Si dice che una storia forte faccia metà del film; vero, ma in questo caso l’altra metà è buttata al vento dal regista Fabio Mollo.
Il lungometraggio di quel genio incompreso (ma in realtà lo abbiamo compreso bene quanto è scarso) è semplicemente nullo.
Nata Per Te parte dall’omonimo libro che racconta le reali vicende di Luca Trapanese. La pellicola sarebbe dovuto essere su un binario vincente e invece deraglia subito; un disastro annunciato fin dalla scelta di un cast al limite di Elisa Di Rivombrosa, dove l’unica a brillare è la sempre convincente Barbora Bobuľová. Il resto è un mistero. Perché affidare a Pierluigi Gigante il ruolo del protagonista? Non somiglia per niente al Luca della vita vera e, in quanto ad arti recitative, sta sotto terra (ma sotto sotto). Il cameo di Iaia Forte, poi, è al limite del danno d’immagine e Teresa Saponangelo, l’agguerrita avvocatessa che almeno spinge il motore narrativo dell’intreccio, scimmiotta la Fanelli di C’è Ancora Domani come una scolaretta alla recita di fine anno.
Il tutto partendo da un nucleo artistico letteralmente esplosivo. Trapanese è un single, gay e cattolico (sì, avete letto bene!), che lavora da anni nel volontariato e sogna di diventare padre. Alba è una neonata con sindrome di Down che è stata abbandonata in ospedale subito dopo il parto. Sembrerebbero fatti l’uno per l’altro, ma in Italia l’omosessualità non è ben vista quando si parla di adozioni e così inizia una battaglia legale, ma anche emotiva, per trovare una casa a questa bambina rifiutata da tutti e per dare al giovane uomo napoletano l’occasione di realizzare il suo sogno. Tutto molto forte e tutto molto vero… compreso il finale che vede, per la prima volta in assoluto nel nostro paese, l’adozione di un infante da parte di un single.
Questo passaggio epocale è però stato snocciolato con un ritmo mortalmente soporifero e una colonna sonora fatta di classici della musica partenopea e schitarrate al gusto della banalità. Diventa complicato far rimanere sveglio lo spettatore. Non c’è alcuna introspezione dei personaggi né, ovviamente, alcun colpo di scena, essendo la vicenda nota da tempo a chiunque ami informarsi su quel che accade nel mondo dei diritti. Non solo. Il tentativo di dare uno strato che superi anche solo di pochi centimetri la superficie è fanciullesco (e siamo stati buoni): la metafora dell’uomo che arriva con le sue macchine su Marte è da denuncia penale per appropriazione indebita di tempo libero.
Centotredici minuti di caos assoluto. Non ci credete? Come altro definire la figura del fidanzato di Trapanese che prima scompare perché spaventato da questa adozione e poi ricompare per una fugace limonata senza un senso? Non è che i due si rimettono insieme né che si dicono addio una volta per tutte. Si baciano, si dicono due battute mal scritte e poi svaniscono dietro le pieghe di una nuova insensata inquadratura. Altro esempio? Luca ottiene l’affido della piccola Alba e cosa fa? Parte per Procida, ma senza dirlo a nessuno… nemmeno agli spettatori. Li vedete in quest’isola bellissima e vi chiedete perché non sono a Napoli e da dove spunta quella casa dal panorama mozzafiato. Forse il regista Mollo (che che aveva già regalato obbrobri come Anni Da Cane e Il Sud è Niente) contava di spiegarci tutto telepaticamente? Forse hanno segato senza una logica preziosi minuti di film? Forse è fatto tutto molto male?
Sappiamo tutti qual è la risposta giusta ma non lo diciamo per buon gusto, quello che non ha avuto chi ha deciso di rappresentare in versione cinematografica un fatto così unico nella storia moderna dei diritti italiani e un romanzo che ha commosso molti lettori. Se Alba è “nata per te”, caro Luca Trapanese, per te Fabio Mollo, invece, non ha fatto un buon lavoro con la cinepresa in mano. Fate come noi, ripulitevi gli occhi con i bellissimi (e verissimi) video che padre e figlia postano sul loro Instagram. Quella sì che è poesia.