USA-Iran: tensioni ma niente guerra

Lo scontro tra USA e Iran assomiglia ad uno scontro diplomatico militarizzato più che ad una vera e propria guerra.

 

 

Nella notte tra il 21 e il 22 giugno l’Amministrazione Trump ha lanciato l’operazione “Martello di Mezzanotte” con cui ha bombardato i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan; nell’attacco sono state impiegate bombe bunker-buster GBU-57 le quali, secondo il Presidente USA, avrebbero distrutto completamente le strutture sotterranee di arricchimento dell’uranio dell’Iran. L’offensiva è stata eseguita in appoggio all’azione lanciata da Israele nei giorni precedenti e potrebbe far pensare ad un allargamento del conflitto su scala globale, anche se in realtà sono diversi i segnali che ci suggeriscono il contrario.

L’attacco USA è stato potente ma anche comunicato in anticipo alla controparte iraniana; la Repubblica Islamica ha infatti avuto il tempo sia di evacuare gli impianti sia di spostare l’uranio al sicuro. Il 23 giugno Teheran ha risposto con un lancio simbolico di missili balistici contro la base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar. Anche questo attacco è stato ampiamente comunicato in anticipo a Doha e a Washington D.C. che hanno intercettato tredici dei quattordici missili iraniani.

 

 

Da entrambe le parti stiamo assistendo a dimostrazioni di forza che sembrano però voler scongiurare un confronto diretto. A livello simbolico ciascuna parte vuole dimostrare controllo e decisionismo: Washington colpisce infrastrutture nucleari, Teheran mostra capacità di risposta. Da un punto di vista strategico entrambi evitano un’escalation totale: nessuna truppa terrestre, nessuna dichiarazione di guerra aperta, attacchi mirati e limitati nel tempo e spazio. Si tratta della cosiddetta “guerra a fasi”, pensata per rafforzare la posizione interna e internazionale senza entrare in conflitto totale.

Per Trump l’operazione funziona come una propaganda a favore dell’alleato Israele e contro il nemico Iran; gli USA dimostrano autorevolezza annunciando il cessate il fuoco in Medio Oriente capitalizzando diplomaticamente in vista del vertice NATO. Per l’Iran la mossa è un messaggio geopolitico in cui dimostra le proprie capacità di contrattaccare senza innescare un’escalation incontrollata. Il rischio di una spirale irreversibile resta ma ad oggi stiamo assistendo ad una sfida a bassa tensione, controllata e gestita.

I canali di comunicazione tra USA e Iran sono aperti e che sia in maniera esplicita o implicita le parti si stanno posizionando su un’escalation controllata. Si tratta di un episodio di guerra limitata in cui le parti misurano attentamente le mosse: gli USA lanciano colpi forti ma limitati, concentrati su messaggi politici interni ed esterni; l’Iran risponde con simmetria simbolica, senza cercare un’escalation. Stiamo assistendo ad una partita diplomatica militarizzata in cui ulteriori risposte iraniane e la mediazione internazionale diverranno ago della bilancia nei prossimi giorni.

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