Kill La Kill: la recensione

Un’ottima idea condita da una serie continua e palese di allusioni sessuali, senza se e senza ma!

 

 

Ammetto di essermi avvicinato alla visione di questa serie animata grazie allo stile grafico che ha in comune con Gurren Lagann, un prodotto che ho visto diversi anni fa e che mi aveva davvero colpito positivamente per la sua felicissima intuizione di unire la “Trivella” con l’elica del DNA e con la spasmodica ricerca della libertà che è intrinseca nella razza umana. Un lavoro che mi è rimasto nel cuore e che, pur essendo basato su robottoni e alieni demenziali, aveva qualcosa di decisamente più profondo da raccontare.

Kill la Kill è un lavoro di animazione giapponese che non ha molto da dire, esiste un’unica interessante idea principale che sostiene tutta la serie ma levata quella, il resto è solo una grandissima allusione sessuale con due o tre battute morali tanto per provare a confondere le acque. Questo lavoro sembra nato dalla stessa testa di alcuni pubblicitari, che quando non sanno più come vendere un prodotto, ci mettono una bella donna seminuda accanto e lasciano che la fantasia dello spettatore associ le curve al prodotto.

 

 

La storia segue le vicende di Ryūko Matoi una studentessa in cerca dell’assassina di suo padre, cosa che la porterà a scontrarsi con la presidentessa del consiglio studentesco dell’Istituto Honnōji, Satsuki Kiryūin, e con l’impero di moda gestito dalla madre Ragyō. Una trama inizialmente molto semplice, cui è aggiunta la presenza di Vesti Divine senzienti, dotate d’incredibili poteri e spade a forma di forbici capaci di tranciare qualsiasi materiale comprese le potentissime Fibre Combattenti con cui sono state realizzate tutte le uniformi dell’istituto Honnōji.

Ammetto che l’idea principale che sostiene tutta la struttura della serie è abbastanza buona, viene fuori molto lentamente ed è ben celata dietro un inizio serie fatto per distrarre e nascondere la verità. Quello che invece appare quasi subito chiaro è l’uso, o meglio ancora dire l’abuso, di una serie di riferimenti sessuali continui e continuativi, che sono sparati in continuazione allo spettatore, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Il tutto c’è servito su un letto di assurdi discorsi moraleggianti che non hanno nessun altro scopo se non quello di tentare di far passare l’allusione sessuale come una cosa da dover essere ragionata. E’ stato subito palese che l’intelaiatura di controsensi così bene imbastita serva per distrarre e lasciare lo spettatore del tutto stupito e stupefatto.

Vi dico che ci vuole una mente geniale e perversa per ideare ed imbastire una struttura del genere. Sono quasi affascinato dall’arte della distrazione che è stata messa in piedi per celare la semplice idea che invece si nasconde dietro alla trama principale. Un’idea geniale che però da sola non avrebbe potuto avere la stessa efficacia e lo stesso impatto senza quest’assurda sovrastruttura che è stata creata ad arte, ma che è praticamente un effimero castello di carte. Non vi svelerò l’idea alla base della trama principale, che si rivelerà in tutta la sua pienezza verso la metà della stagione, ma vi posso dire che è semplice tanto quanto geniale.

 

 

Incredibilmente in Kill la Kill non ci si annoia molto, l’autore ha inserito tutta una serie di colpi di scena che si schiudono durante l’arco narrativo, portando caos e stravolgimenti a sorpresa. E’ chiaro che c’è stato un buon lavoro dietro la preparazione di questa serie, il problema è che non puoi ottenere un grande risultato se comunque il materiale con cui stai lavorando è stato pensato solo per distrarre con allusioni sessuali e assurdi sproloqui moraleggianti. Però ammetto che ci vuole comunque coraggio a presentare un’opera di questo genere, fatta di semplicissime intuizioni e da una grandissima capacita di distrarre il pubblico.

Alla fine dei conti premerò questa serie con la sufficienza, sia perché la follia dell’autore è quasi da elogiare, sia perché è stata capace di mantenere viva la mia curiosità fino alla fine. Sia chiaro, non guarderei mai più una cosa del genere, ma l’esperienza è stata utile per capire cosa evitare in futuro.

 

Kill la Kill, 2013-2014
Voto: 6
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