Bank of England: economia britannica in crisi. Crescita economica, produttività e salari: ecco come è cambiato il Regno Unito dopo il “Leave”.
Il divorzio da Bruxelles è costato in tre anni al Regno Unito 32 miliardi di mancati investimenti aziendali e conseguente calo della produttività. Basti pensare che fino al 2016 il volume dell’economia britannica equivaleva al 90% di quella tedesca; ad oggi questa percentuale si è ridotta drasticamente al 70%. Ma qual è il legame tra l’andamento negativo del PIL e la Brexit? Sicuramente il ridimensionamento economico è dovuto in primis alla svalutazione della sterlina, che dopo il referendum del 2016 ha perso circa il 20%.
La svalutazione monetaria ha determinato un rincaro delle importazioni nonché una perdita del valore salariale (circa 2,9%), tanto che le stime parlano di una riduzione media del budget domestico di circa mille sterline all’anno per ogni famiglia del Regno Unito. Il crollo del PIL britannico sembrerebbe essere legato in particolare al settore del commercio, con un declino degli scambi attraverso la Manica dovuto, almeno inizialmente, anche alla emergenza sanitaria del 2020.
Inoltre, secondo uno studio della Bank of England, l’uscita dall’UE ha provocato una forte riduzione degli investimenti del settore privato, inferiori di circa il 19% rispetto al resto d’Europa, e dell’offerta di manodopera, dovuta all’esodo dei lavoratori stranieri. Quest’ultimo fattore ha condotto inevitabilmente ad un incremento dei salari che, assieme all’aumento del costo delle materie prime, in particolare dei prodotti energetici, indotto dal conflitto russo-ucraino, ha alimentato l’inflazione, crescente per tutto il 2022 e prevista in crescita nel 2023 rispetto agli altri paesi membri dell’UE. Infine, l’abbandono dell’area Schengen e la reintroduzione dei visti all’ingresso hanno impattato negativamente sia sul settore del turismo che sul commercio, con il ritorno alle vecchie barriere tariffarie per le importazioni. La Brexit sta pertanto compromettendo la competitività economica e finanziaria del Regno Unito, minandone fortemente la crescita.
Nonostante molti economisti all’epoca abbiano gridato alla recessione, all’inflazione, alla svalutazione monetaria e alla disoccupazione come conseguenze della Brexit, verrebbe da chiedersi perché il Regno Unito abbia comunque deciso di uscire dall’Unione Europea. In primo luogo, la Brexit ha rappresentato un tentativo di riconquista della sovranità nei confronti di Bruxelles, in linea con la politica populista e nazionalista degli attivisti del “Leave”. In quest’ottica, la Brexit risponde anche al desiderio di ridurre l’immigrazione europea nel Regno Unito, in forte aumento negli ultimi anni. Quest’ultimo fattore poggia su elementi sia di carattere economico che, soprattutto, culturale: l’aumento degli stranieri avrebbe sottratto ai cittadini inglesi delle opportunità lavorative, dimezzandone gli stipendi nonché l’accesso ai pubblici servizi. Questo quanto sostenuto dai laburisti, perlopiù in Inghilterra e Galles, favorevoli al “Leave”, in forte contrapposizione con la Scozia che vedeva nella Brexit un ulteriore allontanamento dall’Europa ed una conseguente, maggiore, dipendenza dall’Inghilterra. Probabilmente la campagna “Remain” ha fallito nel tentativo di spiegare gli effetti economici della Brexit a persone “non del settore”. È anche vero che, oltre ad elementi puramente economici, hanno influito sulla scelta degli elettori anche fattori di carattere politico-territoriale, sociale e culturale.
A prescindere dall’esito del referendum del 2016, sarebbe importante capire se, alla luce dei dati pubblicati, il governo inglese stia ad oggi considerando l’idea di fare un passo indietro, in linea con i diversi accordi commerciali previsti o già firmati con l’UE, o se dovesse optare nuovamente per una politica nazionalista e indipendentista. E, in quest’ultimo caso, considerato il ruolo che la City State ricopre ancora oggi a livello finanziario, quali potrebbero essere le conseguenze sull’inflazione britannica e, più in generale, sull’economia mondiale?