Ucraina: gli errori di USA e NATO

No, forse la Russia non è necessariamente il cattivo di turno: USA e NATO stanno adottando una strategia rischiosa e provocatoria.

 

 

Uno dei problemi dell’informazione degli ultimi anni è che le notizie vengono proposte e commentate a senso unico. C’è sicuramente un misto di mancanza di preparazione dei giornalisti e di cattiva fede in questa situazione, ma il problema non cambia: l’opinione pubblica viene spinta in una direzione ben precisa e non vengono forniti elementi critici sui quali ragionare.

L’attuale crisi in Ucrania è l’esempio perfetto. Sebbene in Italia se ne parli fin troppo poco, la situazione è tesa e critica; NATO e Russia sono ai ferri corti come non accadeva dagli anni ’80, e tutta la strategia diplomatica degli ultimi anni sta andando a farsi benedire.

Una specifica strategia USA, che fa uso anche di pressioni economiche oltre che politiche, sta mettendo sotto enorme pressione la Russia. La continua ed aggressiva espansione della NATO ad est vede l’inclusione di paesi confinanti con Mosca e storicamente ed etnicamente legati al paese russo. La crisi ucraina è solo l’ultima ad essere esplosa, e non ieri, in ordine di tempo. La volontà di piazzare truppe NATO alle porte del territorio russo, eliminando tutti quegli stati cuscinetto che qualunque stratega riconosce come fondamentali negli equibri di potenze non amiche, è una follia pericolosa che denota arroganza e miopia.

 

 

La Russia, vedendosi progressivamente accerchiata e sotto minaccia da diversi fronti (pubblicheremo giovedì un’articolo dedicato), con installazioni NATO a poche centinaia di chilometri da tutti i centri urbani ed industriali più importanti (il fulcro dell’economia russa è nella parte europea del paese), non può non reagire. Lo fa con modalità che sono forse lontane dal nostro modo di pensare (ma nemmeno troppo, visto l’interventismo statunitense degli anni ’70 e ’80), ma sarebbbe infantile e ridicolo pensare che i russi accettino passivamente qualsiasi provocazione e potenziale aggressione lungo i loro confini.

 

 

Putin, al timone dello stato russo da venti anni, ha il merito di aver ereditato una nazione allo sbando, vittima di una crisi economica e sociale senza precedenti; ha avuto il merito di lasciarsi alle spalle un’ideologia comunista priva di senso e trasformare rapidamente il suo paese in una nuova superpotenza, forte economicamente, presente geopoliticamente e soprattutto affidabile nel dialogo internazionale. Avere un attore del genere è sicuramente scomodo per gli USA ed inaccettabile per quei politici che pensano di essere i padroni d’Europa, senza capire le logiche della diplomazia e della strategia internazionale.
Di sicuro la Russia di Putin è un mondo dalla regole scomode e tutt’altro che pulite. In nome della ragion di stato e dei ritorni personali, Putin ha costruito un impero tenuto in piedi anche da un fortissimo autoritarismo, da un KGB ancora vivo e vegeto che non esita a silenziare o far sparire oppositori scomodi in patria o in nazioni ritenute satelliti (anche in Ucraina), e da oscuri legami interni non molto dissimili da certe organizzazioni non ufficiali e non legali che, ad essere onesti, proliferano anche nel tanto decantato occidente.

 

 

Nel campo della politica internazionale non si può aspirare ad essere i valorosi cavalieri dal bianco manto. La ragion di stato esiste da sempre ed è quello che consente di mantenere i necessari equilibri per evitare conflitti e tensioni. Le potenze straniere vanno riconosciute e rispettate, specialmente quando con le stesse devi, volente o nolente, interfacciarti per motivi politici ed economici; e forse si fanno molti meno danni (e morti) accettando le differenze fra i popoli ed il loro modo di gestirsi, frutto di millenni di storia ed evoluzione culturale locale.
Far passare la Russia come un mostro è lecito e giusto per le associazioni che mirano a tutelare i diritti umani, ma in campo diplomatico è una mossa suicida e stupida.

Gli avversari non vanno messi in un angolo; come i gatti eviteranno lo scontro fino a che possibile, ma quando sarà necessario tireranno fuori gli artigli per difendersi. E faranno male.

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