The Precint: la recensione

Nonostante diversi spigoli non smussati, The Precint è un passabile titolo arcade che ci mette nei panni di un poliziotto in pieni anni ’80.

 

 

Dura la vita dei tutori dell’ordine: chiamati a rischiare la pelle per difendere sconosciuti, osteggiati e dileggiati da quella fetta di società che non vuole regole, spesso lasciati da soli a gestire i traumi di un lavoro che li può porre di fronte ad eventi in grado di lasciare un segno permanente nell’animo. E’ per questo che quando esce un nuovo videogioco a loro dedicato le nostre aspettative sono sempre alte; raramente però queste vengono soddisfatte.

 

 

The Precint è un titolo che in fase di preview ci aveva dato una sensazione diversa dalla sua vera natura, ma che oggi si svela essere un titolo prettamente arcade dove, contrariamente a quanto potesse sembrare inizialmente, non c’è alcuna fase gestionale o pretesa simulativa: tutto ruota intorno alla figura del nostro personaggio, una recluta fresca di assegnazione, figlio di un poliziotto integerrimo morto compiendo il suo dovere, che attraverso innumerevoli turni di lavoro riuscirà a sgominare gang, arrestare omicidi e un numero tendente all’infinito di cittadini molesti.

L’introduzione, lunghetta e affettata, mostra immediatamente i difetti di quell’elemento narrativo che permette a The Precint di svilupparsi e di dare un senso ai nostri pattugliamenti in strada. Se la trama di per sé non sarebbe nemmeno da scartare, i dialoghi sono mal scritti, stereotipati e poco realistici, e remano contro l’immersività del gioco insieme alle voci usate per i personaggi, spesso inadatte e tutt’altro che credibili.

 

 

 

The Precint però non è una serie di facce, voci e testo; è soprattutto azione nelle strade di Averno City. Le fasi di introduzione al gioco e le meccaniche di gestione degli eventi ricordano molto Police Simulator, ma in The Precint tutto è più snello e semplice da gestire; ecco quindi che ai primi pattugliamenti a piedi e alle multe messe sui parabrezza dei veicolo in divieto di sosta potremo rapidamente passare a inseguire veicoli sospetti, bloccare dei ladri o iniziare uno scontro a fuoco con i membri delle gang locali.

 

Il sistema di interazione con i cittadini di Averno utilizza un menu circolare che presenta le varie opzioni disponibili, ed è oggettivamente molto pratico e soprattutto rapido da usare una volta presa la mano. Il problema è la trafila pressoché sempre uguale a sé stessa una volta che abbiamo fermato l’interlocutore: controllare i documenti; cercare sul corpo e, se in auto, fare l’alcool-test e aprire il bagagliaio bagagliaio; contestare le immancabili infrazioni e arrestare nove volte su dieci il fermato. Immagino che non sia semplice rendere avvincente questa componente, ma la completa mancanza di una parte investigativa si sente: qui ci si limita a selezionare le varie contestazioni che riteniamo corrette e poco altro. La stessa casistica di situazioni è abbastanza limitata: mancano tantissimi tipi di interventi, anche di semplice supporto o soccorso, che potevano rendere il gioco più vario.

 

 

Dove The Precint dà il meglio di sé è negli inseguimenti, specialmente in auto: gli sviluppatori di Fallen Tree Games sono stati bravissimi a creare un mondo di gioco credibile e in grado di offrire moltissime opzioni su come affrontarlo alla guida. Le auto perdono aderenza, specialmente sul bagnato, sbattono e creano danni; il risultato è altamente spettacolare, anche se non si può ignorare una fisica talvolta capace di scagliare violentemente in aria un’auto colpita frontalmente o sbriciolare sotto il parafango della nostra vettura di servizio muri di mattoni, reti metalliche e new jersey di cemento come se fossero di cartapesta. Nonostante questi particolari, un’AI che mostra talvolta i limiti quando si trova un’ostacolo sulla strada ed un non totalmente convincente sistema di fermo dei fuggitivi, gli inseguimenti sono adrenalinici e davvero appaganti: tra incidenti, pezzi di cofano che volano, pezzi di scenario che vanno in frantumi (ma che troveremo miracolosamente ricostruiti dieci secondi dopo il nostro passaggio) e la possibilità di chiamare rinforzi, questa fase vale sicuramente la pena di essere provata.

 

 

Non a caso, gli sviluppatori hanno capito benissimo quale sia il punto di forza di The Precint, tanto che sono stati aggiunti dei minigiochi, completamente scollegati dalla storia principale, e che consentono di inscenare delle gare clandestine per le strade cittadine o effettuare delle prove a tempo lungo le stesse.

Interessanti gli inseguimenti a piedi, anche se non hanno lo stesso mordente, mentre i pattugliamenti con l’elicottero sono positivi come idea ma non aggiungono nulla all’esperienza di gioco e alla lunga risultano poco attraenti.

 

 

Negli scontri a fuoco (ma anche nelle fasi di cattura meno cruente) abbiamo a disposizione diverse armi (letali o meno) che possiamo via via sbloccare in base ai punti esperienza ottenuti in gioco e che sono equipaggiabili dal bagagliaio della nostra auto di servizio (che peraltro contiene una quantità di proiettili infinita); i conflitti sono violenti e pericolosi, ma se dovessimo morire il gioco ci riporterebbe in una zona limitrofa, resettando l’incontro e generando un nuovo evento da risolvere. Ad essere onesti questo approccio evita di dover rifare il turno di lavoro per intero, ma al tempo stesso toglie tensione e difficoltà al gioco.

 

 

Nel caso ci fossimo allontanati troppo dal nostro veicolo potremo poi requisire un auto civile, o più facilmente far magicamente apparire vicino a noi una nuova auto della Polizia, immacolata e fiammante.
Tutti questi aspetti, uniti al fatto che non incorreremo in nessuna reale conseguenza in caso di morte, di uccisione di civili o di sospetti inoffensivi, rende il tasso di sfida di The Precint piuttosto basso, e unito al fatto che lo schema delle chiamate alla fine è sempre lo stesso, rende il gioco spesso blando e ripetitivo.

The Precint è stato realizzato con in mente la distribuzione del titolo sulle console, e questo si riflette sia sull’approccio molto semplificato del gioco (non un male di per sé) sia sullo schema di comandi pensato espressamente per i tasti del joypad, che viene consigliato espressamente anche per i giocatori PC. E’ possibile giocare a The Precint anche con mouse e tastiera, ma inspiegabilmente una parte del tastierino numerico non viene affatto riconosciuto, rendendo complicatissimo giocare ai mancini.

 

 

Complessivamente, The Precint non è un gioco che possa far gridare al miracolo. La storia si divide tra una discreta trama di fondo e una pessima narrazione, ed alcune componenti di gameplay molto buone con altre meno azzeccate. Il rischio che nel lungo periodo si possa accusare una certa ripetitività è presente e va considerato: già dopo poche ore si ha la sensazione di aver visto tutto quello che il gioco ha da proporre, e questo non è certo un bene. Al tempo stesso, The Precint, pur non essendo e non volendo essere un simulatore, è probabilmente il gioco di Polizia più divertente al momento presente sul mercato, ed in attesa di un improbabile remake di Hill Street Blues (l’ingiocabile ma estremamente affascinante gioco di Amighiana memoria legato ai protagonisti della serie TV Hill Street Giorno E Notte) è una possibile opzione nonostante i suoi numerosi difettucci.

 

The Precint, 2025
Voto: 6.5
Per condividere questo articolo: