Forza Federico!!

Una storia di ordinaria quotidianità fra supermercati, schifezze e carrellini.

 

201191119 forzafederico

 

Roma, dopo il lavoro, poco prima di cena.

Entro al supermercato per prendere qualcosa al volo; intorno a me si aggira una signora sulla cinquantina (o meno, ma portati male) con un quintale di trucco in faccia, un piumino Monclair e la tuta che con fare distratto osserva gli scaffali in cerca di merendine. Ci stiamo per incrociare, e mi sposto di lato – lei fa lo stesso, sullo stesso lato, visto che l’attenzione e’ focalizzata sugli scaffali. Tant’e’, ci ha provato, le sorrido e mi sposto. Lei ricambia, e mi fermo un paio di metri piu’ avanti.

Il tempo di cominciare a pensare alle porcherie con cui cibarmi che lei torna nel mondo reale e chiama “Federicoooo…”. Federico e’ il figlioletto, roba da elementari, che si trova nella corsia accanto. Federico sembra essere un tipo a posto, coi capelli a caschetto, il tono pacato e gentile. Lei pero’ gli fa una mezza ramanzina: “mi devi rispondere, non devi allontanarti troppo, se ti chiamo devi venire subito”. Magari un po’ pedante, visto che il supermercato e’ 10 metri per 10, ma ci sta, fa anche piacere vedere genitori che ci tengono ancora, no?

Mi allontano, continuando a scansionare il contenuto degli scaffali del reparto schifezze. Faccio scorta di provviste, tutte regolarmente tenute in braccio – sia mai che prenda uno di quei piccoli carrelletti col manico – e mi avvio alla cassa, dove trovo un carrello abbandonato con 1000 bottiglie d’acqua dentro, e lasciato in mezzo al corridoio, e la signora con Federico. Il nastro si libera, e lei comincia a mettere su la spesa; Federico e’ un po’ irrequieto, e la mamma lo invita ad aiutarla. Giusto: insegnamo ai ragazzi a fare la loro parte. Magari pero’ non gli incasinare le idee: ” eh no, passami prima quello, no no, non prendere troppe cose insieme, cosi’ non mi aiuti, non fare cosi’, non fare cosa’”. Non scassarmi troppo i coglioni, potrebbe pensare Federico; ma lui e’ un bimbetto carino, e si vede che adora la mamma. La mamma, che da un po’ simpatica che poteva essere mi e’ passata a un po’ cacacazzi.

Finito il carico della spesa, lei si sposta di fronte alla cassiera, iniziando a conversarci, e prende il portafogli con la tessera del supermercato. Federico giocherella li’ intorno, e io noto che hanno lasciato il carrellino col manico proprio davanti a dove si mette la spesa sul nastro. No, dai, non puo’ essere, la mamma sta dando una educazione a Federico, non mi puo’ cadere su questo… E infatti Federico, da bravo bimbetto, si accorge che qualcosa non quadra e si mette di buzzo buono a sollevare il carrellino e impilarlo con gli altri. E qui, il colpo di scena.

“Ma che fai? Lascialo stare! Mica ci devi pensare tu a metterlo a posto!” Io strabuzzo gli occhi. Federico continua nella sua opera etica di fare la propria parte, e le risponde “ma era in mezzo”, e fiero di se stesso completa l’opera e tira fuori un bel sorrisone per aver messo a posto un oggetto cosi’ pesante. “Non e’ il tuo lavoro, e non lo devi fare tu” lo bacchetta la mamma, guardandomi in cerca di approvazione. Al mio immediato istinto di risponderle “ma che cazzo stai dicendo, brutta troia” sostituisco un piu’ mite sorriso forzato e uno scrollare il capo, a dirle che non approvo. La cassiera, da brava cassiera che conosce il mestiere, tace sul merito, ed inizia a passare la merce sul lettore.

Mi distraggo, sento che intavolano una mezza conversazione, ma sono concentrato sul peso dei 15kg di schifezzuole varie che gravano interamente sul bicipite del braccio destro (che poi sono mancino, perche’ mai i pesi li porto sempre a destra?). Inizio a posare le mie cose mentre vengo catturato dalla voce della mamma che esclama “fino alle nove e mezza?” “Si, chiudiamo alle nove ma poi c’e’ mezzora di chiusura”, risponde la cassiera. E grazie al cazzo, aggiungerei io con la mia infinita diplomazia, ma secondo te se il supermercato rimane aperto, cara mamma, qualcuno dentro a lavorarci dovra’ pur esserci, no? Ma non ero preparato alla frase seguente.

“E chi e’ che vi fa lavorare fino a tardi, sicuramente Salvini, ha ha ha ha ha”. La mamma, tronfia della sua pungentissima e simpaticissima battuta, si guarda intorno in cerca nuovamente di approvazione. La cassiera le risponde “veramente Salvini ha permesso di andare in pensione alla mia collega quasi settantenne”. Ed io non posso che guardare la mamma, annuire e farle intendere “hai detto un’altra cazzata”.

Cara mamma, non ti chiedo di abbandonare le tue bandiere ideologiche, o di capire che ognuno di noi deve fare il suo piccolo, e che questo paese e’ diventato una merda anche perche’ nessuno muove un dito per risolvere i problemi pensando che e’ sempre responsabilita’ di qualcun altro. Non te lo chiedo, questo. Pero’, per favore, per favore, per favore.

 

Non mi rovinare Federico.

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