Vae Victis! – 6

Come abbiamo visto nel precedente capitolo, Cartagine sotto pressione meriterebbe la nostra attenzione per eliminare definitivamente i nostri rivali; ma Druso Emilio Papo medita la secessione dell’Achaia.

 

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Mentre i nostri interessi sono focalizzati intorno alla penisola, ad est oltre alla Macedonia, un’altra potenza militare si sta prepotentemente affacciando sul panorama regionale; l’Impero Seleucida, che controlla l’Asia Minore e buona parte dell’Anatolia, siede ormai di diritto al tavolo dei potenti. Occorrera’ tener d’occhio le sue prossime manovre.

 

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Nel Maggio 503 rompiamo gli indugi. Ipotizzando una manovra a tenaglia, ordiniamo a Servio Cornelio Merenda ed alla sua legione Italica di invadere Cartagine sbarcando a pochi chilometri dalla capitale. Ad Ovest la legione Africana, affidata a Publio Valerio Fatto, dovrebbe pressare il nemico su di un secondo fronte, ma ritarda il suo ingresso in territorio ostile a causa di alcune ribellioni da sedare nel territorio del Tingis ed in Mauritania. Ad ogni modo la legione Italica entra nella’ citta’ nemica, che capitola a fine Luglio quasi in contemporanea con il cambio di Console: al potere sale Marco Attilio Regolo, supportato dai populisti che finalmente ottengono il predominio sulla politica interna. Questo cambio al vertice mina pero’ la capacita’ dell’Impero di mantenere la sua stabilita’ politica.

Sebbene le battaglie si susseguano sulla costa africana, il destino di Cartagine sembra segnato. Attaccata da Romani, Numidi e successivamente anche dall’Egitto, le poche forze fedeli tentano di ricatturare i territori perduti, ma vengono ripetutamente battute. Sebbene la campagna in nord Africa sia ben lungi dall’essere conclusa, il Senato riconosce la nostra vittoria e subito ci assegna un altro infausto ed intempestivo compito: prendere il controllo della Macedonia, che avevamo invece iniziato a vedere come un partner sia commerciale che militare.

 

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Ad ogni modo i combattimenti continuano, ed a meta’ del 504 AVC quasi tutti i territori africani sono occupati o sotto assedio dalle opposte fazioni. Per facilitare lo spostamento delle nostre truppe in Spagna chiediamo ai Lusitani il permesso di transitare sulle zone sotto il loro controllo, ed il permesso ci viene concesso. Questo ci consente anche di tenere a bada le numerose bande armate ed i rivoltosi locali che continuano ad imperversare nell’estremo occidente del territorio conosciuto.

 

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I Cartaginesi scendono a patti con i Numidi, cedendo una piccola porzione di territorio; per avere la meglio viene quindi mobilitata la Legione Sicula, con il compito di supportare la Legione Italica nel mettere a tacere le rimanenti truppe cartaginesi ed occupare rapidamente i territori ancora ostili; durante uno di questi scontri catturiamo il generale nemico Philosir Bostarid, cosa’ che potra’ forse tornarci utile in seguito.
Preoccupa il fatto che le nostre armate stanno rapidamente perdendo uomini, battaglia dopo battaglia, e non siamo in grado di rimpiazzarli rapidamente. La Legione Africana e’ ancora forte di quasi 16000 uomini e la Sicula di 10500, ma le legioni Italica, impegnata nella campagna africana fin dall’inizio, e quella Hispanica, che tiene sotto controllo le continue rivolte in Spagna, sono rispettivamente ridotte a 4700 uomini e 8100. Rispetto ai 94000 uomini schierati nel 499, a Febbraio 505 ne contiamo solo 72700, di cui 20000 impiegati sulle Alpi a respingere le orde barbariche e 14000 nei Balcani, e di cui non possiamo fidarci.

Nei mesi successivi Cartagine offre una pace i cui termini non riteniamo sufficienti (ci offrono provincie di scarso interesse economico e strategico), mentre al tempo stesso espandiamo i confini a nord fondando una colonia nella Gallia Cisalpina.
In patria c’e’ un cambio al vertice che non promette nulla di buono: il nuovo console e’ Marco Fabio Buteo, ed i populisti, avendo perso il controllo del Senato pur essendo il partito maggiormente rappresentato, minacciano rappresaglie.
Prospetto tempi difficili per l’Impero Romano.

 

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