The Commitments: la recensione

Irlanda; terra di patate, fate e gruppi musicali che tentano di sbarcare il lunario!

 

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Non sono molti i film a tema musicale che riesco a digerire. I piu’ vedono cori e balletti che mi ispirano rappresaglie a base di mitragliatori e bombe a mano; altri tento di ignorarli e basta. Ma questo The Commitments usa la musica (e che musica!) per raccontare una storia. Vogliamo paragonarlo ad un piccolo The Blues Brothers europeo? Possiamo farlo, tenendo conto che stiamo parlando di film con aspettative, potenzialita’ ed obiettivi completamente diversi.

The Commitments narra la storia di un gruppo di ragazzi di Dublino, che sotto la spinta del piu’ intraprendente di loro forma un gruppo di musica soul. Nonostante le difficolta’ iniziali, la mancanza di professionalita’ e di coesione dei vari membri del gruppo, il successo sembra finalmente arrivare; ma bastera’ il loro talento a contenere i loro caratteri?

 

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Il film non e’ una pietra miliare del cinema, ma ha numerosi pregi. Intanto, mostra il lato popolare della Dublino moderna (e’ stato girato nel 1991); una poverta’ diffusa, uno squallore totale nel quale le persone vivono con naturalezza e dignita’. E’ in questo contesto sociale che il protagonista, nei panni del manager, cerca i futuri membri dealla band; e sebbene non ci sia voglia di una critica o di una condanna della societa’ del tempo, il regista Alan Parker (autore dei validissimi Fuga di Mezzanotte, Pink Floyd The Wall, Birdy e Mississippi Burning, fra gli altri) e’ bravo ad usare il contesto per mettere in risalto contraddizioni e situazioni, anche grazie ad una serie infinita di piccole gag che non faranno ridere a crepapelle ma mantengono il sorriso sul viso per tutta la durata del film.

 

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Molto buona la selezione musicale; una galleria di classici fra il soul e il blues che trascina lo spettatore e lo immerge all’interno degli spettacoli nei vari pub di Dublino. Non e’ necessario essere appassionati del genere per apprezzare le sonorita’ del film, che si lascia apprezzare come poche commedie musicali riescono (ancora una volta i debiti paragoni con The Blues Brothers non sono campati in aria).

La sezione attoriale non presenta alcun volto noto, con l’eccezione di Colm Meaney nel ruolo del padre del manager (divertentissimo); nonostante questo, la buona regia e la capacita’ dei singoli ha permesso di realizzare un contesto attendibile e vivo. Gli attori sono stati presi piu’ fra cantanti e artisti locali, che dovevano garantire credibilita’: risultato ottenuto in pieno.
Discreta la fotografia, senza infamia e senza lode; assolve pienamente al compito senza farci strappare i capelli (ad averli).

 

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The Commitments e’ un film piacevole da vedere e da ascoltare, che merita sicuramente che merita di entrare a far parte della vostra videoteca al pari di altri film inglesi che avrebbero meritato maggior fortuna.

 

The Commitments, 1991
Voto: 7.5
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