Varsavia ha messo da parte le proprie istanze nazionalistiche per abbracciare un approccio di crescita legato alla propria potenza militare e al suo ruolo nell’UE.
La Polonia ha intrapreso negli ultimi anni un processo di trasformazione strategica che sta portando il Paese ad emergere come una delle principali potenze militari e tecnologiche d’Europa. Questo sviluppo è guidato da una combinazione di fattori economici, politici e di sicurezza, che stanno spingendo Varsavia a rafforzare le proprie capacità difensive e a cercare un ruolo più prominente all’interno dell’Unione Europea e della NATO.
La modernizzazione delle forze armate polacche ha l’obiettivo di creare il più grande esercito terrestre d’Europa; Varsavia punta ad annoverare nelle proprie forze oltre trecentomila soldati equipaggiati con moderne dotazioni militari. Nel solo 2024 la Polonia ha speso più del 4% del PIL in budget per la difesa, ben oltre la soglia del 2% raccomandata dalla NATO, questo si è tradotto nell’acquisto di carri armati Abrams americani e K2 coreani oltre che di centinaia di velivoli da combattimento.
Anche l’industria locale ha giovato di questa nuova strategia, Varsavia ha infatti rafforzato la propria industria della difesa, promuovendo la produzione nazionale di armamenti e tecnologie militari; aziende polacche come PGZ hanno visto una crescita significativa, contribuendo alla creazione di un settore difensivo più autonomo e competitivo. Ulteriori investimenti sono stati fatti in campo cibernetico e spaziale, con la creazione delle Forze di Difesa Cibernetica e la partecipazione a programmi satellitari.
Il PIL della Polonia ha giovato di questa strategia raggiungendo i 980 miliardi di dollari nel 2025 e un tasso di disoccupazione tra i più bassi dell’UE; l’adesione all’Unione Europea ha facilitato l’accesso ai fondi strutturali e agli investimenti esteri, contribuendo allo sviluppo di infrastrutture moderne e a un ambiente favorevole agli affari.
A livello politico Varsavia ha assunto un ruolo più assertivo all’interno dell’UE, culminato con la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea nel 2025. Il Governo polacco ha promosso iniziative per rafforzare la sicurezza e la difesa europea, come il progetto “East Shield”, volto a creare una linea di difesa lungo il confine orientale dell’UE. Queste decisioni sembrano indicare la volontà polacca di influenzare la direzione strategica dell’Europa, in particolare in risposta alle minacce percepite provenienti dalla Russia.
Non è un caso che nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio polacco Donald Tusk fosse presente a Kiev con i leader UE Macron, Starmer e Merz per discutere il piano d’azione sulla guerra in Ucraina insieme al Presidente Zelensky. Mentre Meloni e Von der Leyen erano connesse da remoto, la presenza fisica di Tusk simboleggia l’instaurazione di un nuovo asse europeo, almeno in termini di difesa, verso una triade franco-tedesca-polacca, affiancata dall’alleato Regno Unito.
La Polonia ha iniziato un periodo di ascesa sulla scena internazionale e sta emergendo come una potenza militare e tecnologica in Europa, e questo grazie a una combinazione di investimenti nella difesa, crescita economica e iniziative politiche strategiche. La classe politica polacca è riuscita in pochi anni a bilanciare le proprie istanze di stampo nazionalistico e a convogliare le forze nell’obiettivo di assumere un ruolo decisivo in contesti multilaterali come la NATO e l’Unione Europea.
La strategia polacca ha trovato come punto galvanizzante l’aggressione russa dell’Ucraina, vicina di casa di Varsavia; finché Mosca verrà percepita come nemico esistenziale è difficile prevedere un’inversione di rotta nei piani del Governo Tusk, anche se i movimenti nazionalisti, tra cui alcuni vicini al Cremlino, sono sempre in agguato. Quello che è certo è che la Polonia ricopre oggi un ruolo di leader all’interno dell’Unione Europea e il Paese ha posto delle basi solide sul futuro della propria difesa dotandosi di un potenziale militare che non ha pari con la maggioranza delle potenze del continente.