La presa della città portuale di Sebastopoli da parte dei reparti della Wehrmacht permise alle forze dell’Asse di concentrarsi sui due maggiori obiettivi della seconda grande offensiva contro l’Unione Sovietica: Stalingrado e il Caucaso.
L’antichissima città di Sebastopoli, fondata dai coloni greci col nome di Cherson, è teatro in meno di cento anni, dalla metà del diciannovesimo secolo alla metà del ventesimo, di due sanguinosissimi assedi. La caduta di questa piazzaforte rappresenta il punto di svolta della guerra di Crimea, e meno di un secolo dopo la sua cattura fornisce ai tedeschi una importante vittoria strategica nella loro guerra totale ad est, ma a costi enormi.
La presa della città rientrava nei piani dell’Operazione Barbarossa e doveva rappresentare il culmine della battaglia per la Crimea, così da garantire una seconda base per l’attacco verso il Caucaso e i suoi pozzi petroliferi. Sul finire dell’autunno del 1941, la conquista della penisola si può dire quasi conclusa: rimane solo Sebastopoli da prendere e poi si può procedere verso est. Ma la cattura si rivela più difficile del previsto. Le truppe sovietiche, intuendo l’importanza strategica di mantenere una città portuale nella retroguardia tedesca, sanno di doversi battere fino alla fine.
Il primo contatto con gli invasori avviene alla fine di Ottobre, quando reparti dell’11° armata tedesca guidati da Manstein e della 3° armata rumena iniziano le prime operazioni nei pressi della città. Ma il tempo non è a favore degli assedianti e i rifornimenti arrivano a singhiozzo. Per tutto il mese di novembre Manstein, con il supporto aereo della Luftwaffe, tenta di trovare punti deboli nella difesa senza riuscirci. Capisce che la città non cadrà velocemente e iniziano i preparativi di un più lungo e strutturato assedio.
La prima occasione vera per attaccare arriva a metà del mese di Dicembre, con le truppe tedesche che attaccano in forze. Il cerchio sembra stringersi intorno alla città ma i sovietici difendono bene, riuscendo a contenere la maggior parte degli attacchi diretti, supportati dai rifornimenti e rimpiazzi di truppe che ancora arrivano nel porto. Sarà tuttavia un diversivo a salvare per il momento la città sovietica: l’armata rossa lancia un assalto anfibio nella penisola di Kerch, nel tentativo di deviare le forze e l’attenzione di Manstein. E il piano riesce a meraviglia.
Con l’arrivo dell’inverno e il passaggio ad un assetto difensivo delle truppe dell’Asse su tutto il fronte, il settore di Sebastopoli rimane l’unico operativo in termini offensivi: i raid aerei continuano a mantenere una pressione costante sulla città, ma di fatto dopo l’offensiva di Dicembre, l’inverno e i primi mesi primaverili rappresenteranno uno stallo.
L’iniziativa tedesca riprende nel maggio del 1942 in tutto il settore meridionale: l’alto comando tedesco ha dato assoluta priorità all’attacco verso il Caucaso, e Sebastopoli rappresenta una spina nel fianco che i tedeschi devono eliminare il prima possibile. Manstein ordina massicci attacchi aerei prima di inviare truppe appiedate verso l’anello difensivo della città, con la Luftwaffe che sgancia in poche settimane quantità mostruose di bombe incendiarie senza spezzare la difesa.
Il 7 giugno 1942 finalmente ha inizio l’attacco terrestre dell’11° armata tedesca, sotto la protezione dell’artiglieria e degli aerei. La fanteria però avanza di poco, sembra timida negli attacchi, come se avesse paura di quel nemico che pochi mesi prima veniva considerato troppo debole per resistere. Le divisioni iniziano a dissanguarsi senza concretizzare progressi significanti: le fortezze difensive sovietiche sono ancora in piedi e gli alti comandi iniziano a frustrarsi per l’incapacità delle truppe di stanare i difensori. Il 12 Giugno i sovietici sono ancora in possesso di tutti i forti, e i tedeschi capiscono che vanno presi uno per uno se vogliono soggiogare la città.
Iniziano così massicce operazioni, in termini di risorse e di uomini, per spezzare l’ultimo anello sovietico. Il giorno seguente cade la fortezza Stalin, cosa che permette ai tedeschi di penetrare dal nord della città, e tra il 18 e il 23 giugno l’intero settore difensivo del nord è al collasso. Nelle altre aree della città si procede a eliminare una per una le tenaci difese degli assediati. Nella settimana che va dal 20 al 27 giugno, la Luftwaffe è costretta a sganciare quasi 4000 tonnellate di bombe per spezzare il morale e distruggere i bunker sovietici. Le forze tedesche penetrate da nord iniziano ad assicurarsi sempre più settori vitali e la resistenza si fa meno accanita, in parte anche per l’esaurirsi di munizioni e uomini. Il 30 giugno viene lanciata un’ultima e poderosa offensiva di tre giorni direttamente sul centro cittadino e sul porto. Il 3 luglio la città cade, nonostante piccole sacche di resistenza siano ancora attive.
L’obiettivo dell’11° armata e dei reparti ausiliari rumeni è raggiunto, ma a costi esorbitanti. Sono servite 20.500 tonnellate di bombe dal cielo, mentre le tonnellate di proiettili sparati dall’artiglieria sono stati più del doppio. La tenace resistenza sovietica ha fatto perdere tempo importante a Manstein che non potrà dare mano alle divisioni impegnate nella seconda offensiva estiva e quindi a Paulus impegnato a Stalingrado e a quelle lanciate verso i pozzi petroliferi del Caucaso. Il suo intervento atto a salvare la 6° armata sarà tardivo e inconcludente.
Sebastopoli verrà liberata dall’Armata Rossa il 9 maggio 1944, dopo due anni di occupazione, e verrà onorata dal regime sovietico con il titolo di Città Eroina.