6 – Paura

“Falsini, datti una mossa, cazzo.” Marelli teneva un passo nel folto della vegetazione che faceva invidia. Falsini, al buio, si sentiva agile come un blocco di cemento, e per un paio di volte non rischio’ di scivolare sul fango per stare dietro al Maresciallo. Almeno non pioveva.
Arrivati sul limitare del canneto, si fermarono a far abituare gli occhi. In lontananza, fra due convogli talmente vecchi e incrostati di ruggine che probabilmente erano parcheggiati la’ da prima che Falsini si arruolasse, videro’ dei piccoli bagliori rossi. Tombola.

 

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Era molto, molto inquieto. Si sentiva qualcosa dentro che cercava di uscire. Doveva assolutamente parlargli.

 

“Carabinieri.” I ragazzi sobbalzarono. Quelli seduti a terra trasalirono, uno che stava in piedi comincio’ istintivamente a guardarsi in giro per cercare una via di fuga, ma Falsini apparve dalla parte opposta. “Non ce ne frega niente di quello che state facendo. Pero’ dobbiamo parlare.”

 

Arrivo’ alla porta della canonica, e busso’ ripetutamente, con forza. Alla fine qualcuno apri’. Dal buio apparve un volto rotondo, grassottello; gli occhi assonnati erano quasi chiusi dietro le spesse lenti, ma scrutavano dall’uscio con vigore. Il prete lo guardava silenzioso, in attesa. I due si fissarono a lungo negli occhi, poi il prete si ritrasse, e lui entro’, richiudendo la porta alle spalle.
Nel corridoio, erano due figure curiose: lui alto, ma intirizzito nella sua giacchetta fradicia per l’umido e la pioggia che stava cadendo violenta, il prete che camminava veloce, sicuro. Un padrone ed il suo servo, quasi. Entrarono in una stanzetta, il prete accese la luce, chiuse la porta e finalmente proferi’ parola: “Ebbene?”
“Mi piace. Tanto.”
“Te lo avevo detto di stare attento. Non devi lasciarti prendere la mano. Non lo fai per il tuo gusto personale. Non deve essere questo, o sarai come loro.”
“Ho paura.”
“No, tu non ne hai. Sei solo confuso, ed e’ normale. Troppo sta cambiando di te, non puoi pensare che la cosa sia come bere un bicchiere d’acqua. Te lo avevo detto.” Poi lo osservo’ in viso, e vide quegli occhi scavati, neri. “Quant’ e’ che non mangi?”
“Nnnon so, non mi ricordo.”
Il prete rimase immobile per un paio di secondi, poi’ usci’. Torno’ un paio di minuti dopo con qualcosa in mano. “Mangia questo. Tutto. Poi va via, non puoi dormire qui.”
Prese il piatto e si servi’ con le mani. Sulle falangi scheletriche le formazioni ossee artigliate stavano facendo la loro comparsa.

 

Falsini usci’ dalla caserma che erano quasi le sei. Era troppo stanco per pensare al fatto che avevano probabilmente fatto un buco nell’acqua; ora voleva solo andare a casa a dormire. Marelli invece era rimasto, aveva detto che voleva consultare qualcosa fintanto che la memoria era fresca. Si sentiva in colpa nell’andare via, ma Marelli aveva insisito. “Mi servi fresco domani, che ci andiamo a divertire”, aveva detto. Ma secondo lui, Marelli aveva solo cercato di tenergli alto il morale. Secondo lui, in mano non avevano nessuna pista.

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