Loki – Stagione 2: la recensione

Dio degli inganni, Principe di Asgard, antieroe pronto a sconfiggere il sistema; e se Loki fosse l’eroe che tutti aspettavamo?

 

 

Tom Hiddleston (Thor, Avengers Endgame, Crimson Peak) torna a vestire i panni di Loki nella seconda stagione della serie televisiva dedicata a questa variante del dio degli inganni. Insieme a lui tornano anche Owen Wilson (Zoolander, Midnight In Paris, La Casa Dei Fantasmi), che riprende il ruolo di Mobius, e Sophia Di Martino, in quello di Sylvie.

Loki ormai fa squadra fissa con Mobius, il suo partner della Time Variance Authority, e questo li ha condotti in un vortice di eventi che minacciano la continuità stessa del tempo. La speranza è però sempre l’ultima a morire e quando sembra che tutto sia perduto, ecco che il nostro dio nordico s’imbarca in un viaggio alla ricerca di Sylvie e di una variante di Colui che rimane, tentando di rimediare alle azioni passate per poter salvare l’Universo.

Giocare con il tempo è sempre pericoloso eppure gli sceneggiatori di Loki hanno accettato questa sfida con un certo entusiasmo e sono riusciti a condurre in porto questa serie in maniera a dir poco sorprendente! La storia sembra avanzare a tentativi dandoci la reale sensazione di caos e panico e saltellando spesso in modo poco lineare fino a ripiegarsi molteplici volte su se stessa.

 

 

La stagione si accende bene, ma poi rallenta durante gli episodi centrali, quasi come se sotto il cofano ci fosse un diesel che deve essere scaldato a dovere per poter rilasciare tutta la sua potenza. Quando però si capisce che la narrazione è pensata tutta per giungere ad un unico semplice obiettivo, le cose cominciano a diventare piuttosto interessanti. Non vi aspettate quindi una storia scoppiettante e ricca d’azione, perché ci sono al massimo un paio di inseguimenti e qualche divertente combattimento; perlopiù la trama si snoda seguendo l’evoluzione interiore del protagonista che culminerà con uno dei migliori finali che la Marvel abbia proposto fino ad ora.

Tom Hiddleston è molto bravo a condurre lo spettatore avanti e indietro in questo marasma di possibilità che improvvisamente sembrano chiudersi davanti al nostro protagonista; ed è altrettanto bravo a trasmettere le varie sensazioni di fretta, panico, disperazione, angoscia e frustrazione che il suo dio nordico prova via via durante la serie. Il Loki di Avengers non esiste più e non si è neanche evoluto nel personaggio che abbiamo visto in Thor: Ragnarok: la maturazione di questa variante ha preso totalmente una piega inaspettata giungendo ad un eroe in grado di accettare il suo destino.

Owen Wilson si conferma sempre di più un ottimo attore: anche in questa serie televisiva riesce a ritagliarsi il suo spazio e soprattutto riesce a rendere più “naturali” i momenti di riflessione e di confronto con Loki. Il suo Mobius è imprescindibile per questa storia e mi auguro di rivederlo in giro nelle prossime saghe cinematografiche Marvel perché di attori che sanno esaltare i propri personaggi e quelli dei colleghi ce n’è sempre un grande bisogno.

La presenza di Jonathan Majors (Ant-Man And The Wasp: Quantumania, The Harder They Fall, Sulle Ali Dell’Onore, Lovecraft Country – La Terra Dei Demoni), accusato di violenze lo scorso marzo, era inevitabile: le riprese della serie si sono concluse ben prima dei problemi legali in corso. L’attore americano, che veste i panni di Victor Timely e quelli di Colui che rimane, dà effettivamente una buona prova interpretando due personaggi molto diversi tra loro e dando la netta sensazione di poter fare decisamente molto di più. La Marvel non ci aveva visto male nello scegliere Majors come il Villan della prossima grande saga degli Avengers; purtroppo non poteva prevedere quello che invece è successo. Il processo per violenza sta comunque andando avanti e il prossimo 29 novembre ci saranno nuovi aggiornamenti sul caso.

 

 

Menzione speciale per Ke Huy Qua (lo ricordiamo da giovanissimo in Indiana Jones E Il Tempio Maledetto e in I Goonies) che interpreta Ouroboros, un ingegnere della Time Variance Authority addetto alla supervisione del famoso Telaio Temporale. La sua interpretazione è azzeccatissima tanto da divenire velocemente un punto di riferimento per la stagione.

Di solito un buon prodotto ha bisogno di un ottimo antagonista con cui fare i conti o con cui confrontarsi; in Loki non abbiamo nessun Villan da sconfiggere, ma abbiamo dei personaggi che interferiscono con l’andamento degli eventi principalmente per scopi personali. La mancanza di questa figura però non è un male: vista l’evoluzione della serie e quella del protagonista tutto si conclude in modo più che perfetto.

Gli effetti speciali sono brillanti, soprattutto verso il finale di stagione, e le musiche accompagnano tutta la serie regalando emozioni aggiuntive e alzando ancora di più il livello qualitativo della serie. Insomma, questa seconda stagione di Loki fa ben sperare per il futuro della Marvel, o perlomeno per quello delle serie televisive, perché se confrontiamo questo prodotto con il risultato mediocre che ha realizzato The Marvels non credo ci sia partita.

 

Loki – Stagione 2, 2023
Voto: 8
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