Cosa accade quando la diplomazia prende il sopravvento? Anche la miglior trama può perdere slancio se affogata tra burocrazia, riunioni e dialoghi infiniti.
La terza stagione di Vita Da Slime (Tensei Shitara Slime Datta Ken) continua a seguire le vicende di Rimuru e dei suoi compagni nel regno di Tempest, ma introduce un cambiamento di tono e di direzione che potrebbe non soddisfare tutti. Se fino a questo punto la serie aveva trovato un buon equilibrio tra azione, commedia e scoperta del mondo circostante, ora il focus sembra spostarsi sempre più sulle azioni e le decisioni del protagonista, ma non necessariamente nella direzione giusta.
Dopo essersi autoproclamato Re Demone, Rimuru si trova ad affrontare nuove responsabilità legate alla gestione del suo regno in espansione.
La terza stagione si apre con la tensione crescente tra Tempest e la Sacra Chiesa Occidentale, che culmina nello scontro con Hinata Sakaguchi; parallelamente, Rimuru inizia ad avviare rapporti diplomatici con altre nazioni, in particolare in vista della Fondazione del Consiglio del Concilio dell’Occidente. Mentre si moltiplicano gli incontri politici, si preparano anche nuove battaglie, tra cui il ritorno di Clayman e la minaccia dei signori dei demoni rivali. Tuttavia, gran parte della narrazione è occupata dalla costruzione del nuovo assetto politico internazionale, con un ritmo più pacato rispetto alle stagioni precedenti.
Con l’espansione del regno, vengono introdotte nuove dinamiche che cercano di sottolineare quanto Rimuru sia un sovrano attento e capace; il problema è che questa intenzione si concretizza in una sequenza interminabile di riunioni, lunghi dialoghi e un’eccessiva attenzione alla diplomazia, con il rischio di appiattire la narrazione. Le scene poco movimentate si moltiplicano e molte informazioni risultano ridondanti o scarsamente rilevanti per il cuore della trama.
Fortunatamente, la stagione conserva ancora sequenze d’azione, combattimenti e momenti in cui i poteri dei personaggi vengono mostrati in tutto il loro splendore. In questo senso, lo studio 8bit (Blue Lock), che si occupa della serie fin dal suo esordio, dimostra ancora una volta un’ottima cura visiva, soprattutto nelle scene più movimentate, dove animazione e grafica restano su livelli molto alti.
A risentirne invece è l’umorismo, elemento che in passato aveva alleggerito la tensione e reso più dinamico lo svolgimento degli eventi. Le parti comiche infatti sono decisamente ridotte, e questo contribuisce alla sensazione generale di lentezza che accompagna buona parte della stagione.
La crescita di Rimuru rimane il fulcro del racconto: il suo potere aumenta a dismisura, arrivando a superare qualsiasi limite immaginabile, tanto da fare invidia persino a Goku di Dragon Ball per la rapidità con cui acquisisce nuove capacità. Tuttavia, anche se la trama centrale mantiene una sua coerenza, il ritmo è spesso rallentato dalle numerose scene di pianificazione strategica, politica o diplomatica, che occupano gran parte degli episodi e rischiano di minare l’attenzione dello spettatore.
In definitiva, la terza stagione prende una strada che, se non corretta, potrebbe diventare un vicolo cieco per la serie. Se l’intento era quello di dare profondità e respiro al mondo di Tempest, il rischio concreto invece è proprio quello di soffocare l’avventura sotto il peso della burocrazia.