L’incoronazione di Elisabetta II ha segnato il passaggio da un’epoca all’altra. È possibile che ora la sua morte sortirà lo stesso effetto?
In queste ore il lutto avvolge tutta la Gran Bretagna, e il dolore per la morte della Regina Elisabetta II è manifesto, sempre con la dovuta sobrietà protocollare britannica, nei volti tristi delle persone agli angoli delle strade di Windsor, nelle bandiere a mezz’asta e nelle cravatte nere della BBC.
Elisabetta II ha governato per 70 anni, un tempo lunghissimo che l’ha resa la seconda regnante più longeva di sempre, alla spalle di Luigi XIV, e che le ha concesso lo straordinario onore di essere stata l’unica regnante in carica per il 99% dei Britannici; praticamente la quasi totalità del Paese è nata con lei al trono, e questo spiega anche il senso di smarrimento che provano oggi molti dei cittadini della Gran Bretagna, privati non solo di una regnante, ma forse del significante stesso della loro antica monarchia.
Quando salì al trono il mondo, e in particolare la Gran Bretagna, stava vivendo un’epoca diametralmente opposta alla nostra: la Seconda Guerra Mondiale era da poco terminata; la Gran Bretagna era da ricostruire fisicamente e psicologicamente dato l’enorme sforzo bellico; gli Stati Uniti si erano appena appropriati dello scettro di prima potenza mondiale; e il passato era qualcosa da dimenticare il prima possibile in virtù di un futuro certamente più prospero e denso di possibili innovazioni.
La fiducia nella monarchia era stata intaccata dall’abdicazione dello zio di Elisabetta II, e il breve regno del padre era stato caratterizzato per quasi tutta la sua durata dalle assurdità della Guerra; a lei dunque toccò non solo il gravoso compito di indossare i panni della regina a soli 26 anni, ma anche di portare quei panni con l’ossequioso rispetto richiesto da una popolazione in parte ancora in odore di Ottocento.
Il compito è stato probabilmente portato a termine nel migliore dei modi, e la sua figura è stata fondamentale per numerosi processi di transizione che sono avvenuti nella seconda metà del Novecento, come la fine dell’Impero coloniale britannico, l’ascesa e la caduta dell’Unione Sovietica (prima e unica regnante britannica a visitare un paese comunista), il governo Tatcher o, in tempi più recenti, la pandemia da Covid-19.
Elisabetta II ha incarnato per i Britannici la possibilità di restare fedeli alla proprie tradizioni senza tradire però il tempo storico, un fattore probabilmente fondamentale all’interno di una società che pare sempre sospesa fra ciò che è stata e ciò che potrebbe essere; una società piena di contraddizioni e di anacronismi proiettati nel futuro, frastagliata ed eterogenea data la diversità sociale, economica e politica che c’è fra le grandi città e le sconfinate campagne inglesi.
Oggi i Britannici forse si stanno domandando se questo gioco di equilibri sarà in grado di resistere anche senza la sua esperienza e il suo carisma, componenti imprescindibili per l’affermazione di un regnante che sì non governa, ma rappresenta un’istituzione e dunque una popolazione e tutta la loro storia.
La monarchia inglese ovviamente non è l’unica al mondo, ma la storia, l’importanza e il potere la rendono in maniera quasi inequivocabile la monarchia per antonomasia. In un’epoca in cui però i paradigmi sociali e politici del secolo scorso si stanno lentamente sgretolando per fare spazio a nuovi modelli, anche la monarchia può non essere certa del suo futuro: la società inglese attuale è costituita da un insieme di attori che per motivi geografici, culturali o storici non è interessata al sostentamento e alla presenza della Corona, ma che anzi presumibilmente percepisce in questa istituzione tutto il male perpetrato nei secoli dall’Impero britannico.
Queste persone quasi certamente nutrivano tali sentimenti avversi nei confronti della Corona anche quando la Regina Elisabetta II era ancora in carica. Probabilmente però, con la sua presenza e la sua essenza di regnante, la Regina è riuscita trasmettere – a tutte quelle persone combattute fra ciò che la famiglia reale comporta (in termini sociali, economici e politici) e ciò che essa rappresenta – il significato all’esistenza, quasi puramente rappresentativa, della monarchia.
Qualsiasi cosa accadrà alla Corona inglese non avverrà nell’arco di una settimana, né tantomeno di un mese: il processo di sfiducia e di decadimento di questa istituzione potrebbe avere inizio proprio in queste ore, magari velocizzato dall’incompatibilità di Carlo III con il ruolo, o magari accelerato da forze popolari capaci di sfruttare quel vuoto carismatico lasciato da Elisabetta II.
Dio ha salvato la Regina, ma salverà anche la Monarchia?