3 – La spesa

Nei giorni delle grandi evacuazioni, era rimasto tappato in casa, semplicemente perche’ lui di queste cose non si curava. A lui interessavano ormai poche cose, quelle che aveva deciso di far rimanere nella sua vita. Continuava ad innaffiare i fiori, a leggere fumetti e romanzi di fantascienza e a farsi qualcosa da mangiare come se nulla succedesse intorno a lui. Non lo toccavano i continui spari che risuonavano nell’aria, o il silenzio tombale della notte interrotto solo da urla o dal rumore dei blindati che percorrevano le strade.

 

logotananero2019sm

 

 

La sua mente gli aveva tirato un brutto scherzo qualche anno prima, una storia d’amore finita malissimo, l’incapacita’ di accettare la situazione, un lavoro che non lo aiutava di certo. Simone si era chiuso in se stesso e aveva deciso di vivere in un mondo tutto suo. E nel corso dei mesi cio’ che si era costruito era diventata la realta’.
Ora pero’ la sua realta’ si scontrava con una situazione che non poteva permettergli piu’ di mantenere la sua vita, di percorrere i binari che aveva scelto. Ora una parte di lui doveva rientrare nei ranghi e farlo tornare sul pianeta Terra. Ma per ora, non ci stava riuscendo.

Simone scese le scale del palazzo, con il carrellino portaspesa portato in braccio, e con i soldi nel portafoglio logoro. Usci’ nel cortile dello stabile, poi aperto il cancello pedonale si diresse verso il negozio del signor Franco. A lui Franco piaceva: era un vecchio signore, di quelli vecchio stile, che gestiva il negozio di alimentari in modo che fosse parte della comunita’ del quartiere. Di quei negozietti che non si trovano piu’. Simone svolto’ a destra, lungo il muro esterno del suo palazzo, percorse una cinquantina di metri, poi attraverso’ la strada e svolto’ a sinistra; percorsi altri venti metri giunse davanti al negozio, che era ancora chiuso. Era strano: che lui ricordava, il signor Franco e sua moglie chiudevano solo nel periodo estivo per un paio di settimane. Ora era Ottobre, e non doveva essere chiuso. Da settimane, poi. Anzi, forse non aveva proprio riaperto da dopo l’estate. Simone non lo ricordava bene; ma continuava a passare in attesa che Franco riaprisse. Aveva quasi la sensazione che Franco e la moglie gli mancassero, ma aveva deciso anni fa di non sentire piu’ questo tipo di sensazioni, quindi riprese a camminare in direzione del supermercato. Era sempre aperto il supermercato.

Arrivo’ nel parcheggio, secondo il solito tragitto durante il quale non incontrava mai anima viva. Poteva anche camminare in mezzo alla strada, zigzagando fra le macchine abbandonate di traverso, fra le carcasse di quelle che erano bruciate e oggetti, vetri rotti e resti non ben identificati sparsi qua e la’: sapeva che nessuno lo avrebbe investito. Ultimamente di auto in movimento non ne aveva piu’ viste, e nemmeno le persone: a lui piaceva, perche’ la gente lo metteva a disagio. Gli piaceva la citta’ quando era ferma e silenziosa.
L’entrata al supermercato era chiusa e protetta da una saracinesca, ma due vetrine piu’ in la’ qualcuno aveva usato un’automobile per creare un varco. Lui lo usava sempre per entrare, anche se il carrellino ci passava a fatica, e solo sollevandolo. All’interno c’era poca luce: mancava l’elettricita’, ma da qualche settimana l’odore profondo di materiali in putrefazione si era dissolto. Ora aveva meno timore ad entrare, anche se quell’ambiente gli dava i brividi, con le ombre che lo avvolgevano e lo portavano in un mondo che a lui sembrava ostile.
Aveva imparato ad evitare i prodotti che deperivano con facilita’, e ormai la sua spesa si limitava a scatolame e cibi secchi. Riempi’ il carrellino attento a non farlo troppo pesante, poi si avvio’ all’uscita, proprio mentre senti’ in lontananza, verso il retro del supermercato, strani rumori in sottofondo. Simone accelero’ il passo e giunse all’uscita. Sollevo’ il carrellino sopra il cofano della station wagon che occupava ancora parte del’apertura che aveva creato, poi usci’ all’aperto. Nel parcheggio si erano radunati alcuni coleotteri, che a lui sembravano oziare e guardare distrattamente le macchine. Sapeva che non doveva stare troppo tempo la’, quindi distolse lo sguardo e prese a camminare trascinando il carrellino, raso al muro, in direzione di casa. Era certo che se non li avesse fissati, non lo avrebbero disturbato.
Giro l’angolo, ma mentre lo faceva il carrellino si ribalto’ di lato. Girandosi vide un coleottero aggrappato alla tela, che ora tentava di uscire da sotto il peso della spesa. Simone prese a correre, con il carrellino ancora saldo nella sua mano. Corse, Simone, corse a perdifiato. E quando si fermo’, si giro’, e vide che sul carrellino, ancora ribaltato e mezzo vuoto, non vi era piu’ traccia del coleottero. E pianse, Simone. Si piego’, inginocchiandosi, tenendosi il viso con le mani, e pianse. Pianse a lungo.

Perche’ non era giusto. Non era giusto.

Per condividere questo articolo: