Zero Sievert: la recensione

Il gioco realizzato da CABO Studio non raggiunge le vette sperate, ma rimane un buon titolo per gli appassionati di giochi d’azione.

 

 

Quando provammo Zero Sievert, all’epoca da poco rilasciato in early access, fummo colpiti dal suo gameplay lineare ma accattivante. Il titolo presentava delle caratteristiche che gli conferivano leggerezza, trasporto e innovazione; oggi, a circa due anni di distanza, la sensazione è di aver sprecato una grande chance.

 

 

Zero Sievert rientra nel filone dei giochi di estrazione, che prevedono un inserimento in zona di combattimento, la ricerca di materiali da saccheggiare, l’eventuale completamento di una missione e il rientro alla base attraverso un’uscita più o meno evidente. È una tipologia di giochi che dopo l’exploit di Escape From Tarkov stanno rapidamente moltiplicandosi; Zero Sievert è stato tra i primi ad arrivare sul mercato, sfruttando proprio lo stile di Escape From Tarkov ma presentando un sistema di gioco molto meno raffinato, seppur più immediato.

 

 

Zero Sievert è ambientato in un territorio post-apocalittico e altamente radioattivo che ricorda molto la Zona di S.T.A.L.K.E.R.; sebbene non ci siano chiari riferimenti all’iconico FPS, la presenza di anomalie, mutanti e personaggi armati che sparano a vista non possono non far immediatamente pensare al titolo di GSC.
Non avremo uno scopo ben preciso, se non quello di esplorare, saccheggiare corpi e casse, ed ovviamente rientrare alla base evitando di morire. Esiste una storia, ma le missioni sono piuttosto generiche e poco ispirate; anche se oggettivamente danno un senso di progressione nel gioco, servono perlopiù a permettere l’accesso a nuove aree e a dare uno stimolo al giocatore per continuare a giocare.

 

 

Rispetto alla versione in early access provata quasi due anni fa, poco è cambiato. Zero Sievert presenta una grafica a pixel bidimensionale, tipica di molti titoli indie da qualche anno a questa parte; sebbene aiuti molto quando si tratta di atmosfera di gioco, non aiuta nel gestire le anomalie ed evitarne il contatto.
L’interfaccia, decisamente spartana, potrebbe anche essere accettabile se solo i tasti usati per accedere ai vari pannelli funzionassero in modo consistente anche per chiuderli; o se si potesse diversificare i marcatori che mettiamo in mappa e che ci dovrebbero aiutare a navigare; o ancora, se selezionare il tipo di munizionamento fosse più rapido e intuitivo e se tutti i tasti potessero essere utilizzati per la rimappatura (perchè il backspace non è selezionabile?).

 

 

Il gioco presenta alcune imperfezioni che possono portare a morte prematura (uscire rapidamente dalla mappa, specialmente se stiamo mettendo un segnalino, è semplicemente impossibile) e dei bug mai risolti, alcuni piuttosto importanti. Ci sono anche delle scelte di design piuttosto discutibili, come il completo silenzio di alcuni dei mostri quando ci attaccano o la difficoltà nell’identificare facilmente i soldati (gli unici a non spararci addosso ad inizio partita) dagli altri abitanti umani della Zona, cosa che ci porterà fin troppe volte a perdere l’iniziativa negli scontri a fuoco o a sparare per errore ai nostri potenziali alleati.
La stessa storia sembra tirata un po’ via, messa insieme con lo scotch tanto per dare una linea narrativa al gioco; e questo per non parlare dei dialoghi in generale, scarni e scadenti.
Insomma Zero Sievert è tutt’altro che perfetto, ed è ingiustificabile il fatto che i problemi sopra elencati non siano stati affrontati nel periodo di early access, che ha visto pochi aggiornamenti del gioco e anche non così sostanziosi.

 

 

Resta il fatto che Zero Sievert è un gioco che, preso coi suoi difetti e senza pensare a quel che avrebbe potuto essere, sicuramente diverte: grazie alla difficoltà regolabile è possibile tarare il livello di sfida in base alle nostre necessità, e il gameplay è tutto sommato capace di attrarre il giocatore, soprattutto grazie alla breve durata di ogni incursione ed ai pericoli che sono onnipresenti.
La necessità di essere sempre sul chi vive alza senz’altro il livello di attenzione del giocatore, che si troverà vittima della sindrome “ancora una incursione e smetto”, capace di far accumulare ore e ore di gioco senza accorgersene. Zero Sievert non è un gioco facile, peraltro, e non sarà immediato sbloccare rapidamente nuove aree o nuove missioni. Da questo punto si rischia di esser vittime di una certa ripetitività, ma migliorare pian piano il proprio equipaggiamento, conoscere il comportamento dei nemici e capire come comportarsi in missione fa parte del fascino del titolo.

 

 

Zero Sievert è fondamentalmente un twin stick shooter dal ritmo molto più ragionato del solito, ma non basso: occorre capire quando e se aprire il fuoco, considerando quello che trasportiamo e che forse dovremmo più saggiamente riportare a casa. Anche se è molto difficile distinguere a prima vista gli amici dai nemici e se capire come arricchire di strutture la nostra base meriterebbe di essere spiegato più nel dettaglio, Zero Sievert offre una esperienza rigorosamente single player che appaga e cattura.
Non è un caso che Night Raider, del quale abbiamo parlato qualche mese fa, sia un clone spudorato, che forse per certi versi ha capito certi errori di Zero Sievert e ha accuratamente evitato di ripeterli.

Zero Sievert farà la felicità di quei giocatori che amano accumulare oggetti e tesori trovati in mappa; come in quei survival dove abbiamo casse stracolme di ramoscelli e foglie, anche in Zero Sievert non si butta via niente, almeno fino a che non esauriremo il ristretto spazio a nostra disposizione (che si tratti del nostro magazzino o del nostro zaino). Con mappe generate proceduralmente all’inizio di ogni missione che propongono biomi fissi ma con le strutture standard dislocate ogni volta in punti diversi, pur annusando l’odore del già visto ogni missione fa storia a se; e rientrare in base col bottino non è mai scontato.

 

 

Avesse risolto i suoi difetti più banali ed evidenti, e magari aggiungendo una vera e propria storia a far da canovaccio, Zero Sievert sarebbe stato un solido concorrente rispetto a titoli ben più rinomati; così invece si ferma semplicemente al rango di interessante gioco d’azione. Che sia chiaro: CABO Studio ha realizzato un videogame capace di farci passare decine e decine di ore attaccati allo schermo; eppure si sente che gli manca qualcosa, che è uscito dall’early access troppo presto, e che molte sue asperità avrebbero potuto essere facilmente rimosse.

 

Zero Sievert, 2024
Voto: 7.5
Per condividere questo articolo: