All’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, molti esponenti israeliani ed internazionali hanno paragonato il gruppo palestinese all’ISIS commettendo un grave errore.
Il mondo occidentale si è più volte trovato a fronteggiare attacchi, crisi e pericoli per la propria incapacità di analizzare il contesto esterno, derubricando come orientalismo tutti i fenomeni estranei al continente europeo e nord americano. Il problema coinvolge a trecentosessanta gradi istituzioni e opinione pubblica le quali tendono a raggruppare sotto il medesimo cappello eventi estremamente differenti tra loro: l’ultimo esempio di questa pratica controproducente la si nota oggi in Palestina, dove Hamas viene paragonata all’ISIS per aspetti religiosi e geografici, ignorando la diversità dei due fenomeni ed impedendo quindi un corretto indirizzamento del problema.
Dopo il terribile attacco del 7 ottobre, il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha paragonato Hamas all’ISIS; lo stesso hanno fatto il Segretario della Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin e il Presidente francese Macron, con quest’ultimo che ha invitato gli alleati a creare una coalizione internazionale contro il gruppo terroristico palestinese sulla falsa riga di quanto fatto con l’ISIS in passato. Queste posizioni hanno permesso una rapida diffusione dell’analogia tra i due gruppi rendendola un punto fermo del dibattito.
La propensione comunitaria dell’Islam, che travalica i confini degli Stati e considera tutti i credenti come un solo popolo, la Ummah, si riscontra alla base della strategia d’azione dell’ISIS che ha portata universale, nomadica e tende all’espansione, proprio come il credo islamico; attraverso un’interpretazione arbitraria di questi princìpi, l’ISIS ha sempre agito seguendo obiettivi transnazionali con metodi integralisti.
Già da questa prima analisi si riscontrano importanti differenze tra l’organizzazione nata in Iraq e Siria più di un decennio fa e il gruppo terroristico palestinese: Hamas ha come obiettivo non la conquista e l’espansione, ma la totale distruzione di Israele e l’affermazione di uno Stato palestinese. È quindi un’organizzazione nazionalista che persegue un’affermazione statuaria universalmente riconosciuta. L’aspetto religioso è ovviamente importante anche per Hamas ma, laddove l’ISIS non riconosce altra legge se non quella divina, i terroristi palestinesi accettano la sovranità dell’uomo e il potere statuale.
Le differenze tra i due gruppi sono state rimarcate a più riprese anche dagli stessi esponenti di alto rango del Califfato islamico, in una sorta di dissociazione generale dai princìpi che guidano le strategie di Hamas.
Gli obiettivi palestinesi sono politici e hanno permesso ad Hamas di affermarsi a Gaza: sebbene il gruppo terroristico non rappresenti il popolo palestinese, Hamas è riuscito a prendere il controllo di tutta la Striscia e ad amministrarla costruendo un sistema di Governo riconoscibile anche al di fuori dagli osservatori occidentali. La controffensiva che Israele sta portando avanti, indiscriminata e distruttiva, potrebbe alla lunga giovare agli obiettivi di Hamas i quali, essendo politici, non hanno bisogno di ulteriori attacchi come quello di inizio ottobre, ma del consenso.
Un ulteriore esempio della differenza tra ISIS e Hamas è data dal proprio rapporto con altri rappresentanti del mondo islamico: mentre l’organizzazione palestinese giova di alcuni alleati statuali come l’Iran, i membri del Califfato islamico considerano la teocrazia sciita di Teheran come uno dei propri principali nemici. Non è un caso che proprio l’Iran sia stato tra i Paesi maggiormente impegnati nel combattere l’ISIS in Medio Oriente, aiutando a limitare le operazioni del gruppo in parte della Siria.
La religione islamica considera la comunità dei credenti musulmani come un’unica entità, ma questo non vuol dire che altri fenomeni sociali non interessino i popoli del Medio Oriente. Nel recente passato il mondo occidentale ha considerato la regione mediorientale come un monolite a cui applicare le stesse politiche e strategie, incassando in taluni casi cocenti sconfitte. Comprendere le peculiarità di Hamas e le sue differenze rispetto a fenomeni già affrontati è l’unica via per sradicare il gruppo terrorista; ciò deve però partire dalla consapevolezza dell’unicità del fenomeno e da un’analisi del contesto che per ora scarseggia.