Seoul sta esportando sempre più armamenti in Europa cercando di instaurare rapporti strategici con i Paesi del vecchio continente e non solo.
La Corea del Sud sta dimostrando un crescente spirito di iniziativa in ambito internazionale rivolgendo gli sforzi maggiori nel campo della compravendita delle armi. Lo scorso anno Seoul ha firmato un accordo record con la Polonia per un totale di 13,7 miliardi di dollari portando alla ribalta il mercato coreano degli armamenti in un momento storico estremamente favorevole come questo, caratterizzato soprattutto dal conflitto in Ucraina. Il predominio storico di Stati Uniti e Russia nel commercio delle armi ha monopolizzato per decenni il mercato e condizionato le relazioni internazionali; la strategia coreana sembrerebbe voler ritagliarsi una fetta importante in questo duopolio al fine di perseguire anche qui migliori relazioni con potenze estere.
La Corea del Sud è uno storico alleato degli Stati Uniti i quali, attirati dalla delicata posizione geografica del Paese, hanno fatto di Seoul uno snodo principale delle proprie attività nel continente asiatico. Proprio la strategia USA è presa come punto di riferimento dal Governo coreano; negli anni Washington ha costruito un modello a raggiera puntellando l’Asia e l’Indo-Pacifico di alleati fornendo loro armi e protezione, ricevendo in cambio protezione indiretta dai nemici dell’America nel continente e appoggio alle proprie politiche in sede internazionale.
Negli ultimi anni i diversi Governi del Paese asiatico hanno virato verso una nuova strategia che non faccia affidamento soltanto sullo storico partner americano. Una serie di accordi simili a quello con la Polonia sono stati siglati da Seoul al fine di conquistare sempre maggior indipendenza strategica e militare. All’inizio del secolo la Corea del Sud non figurava neanche tra i primi trenta esportatori di armi al mondo; un’ascesa repentina ha portato il Paese nei top dieci nel 2022 ed entro la fine di quest’anno saranno ancora altre le posizioni scalate. L’attuale congiuntura storica caratterizzata dalla crescente minaccia russa ha portato ad una notevole crescita della domanda di armamenti, una richiesta di cui ha beneficiato la Corea del Sud, capace di soddisfare velocemente le richieste di armamenti di alto livello.
I primi effetti della strategia coreana si stanno avvertendo in Europa: le industrie europee delle armi non riescono a stare al passo con l’evolversi del mercato e così, dopo l’accordo Seoul-Varsavia, altri Paesi dell’Est hanno aperto le loro porte alle armi coreane. Norvegia, Finlandia ed Estonia hanno acquistato armi in funzione anti-russa ma anche diverse aziende tedesche hanno stretto rapporti commerciali con le industrie di armamenti coreane. Se ci spostiamo di continente troviamo poi l’Australia che recentemente ha concluso importanti acquisti.
L’obiettivo principale di Seoul non è quello di ampliare gli introiti delle proprie esportazioni, da sempre fulcro dell’economia del Paese. Come già fatto con l’Arabia Saudita, esportare armamenti serve per instaurare legami di tipo commerciale e politico che negli ultimi anni hanno portato ad una stretta collaborazione con Riyadh. La Corea del Sud persegue un’indipendenza strategica dagli Stati Uniti che si basa sulla stessa strategia a raggiera USA; il legame sempre più stretto con diversi attori NATO, vedi l’interessamento da ultimo di Regno Unito e Francia, sembrerebbe legare il destino delle ambizioni coreane al vecchio continente.
Maggiore indipendenza dagli Stati Uniti non significa antagonismo nei confronti di Washington. Seoul è intenzionata a rimanere un partner strategico degli Stati Uniti ma adottando un nuovo paradigma, comune a diverse medio-potenze, che vede nel multilateralismo condizionato USA un freno alle proprie ambizioni. Dopo il raffreddamento dei rapporti sotto la Presidenza Trump, Joe Biden ha cercato di rivitalizzare i rapporti con la Corea del Sud, ma la tendenza a staccarsi dal cordone ombelicale americano è ormai diffusa in varie parti del globo. Gli Stati Uniti dovranno essere bravi ad intercettare queste nuove istanze e a conviverci mentre Paesi come quello coreano dovranno essere in grado di mantenere un equilibrio nelle proprie attività, accrescendo da un lato le proprie relazioni estere senza dall’altro minacciare l’esistenza di altri Paesi.