L’Esercito di Pyongyang viene spesso considerato arretrato ma la collaborazione con Mosca ha messo in luce alcuni progressi delle truppe nordcoreane.
L’Esercito Popolare di Corea (KPA) è spesso oggetto di dibattito tra analisti militari e osservatori internazionali per la mancanza di dati che lo riguardano; tradizionalmente considerato un esercito numeroso ma tecnologicamente arretrato, il KPA ha dimostrato negli ultimi anni una capacità di adattamento e modernizzazione che ne ha ridefinito il ruolo sulla scena bellica internazionale.
La sorprendente numerosità del KPA è probabilmente il suo punto di forza numero uno; con circa un milione e trecentomila soldati attivi, a cui si aggiungono milioni di riservisti, la Corea del Nord mantiene uno degli eserciti più grandi del mondo. Quantità non vuol dire sempre qualità: gran parte dell’equipaggiamento militare nordcoreano risale infatti all’epoca sovietica, con modelli di carri armati, aerei e artiglieria ormai superati rispetto agli standard moderni. Pyongyang sta però invertendo questo trend; attraverso investimenti ingenti in programmi di aggiornamento, negli ultimi anni il suo esercito ha sviluppato nuove tecnologie e migliorato la capacità di produzione domestica di armamenti.
Uno degli aspetti più interessanti della modernizzazione del KPA è l’uso crescente di droni e tecnologie impegnate in operazioni di guerra elettronica. La Corea del Nord ha dimostrato la capacità di produrre velivoli senza pilota per scopi di ricognizione e attacco, un’innovazione che le ha consentito di ridurre il divario tecnologico con gli eserciti più avanzati. Le importanti innovazioni introdotte in ambito tecnologico hanno aumentato la capacità di disturbare le comunicazioni nemiche con operazioni di guerra elettronica; ciò rappresenta una minaccia crescente, specialmente per i paesi limitrofi come la Corea del Sud e il Giappone.
I soldati nordcoreani dimostrano inoltre una particolare resistenza alle difficoltà del combattimento prolungato. Le truppe sono sottoposte a esercitazioni estremamente dure, con un’enfasi sulla resistenza fisica e psicologica; nonostante l’addestramento si basi su concetti e tecniche tradizionali, la resilienza è un aspetto distintivo delle truppe nordcoreane.
Il KPA ha anche sviluppato una dottrina di guerra asimmetrica, puntando su strategie che possano compensare alcune carenze tecniche rispetto agli avversari più avanzati; come per tutti gli eserciti che scontano problemi di arretratezza rispetto agli avversari, quello nordcoreano fa ampio uso di missioni strategiche segrete e di cyber attacchi; in questo modo il KPA si rende un attore imprevedibile e potenzialmente pericoloso in caso di conflitto.
L’Esercito di Pyongyang presenta però numerose vulnerabilità. La logistica è un serio problema, con risorse limitate in termini di carburante e approvvigionamenti; a ciò si aggiunge la struttura gerarchica rigida e il controllo politico sull’apparato militare, aspetti questi che possono limitare la flessibilità operativa e la capacità di adattarsi rapidamente sul campo di battaglia.
La crescente collaborazione con la Russia ha dato la possibilità agli esperti di osservare più da vicino un esercito che fino ad oggi risultava tra i più segreti al mondo; proprio in virtù di questa collaborazione con Mosca, il KPA può avere accesso a nuove tecnologie e risorse, accelerando il suo processo di modernizzazione. Ad oggi le truppe nordcoreane hanno subito ingenti perdite in Ucraina ma non è ancora chiaro se ciò sia dovuto ad una impreparazione del KPA o, se come supposto, i soldati nordcoreani siano stati mandati per la maggior parte in prima linea dell’alleato russo. La speranza del leader nordcoreano, Kim Jong Un, è quella di ottenere da questa alleanza con il Cremlino le conoscenze e la preparazione sufficienti per diventare un attore temibile sullo scacchiere internazionale.
L’Esercito Popolare di Corea, nonostante alcune criticità, non può essere sottovalutato; le evidenti debolezze sono compensate dalla sua capacità di adattamento e dall’uso crescente di nuove tecnologie. Il continente asiatico e la stessa comunità internazionale dovranno continuare a monitorare con attenzione l’evoluzione di questo esercito e le sue potenziali implicazioni strategiche.