Vae Victis! – 7

E’ la meta’ del 505 Ab Urbe Condita, ed il Mediterraneo e’ in fermento. Mentre i Cartaginesi vendono cara la pelle, l’Impero Seleucida dichiara guerra ai Parti per espandere il suo dominio.

 

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Con tre legioni impegnate su fronte cartaginese, la fine per i nostri nemici sembra prossima. L’Italica, l’Africana e la Sicula ben si comportano ed hanno progressivamente la meglio dei locali, assaltando le loro posizioni fortificate e battendo i piccoli eserciti che Cartagine riesce a mettere in piedi di tanto in tanto.

 

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Mentre la guerra lampo ai danni della Parthia termina con la cessione di alcuni territori, la possibilita’ di secessioni in casa nostra si riaffaccia: a Druso Emilio Papo in Achaia si aggiunge inaspettatamente Terzio Giulio Libone, appena messo a capo della neocolonizzata regione della Gallia Cisalpina. Altri conflitti locali si stanno consumando, ma non ci interessano un granche’; siamo piu’ concentrati sulle trattative di pace con Cartagine. Ne abbiamo occupato tutto il territorio e vorremmo l’annessione diretta dell’intera regione, ma ci sono forti resistenze locali; ci vengono offerti numerosi e la rinuncia di pretese su altri gia’ in nostro possesso, ma dopo un’accorata discussione interna rifiutiamo. Abbiamo fatto bene, o dovremo pentirci della nostra avidita’?

 

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La Bithynia annette Tylis, i Seleucidi attaccano Pontus e poco a nord la guerra civile infuria; a est la situazione e’ caotica.

 

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I populisti riprendono il controllo dell’Impero, mettendo Gaio Claudio Canina al comando, cosa che ci aiuta col rischio imminente di rivolte, ma impatta sulla tenuta a lungo termine della politica interna. A scanso di pericoli facciamo rientrare la Legione Italica che sbarca sulle coste vicino Roma; servira’ come unita’ di pronto intervento mentre rimpiazza i caduti (e’ ridotta ad appena 3500 effettivi ed il suo comandante e’ morto in battaglia).

Intanto le trattative di pace con Cartagine continuano, ed alla fine del 507 raggiungiamo un accordo vantaggioso, con l’annessione di sette province fra cui un paio strategicamente importanti; non solo consolidiamo fortemente la nostra posizione in Africa, ma otteniamo gli elefanti per costituire unita’ militari pesanti.
Tolta Cartagine dallo scacchiere internazionale dobbiamo pensare alla politica interna; i rischi di rivolta sono alti in molte province annesse in questi pochi anni.

Iniziamo ad utilizzare le casse imperiali per fondamentali opere edilizie volte a migliorare le infrastrutture e le condizioni di vita del popolo. I costi sono elevati, ma sono investimenti fondamentali che ci permettono di prendere tempo mentre riportiamo l’esercito in condizione di combattere e lavoriamo per ridurre il numero dei facinorosi.

 

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Ai confini nord di Roma i barbari sono molto forti; la Legione Alpina e’ costretta a tornare a sud e la nostra colonia Cisalpina viene distrutta. E’ un brutto colpo per la gloria di Roma, ma almeno ci siamo levati di torno un potenziale nemico; ma presto ci giunge notizia che anche Terzio Giulio Libone, governatore dell’Africa, cospira all’indipendenza insieme al finora inattivo Druso Emilio Papo.

Mentre ricostituiamo la colonia in Gallia Cisalpina, i Seleucidi annettono Pontus e il Regno del Bosforo. La loro espansione inizia a preoccuparmi fortemente, sono un vera minaccia per la nostra egemonia; prevedo che presto o tardi si arrivera’ ad un confronto armato. Al momento non abbiamo dispute territoriali, godiamoci il momento…

Intanto le ribellioni non tardano ad arrivare. A Luglio del 508 le nostre Legioni vengono battute in Liguria ed in Sardegna, due provincie strategiche per l’ingresso a Roma. La Legione Alpina, agli ordini di Lucio Postumio Megello, viene prontamente ricostituita e mandata in battaglia ma viene nuovamente battuta. Via mare arriva il supporto della Legione Italica, che ha nel frattempo liberato la Sardegna; Mettio Fulvio Flacco mette in rotta i barbari e ripristina il controllo, mentre apprendiamo della morte di Postumio Megello. Gli succede Caio Duilio, che esercita il suo comando con maggiore autorita’ e bravura, riuscendo a respingere le varie ondate barbariche che si succedono.

E’ il Giugno 512; Roma e’ una potenza mondiale, ma all’interno le spinte di rivolta ed indipendenza sono forti. Ai confini i barbari premono, e da est l’Impero Seleucida allunga la sua ombra verso di noi. Cosa ci attende nel prossimo futuro?

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