Un film di fantascienza dai ritmi lenti ma con inaspettati risvolti emotivi, Solaris è una buona visione per gli amanti del genere.
Solaris e’ il remake dell’omonimo film russo del 1972, diretto da quell’Andrei Tarkovskij che incontreremo ancora sette anni dopo in Stalker, capolavoro e pietra miliare del genere che ispirera’ uno dei migliori videogiochi di sempre e tutta una serie di altre produzioni ludiche e cinematografiche.
Rispetto al film originale, il remake del 2002 diretto da Stephen Soderbergh manca di tutto il preambolo iniziale previsto da Tarkovskij, tutta quella fase di analisi e discussione svolta a terra prima di iniziare la missione. Qui invece di troviamo gia’ catapultati nell’immediato, nell’urgenza: un famoso psicologo viene spedito sull’astronave orbitante intorno al pianeta Solaris, a scoprire il motivo per cui l’equipaggio abbia interrotto i contatti con la Terra dopo aver mandato comunicazioni di strani, inspiegabili avvenimenti capaci di sconvolgere le menti degli astronauti.
La nostra attenzione e’ catturata dal mistero dietro questi fatti, da certi passaggi non completamente chiari (ne’ chiariti), sull’impossibile che diventa realta’. La sequenza degli eventi e’ lineare ma sconnessa, come se fosse tenuta insieme piu’ da un filo logico che da quello temporale; e lo stato di alienazione dell’equipaggio e’ tale da mantenere alto il livello di tensione. Quando poi si inizia a sollevare il velo che impedisce di comprendere quanto stia accadendo, i pezzi iniziano ma mettersi in ordine, sebbene la spiegazione sia contemporaneamente assurda e perfettamente logica.
Soderbergh utilizza determinate inquadrature con sapienza, abilissimo nel saturare l’immagine con i volti dei protagonisti e con le loro emozioni, il loro terrore, le loro insicurezze; la struttura claustrofobica dell’astronave amplia questo effetto, e conferisce una costante sensazione di insofferenza. Gli attori sono bravissimi nel consentire allo spettatore di immergersi nel racconto; uno George Clooney pacato ma paranoico fa la parte del leone, ma condivide lo schermo con una convincente Natascha McElhone (gia’ apprezzata in Ronin), Viola Davis ed il sottovalutato Jeremy Davies (Salvate il Soldato Ryan, Dogville). Il pacchetto attoriale conferisce ulteriore forza ad un film particolare e molto solido di suo.
La fotografia concede giocoforza scorci eccezionali, meravigliosi: il pianeta e’ rappresentato con colori brillanti, e le evoluzioni che avvengono sulla sua superficie sono arte, poesia. Non e’ possibile non rimanere incantati e completamente ipnotizzati dalle evoluzioni di luce e colori che avvengono sulla superficie del pianeta.
Le immagini, cosi’ particolari, sono accompagnate da una colonna sonora d’ambiente che merita di essere riascoltata anche da sola in un secondo tempo. Le scene all’interno dell’astronave sono ben realizzate, semplici ma concrete, e il risultato complessivo e’ pulito, senza fronzoli.
Quello che forse manca a Solaris e’ che non riesce a suscitare forti emozioni nello spettatore: sicuramente stupore, empatia, dubbio sono sensazioni che si provano nel vedere il film, ma non si e’ trascinati emotivamente nel racconto; sembra di essere presenti sul posto ma in modo un po’ distaccato. Questo impedisce a Solaris di entrare nel gotha dei film di fantascienza; ci troviamo comunque di fronte ad un bel film, ottimamente realizzato e degno di essere visto e rivisto nel corso degli anni.