La seconda stagione di Oshi No Ko punta molto su Aqua e il teatro, lasciando da parte Ruby; è una scelta davvero vincente?
Dopo l’ottima riuscita della prima stagione, Oshi No Ko torna con una seconda parte che cambia leggermente registro, pur mantenendo il suo sguardo critico e profondo sul mondo dello spettacolo. Se nella prima stagione la narrazione era suddivisa in modo abbastanza equo tra i due protagonisti, nella seconda la scena è occupata quasi interamente da Aqua, lasciando la sorella Ruby sullo sfondo. La storia si concentra infatti sull’arco narrativo dedicato al teatro, in particolare sull’adattamento scenico in stile 2.5D del manga fittizio Tokyo Blade, offrendo così una nuova prospettiva su un settore dell’intrattenimento non esplorato fino ad ora.
La stagione prende il via con la partecipazione di Aqua e di altri giovani attori all’allestimento teatrale; un progetto ambizioso che mette in luce tutte le sfide di questo nuovo modo di fare teatro, dove attori in carne e ossa devono incarnare personaggi iconici di manga e anime, rimanendo fedeli all’opera originale. Tra prove estenuanti, rivalità accese e scontri d’ego, si snoda un racconto che intreccia arte e vita, performance e introspezione, mentre sullo sfondo rimane l’obiettivo personale di Aqua: scoprire la verità sull’omicidio della madre, Ai Hoshino.
Ciò che colpisce fin da subito è l’approfondimento accurato e credibile dell’ambiente teatrale. La serie mette in scena le pressioni che gravano su attori, registi e sceneggiatori, offrendo uno spaccato vivido delle tensioni che si creano in una produzione tanto complessa. Le interazioni tra i personaggi sono scritte con attenzione, rivelando gelosie, ambizioni e fragilità. Interessante anche la riflessione sulla doppia identità degli attori: da una parte la persona, con le sue insicurezze e i suoi limiti, dall’altra il personaggio pubblico, che su social e media deve mostrarsi sempre impeccabile. Si tratta di un contrasto che la serie affronta con delicatezza, facendo emergere quanto possa essere faticoso e alienante indossare costantemente una maschera.
In questo contesto si inserisce il confronto, tanto professionale quanto emotivo, tra Akane e Kana. Le due attrici incarnano approcci opposti alla recitazione e alla vita, si stimano e si odiano, si sfidano e si rincorrono. La loro rivalità raggiunge momenti di grande intensità, sia sul palco che fuori, alimentata anche dalla comune attrazione verso Aqua. Ma al di là della competizione, ciò che emerge è la passione autentica per la recitazione, che le unisce più di quanto siano disposte ad ammettere.
Lo studio Doga Kobo si conferma all’altezza della sfida anche in questa seconda stagione, offrendo un comparto tecnico solido e capace. Le sequenze teatrali sono animate con grande cura: movimenti fluidi, regia dinamica e colori vivaci creano un’atmosfera coinvolgente, capace di catturare lo spettatore e trascinarlo sul palcoscenico insieme ai personaggi. Anche la colonna sonora si dimostra all’altezza, con brani che si fondono perfettamente con le scene più intense, amplificando l’impatto emotivo.
Come accennato, il racconto abbandona temporaneamente Ruby e i membri del team di produzione, protagonisti nella prima stagione. Un cambiamento che segue il naturale fluire della trama e che, presumibilmente, verrà riequilibrato nei prossimi archi narrativi, incentrati di nuovo sul mondo delle idol. Se la prima stagione colpiva per i colpi di scena e i momenti scioccanti, questa seconda parte osa meno, ma riesce comunque a mantenere viva l’attenzione spostando il focus su dinamiche più interiori e psicologiche.
La trama principale legata all’indagine sulla morte di Ai resta in sospeso fino agli ultimi episodi, dove riemerge con un colpo di scena che lascia spazio a dubbi e nuove teorie. Interessante anche il ribaltamento dell’approccio alla vita tra Aqua e Ruby nel finale: lui si lascia abbracciare dalla vita e lei invece viene sopraffatta dai pensieri negativi. Resta comunque molto forte la sensazione che il ragazzo sia destinato a tornare a confrontarsi con la sua oscurità molto presto.
Oshi No Ko non perde la sua natura di critica al sistema dello spettacolo, anche se questa volta lo fa esplorando i palchi del teatro anziché quelli del mondo Idol. L’attenzione tutta rivolta ad Aqua e al contesto teatrale squilibra un po’ l’insieme, ma prepara con efficacia il terreno per futuri sviluppi. La terza stagione è già stata annunciata e dovrebbe arrivare in Giappone entro il 2026: non resta quindi che sperare in una distribuzione internazionale rapida, così da poter tornare presto a seguire il destino di questi personaggi tanto fragili quanto affascinanti.