loro di stare nemmeno dritti in piedi.
Tutte queste persone sono state coinvolte loro malgrado in quello che veramente ha rischiato di essere l’innesco di una guerra sul territorio europeo, e che, per chi non ricorda quegli anni, avrebbe probabilmente portato ad uno scontro ben più serio fra USA e URSS in quegli anni di tensione e terrore.
Ciò che non si potrà mai ammettere è che quell’aereo era nel posto sbagliato al momento sbagliato; che la NATO stava tentando di eliminare chi avrebbe potuto agevolare l’invasione sovietica in Italia, ventre molle dell’alleanza, e quindi controllare il Mediterraneo; che in quei mesi si correva il rischio di una guerra nucleare una settimana si e una no; che la strage di Ustica è solo uno dei capitoli di storia mai scritta che in tutto il mondo compongono il libro bianco della Guerra Fredda, e che proprio per questo non verrà mai pubblicamente divulgato. Probabilmente, e terribilmente, anche con giuste motivazioni.
Ecco, questo è il vero groppo in gola da mandare giù, la cosa inaccettabile da accettare. Purtroppo per una volta forse la ragion di stato ha ragion d’essere e, sebbene questa sia una cosa che nessuno vorrebbe mai ammettere, dovremmo capire che in quegli anni sul tavolo si giocava una partita delicatissima, dove l’aereo civile non era che una pedina di nessuna importanza in un angolo caldo dello scacchiere.