Sul confine tra Bangladesh e Myanmar agisce l’Arakan Army, un movimento armato che minaccia la sicurezza e la stabilità regionale.
L’Arakan Army è gruppo armato attivo dal 2009 nello Stato di Rakhine in Myanmar; questa organizzazione, formata su una base etnica, ha guadagnato sempre più potere negli ultimi anni ed esercita oggi un’influenza determinante sia sul piano territoriale sia su quello politico. Il movimento controlla oltre l’ottanta per cento di Rakhine e la totalità dei duecentosettantuno chilometri di confine col Bangladesh.
La presenza nel Myanmar Occidentale di questo gruppo influenza in maniera consistente l’architettura politica regionale, generando rischi di episodi di guerriglia e criminalità transfrontaliera. L’Armata procede con incursioni quasi quotidiane lungo il confine con il Bangladesh, causando numerose fuoriuscite di proiettili, colpi di mortaio e principi di incendi verso il confine bengalese; il fiume Naf, che marca il confine tra Myanmar e Bangladesh, è spesso preda delle azioni dell’Arakan Army, con migliaia di cittadini costretti a rimanere isolati a causa delle attività del movimento.
Il controllo del corridoio transfrontaliero tra i due Paesi è di vitale importanza per l’economia della regione; traffico di stupefacenti, di armi e di esseri umani sono tra le attività più redditizie della zona e avere il dominio sui confini equivale ad avere un importante ruolo strategico a livello continentale.
Mentre l’Arakan Army agisce quasi indisturbata nel Myanmar Occidentale, è il Bangladesh a subire le maggiori conseguenze dalla presenza del movimento presso i propri confini. Dhaka ha istituito dei canali informali con il gruppo per promuovere la sicurezza della regione e salvaguardare i rifugiati rohingya che abitano quei luoghi; il mancato riconoscimento del gruppo a livello internazionale però non permette di costruire basi solide per un rapporto diplomatico.
La minaccia strategica dell’Arakan Army in Asia è stata compresa anche dai grandi Paesi del settore; India e Cina intrattengono infatti canali non ufficiali con i rappresentanti del movimento, al fine di prevenire escalation che comporterebbero effetti negativi a livello continentale. Lo Stato di Rakhine si trova infatti all’incrocio di grandi progetti infrastrutturali asiatici, come il corridoio India-Myanmar-Thailandia, un progetto economico di notevole rilevanza per le ambizioni egemoniche di Nuova Delhi. La stabilità locale è un elemento imprescindibile per le grandi potenze come India e Cina, impegnate ad espandere la loro influenza per contendersi il primato asiatico.
Gli strumenti a disposizione del Bangladesh per contenere l’espansione dell’armata sono molteplici ma Dhaka fatica ancora ad adottare una strategia. Prendere il controllo esclusivo del confine attraverso il rafforzamento dei pattugliamenti è una soluzione non priva di rischi e le forze armate nazionali non sembrano pronte a fronteggiare una simile iniziativa. Un’altra via può essere rappresentata dall’instaurazione di un dialogo che promuova un coordinamento tra le due parti ma ciò legittimerebbe automaticamente il gruppo armato facendo perdere autorevolezza tanto al Bangladesh quanto al Myanmar.
Il controllo dell’Arakan Army sul confine Bangladesh-Myanmar è ormai passato da crisi temporanea a strutturale, e tutti gli attori regionali si stanno interessando a questo gruppo armato. Questa zona dell’Asia rischia nel medio termine di diventare un nuovo focolaio di disordini che potrebbero avere ripercussioni sia a livello regionale che mondiale. Dhaka appare oggi debole e incapace di contenere il gruppo che insiste sui propri confini; la speranza dei bengalesi è che le grandi potenze come India e Cina siano interessate a contenere anche loro le mire espansionistiche dell’Arakan Army per salvaguardare i propri interessi ed assicurare la pace nella regione.