In Time: la recensione

Fa piacere quando vai al cinema, semi-convinto di andare a vedere una cagata terrificante, e invece esci non solo piu’ che soddisfatto, ma addirittura col cervellino che ha le rotelle che hanno iniziato a muoversi. In Time e’ una piccola, bella sorpresa.

La storia e’ ambientata in un futuro non troppo distante, dove pero’ gli esseri umani nascono programmati per vivere 25 anni; dopo quel momento smettono di invecchiare, ma consumano il tempo di un orologio interno. Questo tempo e’ la moneta sonante di quel mondo: tutto si vende, si paga e si compra con il tempo, che viene aggiunto o sottratto tramite dei simpatici marchingegni a forma di cosi buffi. Ovvio che, se hai un countdown sul tuo braccio sinistro che nonostante il duro lavoro non riesci a ricaricare oltre le poche ore, la tua vita non e’ che sia proprio tranquillissima.

 

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E una vita non proprio tranquillissima e’ quella che si fa nel ghetto, quartiere dove pochi entrano ma nessuno esce, visto che per passare da una zona all’altra si paga un forte pedaggio. Qui vengono commessi crimini e misfatti, e le strade sono piene di morti assassinati o di persone il cui orologio ha raggiunto il fatidico zero; la Polizia non si vede, se non quando vengono commessi furti di tempo – e solo quando questi coinvolgono societa’ importanti, non certo quando un uomo viene derubato.

 

Dietro questa base di partenza, dove sono fisicamente tutti giovani e bellocci, e la mamma cinquantenne del protagonista e’ una con cui ti vorresti rinchiudere in una stanza e gettare via la chiave, si nascondono un paio di cosette che faremmo bene ad analizzare.
Intanto, l’aspetto narrativo fila abbastanza bene, e a parte qualche passaggio da “vale tutto” tipico dei film d’azione statunitensi, la storia e’ consistente e plausibile. L’ambientazione e’ interessante, un futuro un po’ retro’ che ricorda molto lo stile dei primi anni ’70; un contrasto che non stona affatto, e che anzi aiuta a creare un’atmosfera particolare che si respira per tutta la durata della pellicola.

 

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Ma l’aspetto piu’ interessante e’ sicuramente quello legato alla feroce critica ad una societa’, la nostra in cui viviamo, basata esclusivamente sullo sfruttamento dell’uomo, sull’abuso del forte sul debole, e questo non solo in modo figurato: il mondo della finanza, degli investitori, dei grandi capitalisti viene attaccato con forza, sottolineando gli aspetti piu’ disumani e crudeli di queste persone, che creano i loro grandi imperi sulla pelle delle persone comuni.
La cosa davvero encomiabile e’ che queste analisi vengono fatte fra le righe; un occhio poco attento potrebbe non cogliere questi sottili ma forti riferimenti al nostro modo di vivere, e grande e’ la meraviglia che scaturisce in chi invece riesce a collegare i fili giusti.

 

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In Time sorprende e stupisce per la sua solidita’ e arguzia, per la tensione costantemente alta e per il ritmo incalzante che non ti molla un istante. Una piacevolissima mosca bianca in un panorama piuttosto scadente; buona la recitazione di Justin Timberlake (altra sorpresa) e di Amanda Seifried; e un ottimo lavoro alla regia arriva da Andrew Niccol, gia’ dietro le cineprese di Gattaca, S1m0ne e Lord of War, oltre che aver partecipato alla sceneggiatura di The Truman Show.

 

In Time, 2011.
Voto: 7.5
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