Next Day: Survival, sopravvivenza nella steppa – 3

Ecco la terza parte del nostro AAR su Next Day: Survival; questa volta ci uniamo ad un gruppo di alleati per affrontare una pericolosa incursione.

 

 

Qui la seconda parte del racconto.

Dopo quello scontro ho imparato ad andare in giro possibilmente in coppia. È più sicuro, ma occorre conoscere l’altro, fidarsi, e muoversi come una sola ombra. Il fatto che si parlino lingue differenti non aiuta, in tal senso.
Il Leone l’ho conosciuto per caso, quando non ero ancora affiliato ai Civili. Aveva lanciato una richiesta di soccorso via radio, sul canale pubblico, a causa di un avvelenamento alimentare che lo stava letteralmente uccidendo. Dopo avergli dato alcuni consigli, ho continuato nelle mie attività, lasciando cadere nel vuoto le sue richieste di aiuto. Sebbene crudele, occorre rimanere concentrati su di sé, in questo mondo; abbassare la guardia può avere conseguenze fatali. Mors tua, vita mea, purtroppo.
Dopo alcuni minuti, esplorando alcune costruzioni, ci siamo trovati l’uno di fronte all’altro. Spianati i fucili, lui ha avuto un movimento sussultorio ed ha iniziato a vomitare copiosamente sul pavimento. Mi ha nuovamente chiesto aiuto, era sull’orlo della disperazione, il viso scavato ed emaciato. La richiesta non era da poco: dare un medikit ad uno sconosciuto. Nel mio zaino ne avevo solo due, e nessuno al campo base, però ho deciso di aiutarlo, dubbioso se stessi facendo la cosa giusta. La sua riconoscenza è stata sincera, tanto che mi ha accompagnato nella mia esplorazione, aiutandomi a portare i miei oggetti in eccesso e restituendomeli alla fine della nostra peregrinazione.

 

 

In un’altra occasione, ci siamo uniti alla Capra ed alla Tartaruga nel respingere un attacco dei Saccheggiatori al campo dei Civili. Questi scontri, se vinti, sono molto proficui in termini di oggetti da ottenere. Armi, munizioni, medicine, vestiti sono difficili da reperire da queste parti. Depredare i cadaveri fa parte dei compiti necessari se si vuole sopravvivere, e purtroppo talvolta è importante approfittare anche dei corpi dei nostri alleati che hanno perso la vita. Non è bello, ma è necessario.
Subito dopo lo scontro, la Tartaruga ci ha proposto di infiltrarci in un rifugio sotterraneo occupato da Militari isolati all’interno della zona. Come noi, sono rimasti tagliati fuori dal mondo circostante da una fitta e mortale nebbia verde, che è possibile attraversare solo per brevi periodi e indossando speciali tute protettive. Nessuno di quelli che si è avventurato parecchio all’esterno è tornato per raccontarci cosa stia succedendo là fuori.

 

 

In quattro, tutti bene armati, siamo una forza da combattimento che incute timore. Ma nel labirinto del rifugio siamo costretti a stare vicini, e la mancanza di ripari ci rende facili bersagli. La Tartaruga viene colpito immediatamente a morte, noi tre ci facciamo strada stanza dopo stanza. Poi la Capra rimane isolato, ed io ed il Leone ci troviamo relativamente coperti in una camerata ma accerchiati quasi da ogni lato, e costantemente fatti oggetto di colpi. Ne abbatto non meno di tre solo in quel frangente, ma sono troppi ad arrivarci addosso e a metterci pressione. Rimango ferito, e mentre tampono le ferite il Leone è solo a respingere l’attacco. Facciamo razzia di quello che abbiamo intorno, senza andare troppo per il sottile, e quasi in panico corriamo verso l’uscita. Vedo nel corridoio parallelo apparire una sagoma ostile che vuole tagliarci la strada; riesco ad arrivare all’angolo prima di lui, ed appena lo inquadro nel mirino gli scarico una raffica in piena faccia. La strada è aperta, e dietro l’angolo troviamo anche la Capra, che si era perso. Insieme riprendiamo la via per la superficie, lasciandoci alle spalle numerosi cadaveri, medikit usati ed un nostro compagno.

 

Qui la quarta parte del racconto.

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