Wario si distacca dalle tradizioni nintendiane per portare le proprie regole sul tavolo da gioco del Gameboy Color.
Wario è sicuramente un personaggio discusso e divisivo. Nato sulle quattro gradazioni di grigio del Game Boy come boss finale nel celebrato Super Mario Land 2, è stato promosso come protagonista nell’attesissimo seguito Wario Land: Super Mario Land 3. Lontano dall’animo eroico di Mario e dalla sua propensione a salvare principesse e mondi in pericolo, punta soltanto ad accumulare ricchezze senza porsi troppi scrupoli sul metodo utilizzato per ottenerle. Questo porta differenze sostanziali nella giocabilità rispetto ad un tradizionale gioco di piattaforme, ma la prima avventura del buzzurro dai baffi spigolosi si rifà comunque alle radici delle precedenti apparizioni dell’idraulico italiano; eppure dopo uno scintillante esordio, la serie prenderà una direzione ben differente con questo Wario Land 2, senza sottotitoli, ad indicare un deciso cambio di rotta coincidente con il lancio di una nuova versione a colori della console portatile più amata di sempre.
La schermata del titolo che fa sfoggio della nuova tavolozza a disposizione del Game Boy.
La trama è piuttosto scarna, e viene narrata tramite scene di intermezzo umoristiche benché prive di dialoghi: il bruto è tornato nella sua reggia per godersi il tesoro sottratto al capitano Syrup nel gioco precedente, ma una mattina la sveglia lo distoglie dai suoi sogni per fargli scoprire che i pirati sono tornati per riprendersi tutto e vendicarsi del furto subito. Destatosi, sarà suo compito cacciare da casa gli intrusi ed inseguire la sua acerrima nemica in capo al mondo per tornare in possesso dei sacchi di monete e preziosi. Stavolta però le sue possibilità sono ben diverse: in un cambio di passo che all’inizio lascia interdetti, il personaggio da noi controllato è totalmente immortale. Nessuna vita, nessuna barra di energia, nessun modo di perdere la partita: l’unico svantaggio nell’essere colpiti da nemici od ostacoli è dover rinunciare ad una manciata di monete del proprio capitale.
La spallata è sempre la migliore alleata di Wario.
Data la facilità dei primi livelli, sembra la ricetta per un disastro. Eppure, sin dalle prime schermate si nota come arrivare in fondo a ciascun quadro richieda degli sforzi supplementari che vanno ben oltre la precisione nei salti o la capacità di sgominare i cattivi (ma chi sono poi i cattivi in questo gioco?). Questo perché ogni schermata è ricca di variazioni sul tema, che vanno dal semplice blocco distruttibile solo scagliandoci contro dei nemici alla più complessa dinamica delle trasformazioni, che rifinisce il sistema dei cappelli visto nel primo Wario Land rendendolo al tempo stesso un’arma da sfruttare ed uno svantaggio.
Per proseguire bisognerà conoscere gli effetti di ogni trasformazione, come ad esempio quella che ci rende una torcia umana che non può fermarsi e può solo saltare, ma prima di estinguersi ci trasforma brevemente in una fiammella utile per bruciare alcune parti del livello, oppure il Wario sovrappeso, incapace di muoversi agilmente per via della sua stazza e per questo adatto a sfondare certi tipi di pavimento. Che dire poi del Wario ubriaco, difficile da controllare e armato di alito pestilenziale come arma d’attacco?
Ogni muro potrebbe nascondere una stanza segreta, e trovarle tutte aiuta molto nell’avventura.
Al termine di ogni livello, che può essere completato in pochi secondi se si vuole arrivare solo alla fine o in diversi minuti se si vuole esplorare ogni angolo remoto, le monete accumulate saranno inserite in un totale che permette di spenderle in un minigioco che ha come premio un pezzetto di una mappa. E dopo il boss finale sarà chiaro che qualcosa non quadra: se il gioco è davvero terminato, com’è possibile che ne manchino così tanti? La risposta è dopo i titoli di coda, quando resettando la console si accede ad una nuova schermata di selezione del livello che ci fa capire come molte ambientazioni abbiano una seconda uscita segreta e delle porte nascoste contenenti dei tesori, anch’essi ottenibili con dei minigiochi che costano monete. Questo espande incredibilmente il numero dei livelli, la quantità di volte che ognuno di questi deve essere affrontato e lo sforzo che andrà profuso per trovare tutti i segreti. Si dia atto a Nintendo che in questo campo ha pochissimi rivali: la pianta di ogni ambientazione è disegnata in maniera semplicemente divina, con parti nascoste sagacemente e custodite da avversità che fanno spesso imprecare vigorosamente, pur non togliendo mai la voglia di riprovare.
Un oggetto molto pesante sulla testa appiattirà Wario, che in questa forma non può attaccare ma può planare.
E trattandosi di un titolo di punta della grande N, ci sono poche note stonate nella realizzazione tecnica. La grafica è pulitissima ed è rimasta per anni paradigma di qualità su Gameboy Color, portando un livello di dettaglio visto raramente su una console portatile dell’epoca. Il sonoro punta ancora sull’uso del leitmotiv udito nel predecessore, con più variazioni sul tema ma forse leggermente meno mordente, anche se restiamo su picchi di qualità decisamente alti. E come da prassi nel periodo della sua uscita, può essere giocato anche sulla console in bianco e nero, perdendo la poesia dei cieli azzurri e delle nuvole bianche ma mantenendo la stessa godibilità senza differenze da segnalare.
I boss non uccidono e non tolgono monete, ma se ci colpiscono bisognerà ricominciare ad affrontarli da zero.
Wario Land II è stato un punto di svolta in molti sensi: ora i portatili di Nintendo avevano realmente la propria mascotte in baffi e salopette, che si diversificava dai due famosi fratelli non più nel mero aspetto o nel carattere, ma anche nella tipologia di gioco. Lo si può amare o averlo profondamente in antipatia, ma di sicuro le sue peculiarità vanno a braccetto con un’esecuzione impeccabile (che troveremo ancora in seguito, persino in titoli di genere differente) ed una sana dose di divertimento, a patto di non spazientirsi quando si è costretti a rifare lo stesso salto quaranta volte perché si è stati trasformati in zombie proprio sul più bello.