UBOAT (early access): la recensione

Un nuovo simulatore di sommergibili dove per la prima volta vestiremo i panni di un capitano alle prese con flotte di temibili bug!

 

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Da appassionato quale sono di storia e, più recentemente anche di guerra navale, non potevo mancare di provare UBOAT: un simulatore di sommergibili molto promettente uscito da poco su Steam in accesso anticipato. Sin dal suo annuncio ha attirato molte attenzioni, in particolare perché giochi di questo genere rappresentano una piccolissima nicchia nel mondo videoludico. Da anni non si vede un nuovo prodotto di qualità, tanto che gli appassionati sono ancora legati all’insuperato Silent Hunter III dell’ormai lontano 2005. La difficile sfida degli sviluppatori di UBOAT sarebbe quindi di riuscire a convincere nuovi e vecchi giocatori ed imporre il loro gioco come nuova pietra miliare del genere… ma ne saranno in grado?

 

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Faremo da subito la conoscenza del nostro sommergibile, l’U-boot 96, famoso anche per il bellissimo film Das Boot. Girando all’interno non si potrà che ammirare la ricostruzione perfetta, resa inoltre estremamente viva e dinamica dai nostri uomini apparentemente sempre indaffarati e sempre con qualcosa da gridare in un incomprensibile tedesco.
Attraverso uno spaccato laterale avremo una buona visuale di tutti i compartimenti potendo così controllare rapidamente la situazione come in un gestionale. Tutte le apparecchiature originali, dalle pompe per l’acqua alla sala radio, sono presenti ed utilizzabili e saranno inoltre migliorabili effettuando delle ricerche.
Una serie di stive e magazzini ci permetteranno di conservare cibo, munizioni e quant’altro ci possa servire in maniera molto intuitiva e semplice.

 

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Durante la navigazione non comanderemo direttamente il sommergibile. Potremo tracciare la rotta, ma per il resto dovremo affidarci ai nostri uomini ordinando loro il da farsi. Tutti sono specializzati in particolari mansioni e bisogna assicurarsi che siano sempre pronti al momento opportuno. Purtroppo i marinai si stancheranno sempre molto in fretta e dovremo organizzare dei turni di riposo per loro, il che sarà abbastanza complicato avendo già tante cose da tenere a mente. Ci troveremo quindi con uomini sempre stanchi, pronti perfino a lasciare cannoni e motori durante il combattimento pur di gettarsi in branda. Come se non bastasse non avranno mai fretta, non li vedrete mai correre anche se stessimo affondando e non si preoccuperanno mai di tornare al lavoro dopo un lungo riposino. Sembra di avere dei bambini a cui fare da balia. L’AI dei marinai andrebbe rivista del tutto, per fortuna li possiamo imbottire di caffè…

 

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Ogni volta che faremo ritorno in porto per fare il pieno di provviste ci verranno proposti degli incarichi dall’Ammiragliato. Le missioni tra cui scegliere saranno sempre in luoghi differenti ma generalmente si tratta sempre di pattugliare qualche area dell’Atlantico. Qualche volta capitano degli imprevisti, ma le missioni restano abbastanza monotone come, dopotutto, è anche giusto che sia.
Ogni incarico che ci verrà affidato ha un suo livello di difficoltà, in realtà solo teorico e non corrisponderà alla situazione effettiva che affronteremo e in ogni caso restando molto cauti sarà dura trovarci alle strette anche se ci trovassimo vicino ai porti nemici. Questo perché saremo quasi sempre i primi ad individuare il nemico e inoltre le pattuglie inglesi non sono mai troppo numerose. Solo la nostra sete di successo ci potrà mettere in difficoltà: se per esempio tardassimo troppo volendo affondare tutte le navi di un grosso convoglio è possibile essere sorpresi dai soccorsi giunti in massa dopo l’invio dell’SOS.
In ogni caso le fasi di combattimento sapranno tenerci sempre sulle spine. Lunghe navigazioni saranno ripagate da brevi e adrenalinici scontri dove una miriade di fattori potrebbero compromettere il nostro successo. Per esempio, se ci immergessimo senza batterie o privi di aria compressa resteremmo bloccati sul fondo. Oppure – e questa mi ha sorpreso proprio – se fossimo costretti all’immersione troppo a lungo c’è il rischio che gli uomini impazziscano letteralmente dallo stress, al punto che potrebbero addirittura tentare di scappare aprendo un portello ed affogando tutti.

 

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In generale si notano le grandi potenzialità del gioco, ma per ora è molto grezzo, pieno di bug, certe meccaniche sembrano solo abbozzate e in generale si percepisce un senso di vuoto.
C’è anche il serio rischio che faccia la fine di tanti accessi anticipati. Difficilmente lo consiglierei in questo stato, eppure, nonostante quanto abbia visto durante la mia esperienza non sempre mi abbia convinto, devo ammettere che ne sono rimasto colpito al punto che ho deciso di comprarlo. Chi come me ha visto film come Das Boot sentirà di rivivere le stesse situazioni restandone inevitabilmente affascinati. Solo l’assenza di qualche secchiata d’acqua salata dal monitor ci riporterà alla realtà. Non ci posso fare nulla, ma le emozioni hanno vinto sui bug e mi voglio fidare (incrociando le dita!).

UBOAT, 2019 (in accesso anticipato)
Voto: 6.5
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