Invito a teatro con delitto


Prendi una donna, trattala male. No, non stiamo canticchiando il testo del successo musicale di Marco Ferradini, né si tratta dell’incipit dell’ennesimo drammatico caso di femminicidio: qui per fortuna stiamo parlando della versione teatrale dell’amato e intramontabile gioco da tavola Cluedo.

 

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Messo in scena in questi giorni al Teatro Aurelio di Roma dalla compagnia Murder Party (ultimo appuntamento il 24 marzo con Il mistero dell’imprenditore scomparso), lo spettacolo si avvale della formula del giallo interattivo, mutuata, con alcune modifiche, dalla detective story teatrale anglosassone da cui trae origine; come avrete intuito, nello spettacolo andato in scena lo scorso sabato 17 febbraio, a fare una brutta fine è una donna, attrice di teatro.

Non staremo qui a svelare la trama della pièce Il mistero va in scena o dovremmo fare i conti col fantasma adirato di Agathe Christie in cerca di vendetta, ma per i curiosi ne raccontiamo la dinamica. Popolo di appassionati del giallo, degli snervanti interrogatori dell’ispettore Colombo, degli occhialoni vintage dell’ispettore Derrick, del baffo indagatore di Poirot, dell’odore di tabacco da pipa di Sherlock, prestate orecchio!
Non troverete dadi da lanciare, carte da pescare, Master e trame intricate da studiare preventivamente prima di fare la vostra mossa nel gioco di ruolo; non possiamo parlare infatti propriamente di gioco di ruolo. Qui è tutto più immediato, rapido, gli attori sono solo attori ed il pubblico, a differenza del capostipite anglosassone, è lì solo per risolvere il caso e non interpreta altri ruoli.
Pochi gli attori in scena, nello specifico quattro, due dei quali interpretavano un doppio ruolo: un’aspirante attricetta, un regista casanova e pieno di sè, un aiuto regista avido, un produttore marito della vittima, un giornalista sui generis a caccia di scoop e chiaramente l’ispettore. Nel giro di poco, si giunge al ritrovamento del cadavere. Pochi anche gli indizi iniziali in un crescendo nella seconda parte del giallo.

La parte interattiva prende vita quando, in due successivi momenti, l’ispettore interrompe l’andamento della narrazione e chiede “l’aiuto da casa”, invitando il pubblico di co-ispettori a porre domande che approfondiscano l’interrogatorio. Gli attori a questo punto siedono di fronte al pubblico e rispondono, con verve e improvvisazione, alle domande degli improvvisati ispettori; domande a volte mirate e argute, altre così fuori luogo e foriere di momenti di inaspettato divertimento da meritarsi il “premio delirio”, assegnato alla fine alla teoria investigativa più ridicola e improbabile. Il pubblico non deve mai essere troppo numeroso e per questo sono ideali i teatri di quartiere, nei quali si fa presto a creare un’atmosfera più coesa e informale, senza imbarazzi davanti al microfono che ti porge l’ispettore. Ad aiutare i neofiti detective c’è solo la brochure distribuita all’ingresso con le foto, i nomi e il ruolo dei personaggi in scena e tre articoli di testate giornalistiche, inventati ad hoc per disseminare altri indizi e dare un profilo più approfondito dei personaggi. Sull’ultima pagina ecco le tre domande classiche su chi sia il colpevole, come ha ucciso la vittima e quale sia il suo movente.

Bene, ed ora fate il vostro gioco signori, il più arguto vince un premio; stavolta è stato il gioco vincitore del Lucca Comics and Games 2017. Elementare Watson, no?

Per spulciare le altre simpatiche proposte del giallo interattivo o delle cene con delitto, non vi resta che indagare sul sito di Murder Party.

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