Il Senzanome, ma anche il senza logica: Nameless poteva essere un piccolo capolavoro, mentre invece si relega al rango di passabile intermezzo.
Ci sono quei giorni che passi per caso davanti al negozio di giochi e fumetti che ti sta vicino casa, e siccome sei a piedi e non hai fretta ti fermi a curiosare. Curiosare: guardare, vedere, sognare. Poi ti capitano gli occhi su qualcosa (un fumetto, in questo caso), e la tua attenzione viene catturata da qualcosa di particolare.
Nameless e’ un fumetto che nonostante la sua copertina sobria e semplice riesce a stimolare l’immaginario, grazie a quei tre astronauti coperti da strani simboli; se poi si legge la quarta di copertina, dove si parla di paranormale, spazio e mostri, il gioco e’ fatto.
Il fumetto e’ ottimamente disegnato da Chris Burnham e Nathan Fairbairn, e sebbene talvolta il tratto risulti un pelo spigoloso o tirato via (specialmente in alcune scene in cui il faccione del protagonista e’ in primo piano), i dettagli non mancano e le scene contengono tutti quei particoli che ci si aspetterebbe da una produzione di buon livello. Specialmente le tavole che rappresentano scene particolarmente crude o allucinate sono ottimamente realizzate ed inchiostrate; la scelta dei colori e’ ottima anche per rafforzare gli accadimenti ed e’ pressoche’ perfetta quando usati per rappresentare zone d’ombra o visioni distorte. Per certi versi mi ha ricordato certe tavole di Dylan Dog o dei fumetti splatter di fine anni ’80, ma certamente piu’ dettagliati e meglio disegnati.
Come si capisce da quanto sopra, e come gia’ detto nella recensione di Watchmen, cio’ che mi colpisce di primo impatto in un fumetto e’ il tratto ed il colore. Magari si tratta di una ovvieta’, ma sono davvero come le falene con la luce; solo che poi non mi fermo all’apparenza: se la storia non c’e’, sono guai.
In Nameless la storia c’e’, solo che e’ parecchio confusa; fin oltre il credito che l’autore Grant Morrison, che ha alle spalle un lungo passato alla DC Comics, potesse pensare di vantare con il lettore.
Non voglio assolutamente svelare anche solo marginalmente la trama, visto che oggettivamente si vede un sostanzioso lavoro di sceneggiatura che sarebbe un peccato rovinare; vi basti sapere che occorre salvare l’umanita’ da un asteroide, ma che le cose si rivelano molto piu’ complesse di una missione spaziale in stile Armageddon. Il problema e’ che i molti passaggi da una sequenza ad un’altra sono spesso scollegate e senza un chiaro filo che le leghi in qualche modo. Sembrano in effetti delle scene ad effetto messe insieme perche’ d’effetto, ma senza avere eccessiva attinenza con quanto successo in precedenza.
La sensazione che si ha nel leggere il volume che raccoglie i 6 episodi e’ quello di un frequente smarrimento, l’incapacita’ di seguire il dipanarsi della storia e di capire quale continuita’ ci sia da un salto spazio-temporale all’altro. E questo e’ un vero peccato, perche’ inficia fortemente sulla valutazione complessiva dell’opera, che fosse stata meno “imposta” e piu’ spiegata, anche nel suo contesto sicuramente particolare, avrebbe consentito una fruizione ed un gradimento sicuramente piu’ elevato.
Nameless non e’ un brutto fumetto, ma alla fine rischia di essere uno di quelli che si leggono piu’ per i disegni che per la storia; un torto, tutto sommato, pensando al lavoro concettuale fatto dietro le quinte. Eppure, tutto sommato, non riesco a dargli la sufficienza; complice anche un prezzo (30 euro) forse allineato ai lavori di genere ma che non e’ giustificato per quello che alla fine sembra quasi un lavoro sperimentale e di libero sfogo di autore e disegnatori.