Alita l’Angelo della Battaglia: la recensione

Alita è un manga pubblicato tra il 1990 e il 1995, appartiene al genere cyberpunk e descrive gli accadimenti avvenuti tra duecento e trecento anni dopo la grande guerra che ridusse la terra ad un’arida distesa con un unico centro, la città di Salem.

 

 

Salem è una città sospesa nel cielo, sorretta da una colonna portante che si perde nei cieli, una città irraggiungibile, che non ha alcuna via d’accesso dalla terraferma; al di sotto di Salem esiste la città Discarica, nata intorno al punto in cui precipitano i materiali di scarto che la città sospesa fa cadere periodicamente a terra. Per gli abitanti della Discarica, Salem è come se fosse il paradiso: irraggiungibile ma bellissima, dove si narra che la fame, la sofferenza e i problemi che affliggono la gente comune siano stati debellati da tempo. Immaginate la Discarica come se fosse un agglomerato di edifici fatiscenti tutti diversi tra loro, ognuno appoggiato all’altro senza un senso di continuità. I vicoli polverosi sepolti sotto bancarelle di merci improbabili, che danno quel senso di claustrofobia costante, sono la normalità tra le strade. Come spunto di paragone potreste prendere le immagini della città decadente proposta da Blade Runner; levate la pioggia e la costante oscurità che ne trasuda, aggiungete polvere, detriti e abbandono e il gioco è fatto: otterrete un’immagine molto vicina a quella proposta dal manga.

Andando a rovistare tra la spazzatura di Salem, il Dottor Ido trova i resti di un’androide di sembianze femminili, il cui cervello umano è sopravvissuto ai danneggiamenti e alla caduta dalla città sospesa; decide quindi di ripararla ed adottarla. L’androide si risveglia, ma non ha alcun ricordo del suo passato né di come sia giunta nella Discarica. Il dottor Ido, mosso a compassione, decide di tenerla con se e di chiamarla Alita.
Da questo punto cominciano tutta una serie di eventi e avventure che porteranno la piccola e dolce androide di nome Alita a diventare “L’angelo della battaglia”; la nostra eroina verrà coinvolta in un susseguirsi di drammatici scontri, di competizioni estreme, di folli avversari e di minacce provenienti dal passato, dal potere e dai segreti inconfessabili di Salem.

La Discarica sarà il principale scenario in cui i nostri protagonisti si muovono e combattono; ma Alita non sarà solo impegnata nelle lotta per sopravvivere, avrà anche a che fare con l’amore per Hugo, l’affetto profondo che la lega al dottor Ido e i legami di amicizia che coltiva con la gente che le starà vicino.
Subirà anche delle perdite dolorose che la porteranno a dubitare di se stessa e del mondo; per cercare di dimenticare, si cimenterà nel Motorball, una specie di corsa sui pattini incrociata con un combattimento all’ultimo sangue (mi ricorda il film Rollerball).

 

 

La vita di Alita sarà minacciata spesso dalle azioni e dai tirapiedi del dottor Nova, un folle scienziato di Salem che è stato bandito dalla città sospesa per aver fatto esperimenti eticamente intollerabili. La storia legata al dottor Nova, una delle trame più lunghe della saga di Alita, poterà la nostra eroina ad uscire dalla Discarica per recarsi nelle terre desolate, un mondo molto simile a quello descritto nella fortunata saga cinematografica di Mad Max. Terre brulle, vento, polvere, veicoli rombanti e combattimenti estremi in condizioni estreme, sono passaggi di una storia che scorre come la sabbia nella clessidra, facendo scivolare anni tra le pagine del manga. Lungo tutta la dorsale degli eventi che hanno coinvolto Alita, ci sono parentesi meno efficaci, storie un po’ fine a se stesse o recuperate in extremis, ma è una cosa che può starci in una produzione quinquennale.

Il finale mi ha un po’ deluso, sembra sforbiciato per concludere la storia, come se si fosse deciso di porre un limite improvviso a essa; la mia stessa sensazione ha pervaso una parte consistente dei fan della serie, tanto da spingere l’autore a produrre un seguito alternativo al finale proposto la prima volta.

In conclusione, il manga Alita l’Angelo della Battaglia è un buon lavoro e si apprezza anche ora a distanza di anni; alla fine è una storia più che piacevole, studiata bene e presentata meglio.

 

Alita l’Angelo della Battaglia, 1990-1995
Voto: 7
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