Il sommergibile Domenico Millelire e la classe Balilla

Il Regio Sommergibile Domenico Millelire, pensato per la guerra in anni di pace, si ritrova ormai inefficiente all’alba del conflitto, venendo condannato ad un destino imprevisto ed insolito.

 

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Nel 1925 viene progettata la classe di sommergibili di grande crociera Balilla. Su tale disegno si appronta la costruzione di cinque unità: appunto il Balilla, il Domenico Millelire, l’Antonio Sciesa, l’Enrico Toti ed infine l’Humaytà, quest’ultimo destinato alla Marina brasiliana.
I battelli vengono varati tra il ‘27 e il ‘28 costituendo per diversi anni il fiore all’occhiello della marina subacquea, che negli anni venti riceve cospicui finanziamenti. Il progetto è molto ambizioso; le grandi dimensioni e la capacità di navigare per lunghe distanze sembra renderli ottimali per operare in acque oceaniche.
Nel 1928, il Millelire è tra i primi ad entrare in servizio ottenendo la sua bandiera da combattimento. La grande cerimonia avviene per l’occasione a La Maddalena, isola natia dell’eroe maddalenino di cui porta il nome il battello: Domenico Millelire, ovvero nocchiere della Regia Marina sarda e primo decorato al valor militare delle Forze Armate italiane nel 1793. Difese l’isola dai francesi tenendo fede al suo motto, “per Dio e per il Re, vincere o morire”, che viene ereditato dall’equipaggio del sommergibile.

 

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L’equipaggio del Millelire a La Spezia, 1930-1931
(foto dalla Collezione Rino Aversa, in gentile concessione)

 

La prima grande prova cui vengono sottoposti i sommergibili della classe Balilla si verifica nel 1933, in occasione della crociera aerea del Decennale della Regia Aeronautica. L’impresa è incredibile non solo per la grande sfida posta da Balbo e gli altri aviatori nel trasvolare l’Oceano Atlantico, ma anche per il grande impegno di uomini e mezzi che riguarda il lato logistico della vicenda. Tra le varie navi impiegate lungo la rotta atlantica vi sono anche i sommergibili Balilla e Millelire. Si scelgono proprio loro non solo per la lunga autonomia, ma anche per provarne in ambienti avversi le capacità. Mentre da un lato compiono il loro incarico fungendo da radiofaro ed aggiornando la situazione meteo, nei momenti di pausa gli equipaggi si esercitano in prove di immersione e di lancio dei siluri, denotando inevitabilmente la grande difficoltà di operazione con le onde del mare oceanico.
Dopo aver portato a termine il loro compito ed aver navigato per oltre 15.000 miglia marine, i due battelli ritornano nelle acque nazionali, riportando risultati ottimali. Lo stesso anno anche lo Sciesa e il Toti vengono impegnati in una sfida simile per provarne la resistenza: affrontano il periplo dell’Africa e compiendolo senza problemi.
Nel 1937 tutti i battelli classe Balilla ed altri otto sommergibili partecipano per la prima volta in azioni di guerra durante la guerra civile spagnola, benché in via clandestina, col compito di interdire il traffico mercantile, ma senza ottenere particolari risultati.

 

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Momenti della crociera aerea del Decennale: Un S.55X sorvola il Millelire sull’Atlantico – L’equipaggio del Millelire – Gli uomini del Balilla e del Millelire passati in rivista da Balbo in ritorno a Civitavecchia
(fonte Online Naval Museum)

 

All’entrata nel secondo conflitto mondiale, il 10 giugno 1940, i battelli classe Balilla sono ancora operativi. Per quanto siano già stati ammodernati – in particolare riducendone le pesanti torri, come sugli altri sommergibili italiani – si riscontra ormai la loro età. Dopo diverse missioni, per lo più infruttuose, che per altro richiedono lunghi periodi di manutenzione, si decide il loro ritiro definitivo. Nel 1941 termina la loro vita operativa e vengono impiegati prima come navi scuola a Pola per un breve periodo, e poi completamente trasformati in pontoni atti al trasporto di combustibile (in sostanza grosse cisterne galleggianti), rimuovendone la torre e tutti gli ambienti interni.
Sotto questa nuova forma vengono trainati nel tentativo di sopperire alle gravi carenze di carburante prima in Africa e poi Sicilia. L’unico a scampare questa sorte è lo Sciesa, affondato da un aereo quando ormeggiato nel porto di Bengasi, poco prima della caduta della città nel novembre 1942.

 

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Il Millelire, ora denominato G.R. 248, nella sua configurazione adottata dalla Pirelli

 

Terminato il conflitto, nel 1946, la marina radia tutti e tre i battelli, ormai non più utili, che vengono demoliti. Tutti eccetto il Millelire che viene acquistato nel 1948 come rottame dalla Pirelli. Adattato ancora una volta dalla società, viene utilizzato per il trasporto del lattice. Sicuramente qualche anziano ligure lo ricorderà spesso ormeggiato a Genova ed a La Spezia. Per trent’anni ha compiuto in silenzio la sua ultima missione fino al 1977, quando, riconosciuta ancora una volta la sua obsolescenza, viene smantellato definitivamente dopo quarantanove anni di servizio.
Benché il diario di bordo del Millelire non possa annoverare interessanti scontri navali, ha l’onore di essere l’ultima unità della flotta subacquea della Regia Marina, la seconda al mondo, a solcare ancora le acque nel dopoguerra.

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