Due armate tedesche intrappolate in Curlandia resistono agli incessanti attacchi sovietici fino alla fine della guerra.
A seguito della massiccia offensiva sovietica denominata Operazione Bagration, lanciata nel Giugno del 1944 nel terzo anniversario dell’inizio della guerra germano-sovietica, il Gruppo Armate Centro tedesco viene letteralmente spazzato via dalla potenza bellica nemica. La Bielorussia viene riconquistata, e parte della Polonia orientale cade sotto il controllo sovietico. Con le offensive estive del Kaunas e Siauliai, guidate rispettivamente dal 3° e 1° Fronte Bielorusso, il Gruppo Armate Nord viene completamente isolato dal resto delle forze tedesche. Nel tentativo di ristabilire le comunicazioni con le divisioni isolate, viene lanciata l’Operazione Doppelkopf, uno degli ultimi efficaci contrattacchi tedeschi della guerra sul fronte orientale.
Per un breve periodo quindi si apre un corridoio tra la costa e l’interno, largo pochi chilometri ma sufficiente a garantire la comunicazione e il passaggio di forze tra il Gruppo Centro e il Gruppo Nord. La creazione della sacca vera e propria si ha però con l’offensiva sovietica su Memel. I sovietici isolano definitivamente le armate sul baltico dal resto dell’esercito. Gli alti comandi della Wehrmacht propongono inizialmente un’imponente evacuazione in stretta collaborazione con la Luftwaffe e la Kriegmarine ma Hitler rifiuta categoricamente. Non è solamente la follia dell’uomo però a pesare su questa decisione: nonostante le rassicurazioni verbali su una probabile riuscita dell’operazione dei suoi ammiragli e generali, il Terzo Reich non è assolutamente in grado di evacuare centinaia di migliaia di uomini ed equipaggiamento. I sovietici, controllando incontrastati i cieli sulla zona, non tarderebbero a trasformare il tutto in un’enorme catastrofe prima umana e poi militare.
La Curlandia quindi non viene evacuata, anzi. Iniziano i preparativi per quella che nei mesi a seguire si dimostrerà essere una vera e propria fortezza imprendibile per le forze bolsceviche. Ad essere intrappolate sono prevalentemente forze appartenenti alla 16° e 18° Armata, per un totale di circa 33 divisioni comandate dal Feldmaresciallo Schorner. Più di 200.000 combattenti tedeschi ai quali si aggiungono circa 20.000 lettoni in qualità di combattenti anticomunisti formano quella che sarà conosciuta come Fortezza Curlandia dall’autunno del 1944 alla fine della guerra in Europa, nel Maggio 1945.
Il primo tentativo sovietico di liquidare le ingenti forze presenti nell’area ha inizio alla metà del mese di Ottobre, con l’offensiva sulla città di Riga. Le due armate tedesche ricevono il permesso da Berlino di abbandonare la città e ripiegare su linee difensive ben più preparate. I sovietici entrano trionfanti nella città, moralmente sollevati dalla riuscita dell’impresa. È solo l’inizio: a partire dal 27 Ottobre, e per tutto il mese di Novembre, imponenti forze dell’Armata Rossa attaccano incessantemente i settori verso Skundra e Saldus, su un fronte ristretto ma ben difeso dalle divisioni tedesche. La resistenza è accanita ed i primi successi sovietici vengono ben presto vanificati. La penetrazione si ferma dopo poco meno di 5 chilometri.
Dopo una rinnovata offensiva della durata di dieci giorni sul finire dell’anno, che anche questa volta produce pochissimi risultati per i sovietici, viene avvallata la proposta di evacuare alcune divisioni tedesche per impiegarle nella disperata difesa della Germania. Il Gruppo Armate Nord cambia nome in Gruppo Armate Curlandia alle dipendenze del Generale Rendulic. Hitler e alcuni membri dell’Alto Comando tedesco sperano ancora che le forze possano rompere l’assedio e attaccare alle spalle le armate sovietiche lanciate in direzione Berlino.
Per tutto il mese di Gennaio e Febbraio del 1945 i tedeschi respingono con incredibile successo le numerose offensive, sebbene più piccole e limitate a singoli settori. Là dove l’Armata Rossa riesce ad avanzare per qualche chilometro, le divisioni tedesche, a questo punto già ben provate dai lunghi combattimenti, recuperano il territorio perduto grazie a piccoli ma efficaci contrattacchi che di volta in volta ripristinano la continuità del fronte.
La fine del Gruppo Armate Curlandia è strettamente collegata alla situazione militare in Germania. Con i sovietici dentro la capitale del Terzo Reich e il suicidio di Hitler, la conclusione del conflitto si fa imminente. L’8 maggio 1945, Karl Donitz in qualità di nuovo Capo di Stato dell’ormai decaduto Reich opta per la fine delle ostilità, ordinando alle truppe isolate della Curlandia di capitolare. Entro la metà del mese di Maggio, più di 160.000 tedeschi vengono fatti prigionieri nella regione, mentre alcuni, rifiutando la resa, si uniscono ai combattenti lettoni anticomunisti dandosi alla macchia nelle regioni boscose dei paesi baltici.
Si conclude l’epopea delle ultime forze armate tedesche in grado di resistere con efficacia ai violenti urti sovietici. Nasce subito dopo la guerra un dibattito accademico-militare sulla questione dell’incapacità sovietica di debellare rapidamente queste forze isolate: la parte sovietica giustifica con il dichiarare il settore Curlandia un fronte secondario e non meritevole di offensive ben strutturate. In effetti, divisioni sovietiche vengono via via spostate dal settore e le ultime offensive possono considerarsi solamente manovre atte a evitare un’eventuale completa evacuazione dell’intera area. Le perdite sono comunque altissime, da una parte all’altra. I morti e feriti tedeschi sono circa 120-150.000, mentre i sovietici perdono quasi il doppio delle truppe.
Negli anni a seguire, reparti della polizia segreta sovietica continuano a dare la caccia ai combattenti lettoni e tedeschi nascosti nella zona, incendiando vaste zone boscose e giustiziando sul posto i partigiani anticomunisti.