La corsa al riarmo mondiale e il posizionamento dell’Europa

Gli attriti internazionali in forte aumento richiedono all’Europa uno sforzo in più per sedersi allo stesso tavolo con le altre potenze mondiali.

 

 

Il mercato delle armi vale miliardi di euro, ma questo è un fatto che non fa certo notizia; forse sorprenderebbe il contrario, vista la nascita e recrudescenza dei conflitti più o meno recenti degli ultimi anni. Quello che fa riflettere è che il mercato delle armi sia in forte espansione e, soprattutto, che questa espansione vada avanti già da tempi non sospetti, anche durante una pandemia che, sulla carta, ha segnato una battuta d’arresto per il mondo intero.

Indubbiamente l’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato un grande incentivo alla corsa agli armamenti. La quantità di armi importate nel vecchio continente, proveniente per lo più dagli Stati Uniti, è raddoppiata periodo 2022-2024 rispetto al cinquennio 2017-2021, riconfermando la posizione dei produttori americani quali primi rifornitori del parco bellico europeo (e non solo), con un aumento delle esportazioni complessive del 17%. In parallelo, l’offerta europea non riesce a soddisfare il “fabbisogno” interno e non consente all’Europa di supportare il riarmo di Kiev.
Come mai?

In primis, i principali produttori di armi sono società private legate ad accordi commerciali che prescindono da Kiev; dirottare la produzione in Ucraina a discapito di altri clienti metterebbe in discussione la credibilità di queste società. In secondo luogo, produrre armi sta divenendo sempre più complesso non tanto in termini di costi quanto di tempistiche legate alla realizzazione di armi che utilizzano tecnologie sempre più sofisticate e che impongono allo stesso tempo un ripensamento della stessa catena produttiva. L’ultimo fattore ha radici più antiche, legate alla fine della guerra fredda e al contestuale smantellamento degli impianti di produzione, in primis quelli tedeschi, principali fornitori europei.
Il conflitto israeliano-palestinese non farà altro che esasperare le pressioni della domanda sull’offerta: secondo gli analisti, in questo quadro l’Europa impiegherà anni per sviluppare una capacità produttiva tale da rifornire autonomamente i propri eserciti ed aiutare concretamente il riarmo di Kiev.

La domanda crescente di armi incentiva investimenti, espansioni e delocalizzazioni di grandi aziende produttrici per dare nuovo impulso alla produzione. Secondo il ministro delle forze armate francese Lecornu, la Francia ha recentemente triplicato la fornitura di munizioni da inviare a Kiev. Il consorzio europeo MBDA ha raddoppiato la produzione di missili di difesa aerea. Anche la svedese Saab oggi produce sia in India che negli USA.

 

 

Di contro, in Cina ed in Russia, il sistema politico fa sì che la produzione sia in mano al governo, con grandi aziende produttrici di armi di proprietà dello Stato e soggette ai dettami governativi. Le ingerenze statali nella produzione di armi determinano un forte incremento alla produzione a discapito di politiche di tutela dei lavoratori con fabbriche continuamente in attività ed orari di lavoro estenuanti; questo spiega anche perché l’Europa si trovi in difficoltà al momento rispetto agli antichi colossi (ex) sovietici. È la stessa dinamica a ripetersi: non si gioca mai ad armi pari.

Un’altro dei fattori da considerare è l’apprioccio etico-culturale che da sempre distingue le politiche del vecchio continente dall’aggressività dei paesi più ad est; rimane comunque il fatto che il mercato delle armi costituisce un terreno di gioco importante nella definizione di nuove dinamiche mondiali, legate anche all’andamento del conflitto in Ucraina e in Israele. C’è anche da sottolineare come, in alcuni ambiti, le dinamiche non siano così chiare e le linee così nette: non abbiamo dati verificabili sulla reale situazione di Cina e Russia rispetto alla produzione interna o ad eventuali rapporti commerciali, tanto che non è possibile escludere ad oggi la presenza di eventuali accordi con alcuni produttori occidentali, dietro ampie retribuzioni.

Oltre ai conflitti in essere, un’altra battaglia importante si giocherà verosimilmente in Africa, dove la corsa al riarmo sta accelerando sempre di più soprattutto negli ultimi anni. Resta da capire quale sarà il posizionamento dell’Europa in merito.

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